La migrazione dei monopattini elettrici

Andare in monopattino quando piove o nevica può essere un problema, ma le società che li noleggiano hanno una soluzione al calo di clienti: spostare i loro mezzi in posti più caldi

(KIRILL KUDRYAVTSEV/AFP/Getty Images)
(KIRILL KUDRYAVTSEV/AFP/Getty Images)

Tra le cose per cui forse ricorderemo il 2018 potrebbero esserci i monopattini elettrici, che come per i servizi di “bike sharing” si prenotano con un’app, si prendono e si lasciano dove si vuole al termine della corsa. In Italia i primi si sono visti questo autunno a Milano, ma in molti altri paesi i servizi di noleggio di monopattini elettrici sono diventati molto popolari nel giro di pochi mesi: negli Stati Uniti, per esempio, si stima che il mercato dei monopattini generi ogni giorno 1 milione di dollari di fatturato. Oltre ai consueti problemi dei molti servizi legati a mezzi di trasporto che negli ultimi anni hanno provato a farsi largo su strade e marciapiedi – da Uber a Mobike –, i monopattini elettrici ne hanno però uno in più: il freddo.

I monopattini sono perfetti per la bella stagione, ma con l’arrivo dell’inverno, della pioggia e della neve, non sono proprio il mezzo migliore da utilizzare per spostarsi in città. Per rimediare a questo problema le due maggiori start-up di monopattini elettrici a noleggio negli Stati Uniti stanno adottando una nuova tattica, presa in prestito dai volatili: quando fa freddo, migrano a Sud. Un portavoce di Lime, una delle due maggiori aziende americane del settore insieme a Bird, ha raccontato al Financial Times che, quando le condizioni meteorologiche di una città non sono favorevoli, la società provvede a trasferire i monopattini in posti in cui il clima è più favorevole.

Lo stesso fa Bird, che sta anche pensando di espandersi in America latina e Asia, per sfruttare il più possibile il caldo. A differenza di Bird, Lime però ha un vantaggio: oltre al servizio di noleggio di monopattini elettrici, ne ha anche uno di bici elettriche, che d’inverno le permettono di avere entrate alternative a quelle mancanti dei monopattini. Si tratta di entrate che però non riescono a coprire del tutto il buco lasciato dai monopattini, che quando la stagione è bella sono utilizzati cinque volte di più delle bici.

«In certi paesi le bici elettriche vanno bene tutto l’anno, ma in altri dove nevica e piove spesso dobbiamo pensare di spostare i nostri mezzi al Sud per poi tornare al Nord nei mesi successivi» aveva detto a giugno Caen Contee, a capo dei progetti di espansione nel mondo di Lime. Ma quello che potrebbe sembrare solo un problema, in realtà può rivelarsi anche inaspettatamente utile a società come Bird e Lime. Come sostiene David Sacks, uno dei primi imprenditori ad aver investito in Bird, il mercato dei monopattini sta uscendo dalla nicchia in cui era all’inizio, e ci sono sempre nuove piccole start-up. A differenza di Bird e Lime queste però non hanno le capacità economiche di spostare i propri mezzi in altre città quando fa freddo.

«I piccoli operatori locali non possono sopravvivere al maltempo – ha detto Sacks –mentre Bird è geograficamente diversificata e può ridistribuire i suoi mezzi in diverse città». Ma spostare stagionalmente tutti i propri mezzi di città in città rappresenta comunque un costo elevato anche per aziende più solide come Bird e Lime, e la preoccupazione degli investitori è che le aziende dovranno abbassare le aspettative di crescita e cercare nuovi fondi. Secondo analisti del settore, la probabilità che queste due società vengano rilevate da una grande azienda è sempre più probabile, come già era successo a novembre a Spin, la terza azienda del settore dopo Bird e Lime, che era stata acquistata da Ford per 40 milioni di dollari. Il nome che fanno tutti per Bird e Lime è Uber, il servizio statunitense di autisti privati, che avrebbe già avviato delle trattative con entrambe le compagnie.