La donna che inventò il bianchetto

Bette Nesmith Graham, che quando faceva ancora la segretaria ideò uno dei prodotti per ufficio più utilizzati del Ventesimo secolo

La macchina da scrivere elettrica della IBM
(AP Photo)
La macchina da scrivere elettrica della IBM (AP Photo)

Ogni settimana il New York Times racconta la vita di alcune persone “straordinarie” che avrebbero meritato di essere ricordate, ma che dopo la loro morte sono state invece ignorate dal giornale. È un progetto chiamato “overlooked” (“ignorati”) ed è iniziato qualche tempo fa dalla constatazione che dal 1951 in poi le migliaia di necrologi pubblicati sul giornale riguardavano praticamente solo uomini e, in particolare, solo uomini bianchi. Una delle ultime biografie della sezione è quella di Bette Nesmith Graham, che ha inventato uno dei prodotti per ufficio più utilizzati del Ventesimo secolo: il bianchetto.

Quando ci pensò la prima volta e lo realizzò, Bette Nesmith Graham non lo disse a nessuno. Mescolava la miscela biancastra nel suo frullatore da cucina e la versava in alcune boccette per lo smalto per le unghie per usarla nell’ufficio dove lavorava come segretaria. Inizialmente, nascondeva il liquido nella sua scrivania usandolo di nascosto solo quando era necessario, per correggere gli errori di battitura. Dopodiché quelle bottigliette finirono praticamente in ogni ufficio del mondo: si trattava del Liquid Paper, il correttore che sollevò il mondo «dalla pressione della perfezione». Graham lo portò sul mercato e alla fine della sua vita fu a capo di un’azienda internazionale con sede a Dallas che arrivò a produrre 25 milioni di boccette all’anno, con fabbriche anche in altre città. Nel 1979 vendette l’azienda per 47,5 milioni di dollari e donò diversi milioni in beneficenza.

Bette Nesmith Graham, il cui nome prima di sposarsi era Bette Clair McMurray, era nata a Dallas il 23 marzo del 1924. Sua madre, Christine Duval, era un’artista e una donna d’affari che aveva un negozio di maglieria e che insegnò la tecnica della pittura alla figlia. Il padre, Jesse McMurray, lavorava in un negozio di ricambi d’auto. Bette era appassionata di pittura e scultura, ma non era particolarmente abile: «Quando ho scoperto che il talento non mi avrebbe supportata, mi sono resa conto che avrei dovuto rinunciare a tutto questo», ricordò in un’intervista del 1980. Lasciò la scuola quando aveva 17 anni per diventare una segretaria e due anni dopo sposò il fidanzato del liceo, Warren Nesmith. Subito prima che Nesmith andasse a combattere in guerra, lei rimase incinta. Divorziarono poco dopo il ritorno del marito, nel 1946: lei fece vari lavori per mantenersi, ma aveva problemi di soldi ed era molto angosciata – così ha raccontato il figlio, Michael Nesmith, uno dei membri dei Monkees nella sua autobiografia intitolata Infinite Tuesday: An Autobiographical Riff. (I Monkees furono una band popolare negli anni Sessanta e famosa soprattutto per la canzone “I’m a Believer”).

Nel 1954, divorziata e madre single, Bette Nesmith Graham lavorava come segretaria per una banca del Texas. Era però una pessima dattilografa e fu anche costretta ad usare un nuovo modello di macchina da scrivere con una tastiera molto più sensibile e con un inchiostro che rendeva impossibile correggere gli errori con una gomma da matita. Lei, che sapeva qualche cosa d’arte e che aveva osservato la madre, sapeva che i pittori coprivano le imperfezioni con un nuovo strato di colore e così cominciò ad imitare la loro tecnica: mischiò alcune tempere, che aveva a casa, per riprodurre il colore della carta su cui lavorava in ufficio, per coprire i refusi con un piccolo pennello. Questa operazione era molto più veloce e più pulita di una cancellatura a gomma, ed era appena visibile sulla pagina.

Quando le sue colleghe e i suoi colleghi si resero conto di quanto bene funzionasse la tecnica, Bette Nesmith Graham si ritrovò a rimanere in piedi fino a tarda notte per soddisfare tutte le richieste che riceveva. Non poteva permettersi la tassa sul copyright di quello che chiamò “Mistake Out”, “Via l’errore”, ma decise comunque di continuare a studiare per migliorarlo, facendo ricerche nella biblioteca pubblica sulle varie miscele per pittura e lavorando anche con un insegnante di chimica. «Il nostro laboratorio sta lavorando ad una soluzione di asciugatura più rapida», scrisse una volta a un cliente: il «laboratorio» era semplicemente la cucina di casa sua. Ogni sera, Bette Nesmith Graham tornava dal lavoro per riempire boccette, per scrivere lettere a potenziali acquirenti e per inviare loro dei campioni. «In quel periodo, spesso mi scoraggiavo», dichiarò alla rivista Texas Woman nel 1979: «Volevo che il prodotto fosse assolutamente perfetto prima di distribuirlo, e sembrava che ci sarebbe voluto molto tempo prima che accadesse».

Durante i fine settimana cominciò a viaggiare per commercializzare il “Mistake Out”. I suoi primi dipendenti furono il figlio adolescente e i suoi amici che per un dollaro all’ora, fuori dal garage di casa, usavano bottiglie di ketchup per versare il correttore in boccette vuote di smalto per le unghie, applicavano le etichette a mano e tagliavano i pennelli dei cappucci. Nel 1958, dopo essere stata licenziata, Bette Nesmith Graham ribattezzò il prodotto raffinato “Liquid Paper” (letteralmente “Carta Liquida”) e fece richiesta per un brevetto.

Il “Liquid Paper” cominciò ad avere un grande successo, comparì in una rivista di forniture per ufficio, la sua inventrice ebbe un incontro con la società I.B.M. e ricevette un grosso ordine dalla General Electric. Servivano però più dipendenti e maggiore spazio, così dopo vari trasferimenti venne aperta una sede nel centro di Dallas. Nel 1968 venne avviato un impianto di produzione automatizzato, e nel 1975 la nuova azienda produceva 25 milioni di bottiglie all’anno e aveva conquistato la maggior parte del mercato (nel frattempo erano nati diversi concorrenti, come Wite-Out).

Bette Nesmith Graham, ora, era benestante, portava dei gioielli e viaggiava su una Rolls Royce. Aprì anche due fondazioni, che concedevano sovvenzioni e sostegno finanziario per promuovere le donne nelle arti e negli affari. Poi, nel 1962, conobbe un uomo, un commerciante di generi alimentari surgelati, Robert Graham, e lo sposò: lui assunse un ruolo sempre più attivo all’interno della società e quando nel 1975 divorziarono si mise a capo di un gruppo di dirigenti per escludere l’ex moglie da ogni decisione aziendale: «Non volevano che andassi nei miei uffici o che nessuno avesse qualcosa a che fare con me», raccontò lei. Tentarono anche di cambiare la composizione del Liquid Paper, per estrometterla da ogni diritto di rivendicazione sul brevetto.

Bette Nesmith Graham, al centro, nel 1978 (foto Dallas Morning News)

Bette Nesmith Graham riuscì comunque ad avere la meglio, a riprendere il controllo della sua azienda e a venderla a Gillette per 47,5 milioni di dollari con un accordo che ripristinò anche i suoi diritti d’autore. Morì sei mesi dopo, il 12 maggio del 1980, per delle complicazioni dovute a un infarto. Aveva 56 anni.

Lasciò la sua fortuna al figlio, che portò avanti anche l’impegno delle due fondazioni per le donne. «La maggior parte degli uomini è ignorante. Non capisce davvero niente», disse nel 1977 in un’intervista: «E dunque le donne devono solamente continuare con la loro determinazione ed essere implacabili. Non dobbiamo cedere».