Justin Trudeau ha assolto sei capi indigeni Tsilhqot’in, 150 anni dopo la loro morte

Erano stati ingannati e condannati a morte nel 1864 dai coloni della British Columbia

Il primo ministro canadese Justin Trudeau (46) prima di partire per Chicago, Ottawa, 7 febbraio 2018
(Ryan Remiorz/The Canadian Press via AP)
Il primo ministro canadese Justin Trudeau (46) prima di partire per Chicago, Ottawa, 7 febbraio 2018 (Ryan Remiorz/The Canadian Press via AP)

Il primo ministro canadese Justin Trudeau ha assolto sei capi indigeni Tsilhqot’in, 150 anni dopo la loro morte. I Tsilhqot’in sono una popolazione indigena dell’attuale Canada, e per alcuni anni nel corso dell’Ottocento combatterono contro i coloni europei che arrivarono nei territori dell’attuale British Columbia. Le uccisioni dei sei capi che Trudeau ha assolto lunedì avvennero tra il 1864 e il 1865, per le conseguenze di una disputa sulla costruzione di una nuova strada in un territorio controllato dai Tsilhqot’in. Dopo che alcune donne erano state abusate da un gruppo di coloni, i Tsilhqot’in attaccarono un campo base dei lavoratori che stavano costruendo la nuova strada e, in risposta, i coloni inviarono nella zona due gruppi di uomini armati.

Dopo il fallimento della missione punitiva, il capo dei coloni invitò cinque capi Tsilhqot’in a un incontro di pace, ma li fece arrestare e condannare a morte per omicidio. Lo stesso accadde con un sesto capo Tsilhqot’in l’anno seguente.

Nel 2014 la Corte Suprema del Canada aveva riconosciuto ai Tsilhqot’in diritti su circa 1900 chilometri quadrati di terra nella British Columbia, ma i Tsilhqot’in si erano rifiutati di portare avanti altri negoziati con il governo canadese fino a che non fosse stata riconosciuta l’innocenza dei sei capi uccisi ingiustamente.