I pulsanti progettati per non funzionare

Ne siamo circondati, e ora non guarderete più allo stesso modo quelli che provano a far chiudere prima le porte dell'ascensore

(Mauro PIMENTEL / AFP)
(Mauro PIMENTEL / AFP)

Il mondo è pieno di pulsanti che non funzionano. Alcuni hanno smesso di funzionare e non sono mai stati riparati, e va bene così; altri invece non hanno mai funzionato e sono stati usati per tranquillizzare chi li usa illudendolo che servano a qualcosa. Sono i cosiddetti pulsanti placebo:  come molti di quelli per chiudere prima gli ascensori, per far arrivare il verde a un semaforo pedonale e, in modo un po’ diverso, nei termostati di alcuni uffici e alberghi. Sono un po’ come le superstizioni, ha scritto il blog You are not so smart: «Fai qualcosa aspettandoti un risultato e, se il risultato arriva, continui a fare quella cosa». Solo che tra la cosa e il risultato non c’è nessun rapporto causa-effetto.

I pulsanti placebo non sono piazzati lì da impiantisti o tecnici crudeli. Hanno una chiara funzione psicologica che ha a che fare con la teoria dell’illusione del controllo, proposta negli anni Settanta da Ellen Langer, che ora insegna ad Harvard e allora studiava a Yale. La studiosa si accorse, sbagliando l’ordine di distribuzione delle carte durante una partita a poker, che gli altri giocatori si erano innervositi molto. Provò a spiegare loro che, nella pratica, le loro probabilità di vincere o perdere erano identiche. Ma capì anche che scombussolando l’ordine di distribuzione aveva tolto loro l’illusione del controllo su una situazione incontrollabile (la casualità delle carte ricevute). Nel 1975 Langer scrisse quindi il suo noto articolo accademico sulla «piacevole sensazione conseguente alla sensazione di avere il controllo su ciò che ci circonda». Più di recente ha detto al sito della CNN, parlando di pulsanti placebo, che «facendo qualcosa si sta in genere meglio di quando non si fa niente».

I pulsanti più semplici per parlare di effetto placebo sono quelli che molti pedoni in molte città usano per far arrivare prima il verde (il rosso per le auto) quando sono sulle strisce pedonali. Il dipartimento dei trasporti di New York ha detto alla CNN che solo il 10 per cento di questi pulsanti in città ha davvero un effetto; tutti gli altri sono lì solo per far credere al pedone di aver “controllato un pezzo di mondo che lo circonda” e per far sembrare minore il tempo di attesa. New York non è comunque un’eccezione: ci sono pulsanti placebo sui semafori di altre città americane ed europee, anche perché sempre più semafori sono intelligenti, funzionano cioè con sensori di vario tipo che si regolano automaticamente in base al traffico.

Un pedone a Londra nel 1932 (Fox Photos/Getty Images)

Lo stesso discorso vale per i pulsanti che servono a far chiudere prima le porte degli ascensori. Nella maggior parte degli ascensori costruiti negli ultimi vent’anni quei pulsanti non servono a niente, a parte ottenere un effetto psicologico su chi li preme. Gli ascensori devono rimanere aperti un tempo sufficiente per far salire più persone, magari disabili: farli chiudere subito a comando potrebbe essere pericoloso.

La questione si fa un po’ più complicata quando si parla di termostati negli uffici o negli hotel, i cui pulsanti devono spesso avere un qualche effetto (aria che esce, temperatura che scende). Il fatto è che, come spiegò nel 2003 il Wall Street Journal (e poi di nuovo nel 2017), alcuni termostati da ufficio sono appositamente pensati per funzionare poco. Capita quindi che un dipendente che sposta la manopola cinque gradi più in basso diminuisca in realtà la temperatura giusto di un paio di gradi. Insomma, sono progettati per mandare al sistema centrale informazioni che non corrispondono ai desideri di chi li usa. In questo caso, per far sentire meno caldo all’impiegato, bastano una piccola riduzione di temperatura e una contemporanea illusione di controllo. Oltre all’effetto placebo del pulsante c’è quindi un riflesso pavloviano. Il cane dello scienziato russo Ivan Pavlov iniziava a salivare quando sentiva il campanello che in genere preannunciava l’arrivo della carne, anche se poi la carne non arrivava; l’impiegato ha meno caldo anche solo perché può regolare un termostato.

Qualcuno parla dei pulsanti placebo come di pulsanti-bugiardi; altri sottolineano invece la loro utilità, associandoli per esempio a quelle che il computer scientist Eytan Adar definì «illusioni ingannevoli». Langer ha detto a CNN: «Se ci pensate, l’azione richiesta è davvero piccola e, anche se non ha effetto, alla fine non è un problema». Ha aggiunto: «I pulsanti placebo hanno comunque un effetto psicologico».

Oltre che per strada, negli uffici e negli ascensori, i pulsanti placebo si trovano anche nei computer e negli smartphone. Per esempio sono quelli per fare “refresh” in certe app che, comunque, sono aggiornate costantemente: servono a dare all’utente l’illusione del controllo. Non a caso c’è chi si lamenta dell’assenza di un pulsante “salva” in Google Docs, un programma online in cui ogni cosa si salva in automatico in ogni momento.