A che punto sono i negoziati per Brexit, secondo l’Europa

Ne ha scritto il capo dei negoziatori Michel Barnier, spiegando che l'accordo sulle condizioni di uscita è completo «all'80 per cento»

(JOHN THYS/AFP/Getty Images)
(JOHN THYS/AFP/Getty Images)

Michel Barnier, il capo dei negoziatori di Brexit per conto dell’Unione Europea, ha pubblicato un articolo ospitato da vari giornali per aggiornare il pubblico sullo stato delle trattative con il Regno Unito (che riprenderanno a settembre dopo una breve pausa). Il testo integrale si trova qui, ed è disponibile solo in inglese.

Barnier spiega che l’accordo che stabilisce le condizioni con cui il Regno Unito uscirà dall’UE il 29 marzo 2019 è completo «all’80 per cento»: i negoziatori europei e britannici devono ancora intendersi su alcuni punti come ad esempio la protezione di alcuni prodotti alimentari locali, la sovranità del Regno Unito in alcuni territori dell’UE come Cipro e Gibilterra, ma soprattutto sulla definizione del confine fra Irlanda del Nord – che fa parte del Regno Unito – e la repubblica indipendente di Irlanda, che invece rimarrà nell’UE. L’Europa ha proposto di mantenere un confine simbolico come quello in vigore oggi grazie ai cosiddetti accordi del Venerdì Santo, cosa che permetterebbe all’Irlanda del Nord di restare nel mercato comune e nell’unione doganale. Il Regno Unito non è d’accordo perché a suo dire verrebbe danneggiata l’integrità del suo territorio.

Barnier ha aggiunto che al momento manca l’intesa sulle future relazioni fra Regno Unito ed Unione Europea: «siamo sinceri: dato che il Regno Unito lascerà il mercato comune, non potrà più essere così vicina al resto dei paesi dell’UE dal punto di vista economico». L’UE ha proposto al Regno Unito un’area di libero scambio, i britannici vorrebbero qualcosa di più – come ad esempio rimanere in alcune agenzie europee – ma al contempo non intendono aumentare i contributi che verseranno alle istituzioni europee.

Se il Regno Unito accoglierà le richieste dell’Unione, Barnier si dice sicuro che «potremo costruire un’alleanza che non ha precedenti per portata e profondità»