Il Parco del Colosseo ha chiarito il caso Beyoncé-Alberto Angela

(FILIPPO MONTEFORTE/AFP/Getty Images)
(FILIPPO MONTEFORTE/AFP/Getty Images)

Il Parco Archeologico del Colosseo – l’ente responsabile dell’Anfiteatro Flavio di Roma e di altri luoghi del foro romano – ha diffuso un comunicato in cui spiega la vicenda, di cui si parla da qualche giorno, della richiesta fatta dalla cantante statunitense Beyoncé di girare un video all’interno del Colosseo. Secondo molti giornali la richiesta era stata rifiutata perché in quei giorni il Colosseo era occupato da Alberto Angela, che doveva registrarci un programma tv. In realtà sembra che il Parco abbia semplicemente risposto che per un evento così complesso sarebbe stato necessario presentare un progetto con maggiore anticipo. Il comunicato spiega:

In considerazione della complessità del monumento e della visibilità internazionale, l’iter doveva prevedere la presentazione con congruo anticipo di un progetto dettagliato in linea con le politiche culturali del Parco.

Si precisa che è pervenuta a questo ufficio il 26 giugno scorso da parte di una agenzia privata di tour operator la richiesta di apertura notturna del Colosseo per girare un video musicale nei giorni 7, 9, 10 luglio per conto di una società discografica di livello mondiale di cui non veniva precisato il nome. Nelle date indicate nella richiesta da parte dell’agenzia il monumento risultava utilizzato per riprese televisive da tempo programmate, oltre che interessato dalle attività di valorizzazione serali organizzate da questo Parco (Sangue e Arena; Luna al Colosseo). Alla agenzia, che solo successivamente, il 2 luglio, segnalava di aver agito per conto della casa discografica di Beyoncé, è stato comunicato che, in considerazione della complessità del monumento e della visibilità internazionale, l’iter doveva prevedere la presentazione con congruo anticipo di un progetto dettagliato in linea con le politiche culturali del Parco.

Come ha fatto notare l’Huffington Post, il comunicato spiega poi che “per la realizzazione di tali riprese, la prassi, oltre al canone concessorio (250.000 euro per il Colosseo), prevede necessariamente l’individuazione di una causa benefica a cui devolvere ulteriori fondi specifici, con modalità da concordare”.