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  • Mercoledì 20 giugno 2018

La storia della casa abusiva di Carmagnola non è come la racconta Salvini

Ne ha festeggiato la demolizione dando il merito all'amministrazione leghista, ma la decisione fu presa 10 anni fa dal Tribunale di Alba

La casa abusiva di Carmagnola demolita dalle ruspe, 19 giugno 2018
(ANSA/ ALESSANDRO DI MARCO)
La casa abusiva di Carmagnola demolita dalle ruspe, 19 giugno 2018 (ANSA/ ALESSANDRO DI MARCO)

Martedì il ministro dell’Interno Matteo Salvini ha pubblicato su Twitter la foto di una casa a Carmagnola, in provincia di Torino, e festeggiato la sua demolizione da parte delle ruspe. Salvini ha spiegato che si trattava di una casa abusiva in un campo sinti, e sottolineato che la città è amministrata dalla Lega, prendendosi il merito politico dell’abbattimento.

Molti giornali hanno però ricostruito le vicenda, che non è andata esattamente come ha raccontato Salvini. È vero che la casa è abusiva e che martedì mattina è stata distrutta, ma la decisione era stata presa nel 2008 dal Tribunale di Alba, in provincia di Cuneo, come si legge anche in un comunicato stampa dell’amministrazione comunale di Carmagnola. Il 15 giugno, dieci anni dopo la decisione, la Procura della Repubblica di Asti ha stabilito lo sgombero e l’abbattimento della casa, che non ha quindi niente a che fare con l’arrivo di Salvini al Viminale e l’amministrazione leghista. Inoltre la sindaca Ivana Gaveglio, precisa Radio Popolare, è più vicina a Forza Italia e nella giunta comunale di centrodestra c’è un solo assessore della Lega.

Il Corriere della Sera scrive che nella casa vivevano una donna di 70 anni, nata a Pisa nel 1947, e il figlio di 50 anni. L’altro figlio della donna, Alan, ha precisato che la sua famiglia è italiana da sette generazioni e raccontato che «quella casetta fu costruita negli anni Ottanta e l’abbiamo rimessa a posto diverse volte. Erano 30 metri quadrati: una cucina con dentro un divano letto e un bagnetto. Però c’era troppa umidità, così mia mamma ormai dormiva nella roulotte di fronte». L’uomo ospita spesso la madre nell’appartamento comunale in cui vive insieme ai due figli: «Più volte ne aveva chiesta l’assegnazione anche lei, che ha un polmone solo, e che funziona a metà, ma all’assessorato le hanno sempre detto che di liberi non ce n’erano».