La campagna dei giornali statunitensi contro gli attacchi di Trump

Oggi più di 300 giornali di tutto il paese hanno pubblicato editoriali per ricordare il valore e l'importanza del giornalismo, spesso denigrato dal presidente degli Stati Uniti

Più di 300 giornali e pubblicazioni degli Stati Uniti hanno aderito a una campagna a favore della libertà di stampa e contro i continui attacchi da parte del presidente Donald Trump. La campagna era stata lanciata dal Boston Globe, che la settimana scorsa aveva annunciato che il 16 agosto avrebbe pubblicato un editoriale per denunciare la gravità degli attacchi di Trump contro la stampa e aveva chiesto ad altri giornali di fare lo stesso. All’iniziativa hanno aderito decine di giornali di tutto il paese, tra cui anche il Guardian – che ha da tempo anche un’edizione statunitense – e il New York Times, il più prestigioso e noto quotidiano statunitense.

L’editoriale del New York Times si intitola “La stampa libera ha bisogno di te”, cita una famosa frase di Thomas Jefferson – sul fatto che a «un governo senza giornali» avrebbe preferito «i giornali senza un governo» – e insiste sull’importanza del giornalismo per il buon funzionamento di una società.

Nel 2018, alcuni degli attacchi più gravi alla stampa arrivano da membri delle istituzioni. Criticare i giornali – per aver coperto troppo o troppo poco una storia, per aver sbagliato qualcosa – è assolutamente giusto. I giornalisti sono umani e fanno errori. Le correzioni sono il centro del nostro lavoro. Ma ripetere che i fatti che non ci piacciono sono “fake news” è pericoloso per l’essenza della democrazia. E chiamare i giornalisti “nemici della gente” è pericoloso, punto.

All’inizio di agosto il reporter di CNN Jim Acosta aveva pubblicato un video per spiegare come vengono trattati oggi i giornalisti ai comizi di Donald Trump. Poco prima l’editore del New York Times aveva avuto un incontro riservato con Trump per metterlo a parte delle preoccupazioni per l’incolumità fisica dei giornalisti che il presidente definisce «nemici del popolo»; poche ore dopo Trump aveva violato la riservatezza di quell’incontro annunciando – mentendo – che era servito a parlare dell’ostilità dei “fake news media” nei suoi confronti.