Perché i bitcoin sono crollati?

Dopo aver sfiorato i 20mila dollari sono scesi a poco più di 12mila, per poi riprendersi un po': il motivo forse è lo stesso del loro recente aumento

La borsa di Chicago, dove da qualche settimana si scambiano i titoli futures sui bitcoin. (Scott Olson/Getty Images)
La borsa di Chicago, dove da qualche settimana si scambiano i titoli futures sui bitcoin. (Scott Olson/Getty Images)

Dopo aver raggiunto quasi i 20mila dollari lo scorso 17 dicembre, il valore dei bitcoin – la più conosciuta criptovaluta al mondo – è crollato ieri a poco più di 12mila dollari, per poi riprendersi lievemente e superare nuovamente i 14mila. È l’ultima, imprevista fluttuazione nel valore della valuta digitale, che negli ultimi mesi e soprattutto nelle ultime settimane era cresciuta tantissimo sorprendendo analisti e investitori di tutto il mondo: soltanto un anno fa, infatti, un bitcoin valeva circa 850 dollari. Il crollo dei bitcoin ha interessato l’intero mercato delle criptovalute, calato del 20 per cento: da 611 miliardi di dollari a 478 miliardi.

Il calo del valore dei bitcoin era iniziato in realtà domenica, ma ha subito un’accelerazione tra giovedì e venerdì. Le spiegazioni, come per molte cose che riguardano i mercati finanziari, sono diverse e concorrenti: in generale, va tenuto conto del fatto che il mercato dei bitcoin è volatile e imprevedibile per natura, più di molti altri, perché il valore della moneta digitale è dettato unicamente dalla domanda e dall’offerta: e cioè da quanto sono disposte le persone a pagarlo. Il prezzo di un bitcoin è calcolato sulla base del valore al quale è scambiato con le normali valute: in pratica, un bitcoin ha un valore soltanto perché gli utenti del sistema sono d’accordo che ce l’abbia.

Il forte aumento delle ultime settimane ha portato un enorme interessamento alla criptovaluta da parte degli investitori, che per paura di rimanere tagliati fuori dal mercato dei bitcoin si sono affrettati a comprarne. Questo entusiasmo degli investitori ha provocato un aumento del valore della valuta – perché la domanda è aumentata – che era però molto fragile: Charles Hayter, fondatore del sito Cryptocompare, ha spiegatoBBC che «un’impennata frenetica dovuta alla massa sarà seguita da un’inversione, quando cambierà il sentimento collettivo».

Ma ci sono stati anche altri motivi: Coinbase, il principale sito per acquistare, vendere e conservare bitcoin, è stato sommerso dalle operazioni degli ultimi giorni, e tra giovedì e venerdì è stato sospeso due volte per problemi tecnici. CME e CBOE, due delle principali società che si occupano dello scambio dei titoli futures – contratti che permettono agli investitori di “scommettere” sul valore di qualcosa – basati sui bitcoin hanno a loro volta sospeso temporaneamente le attività. Giovedì, poi, Coinbase ha anche lanciato prima del previsto le operazioni con i Bitcoin Cash, un particolare tipo di bitcoin creato la scorsa estate, nata dall’esigenza di aumentarne il volume di affari. Poco dopo ha dovuto sospenderle, annunciando di avere aperto un’indagine per insider trading, cioè la compravendita di titoli da parte di persone interne alla società, che hanno a disposizione informazioni privilegiate. È probabile che questi problemi e incidenti abbiano spaventato e scoraggiato gli investitori, condizionando l’andamento del valore della valuta.

Forbes ha poi proposto un’altra spiegazione, più bizzarra: l’avvicinarsi del Natale e delle feste ha probabilmente convinto molte persone che avevano guadagnato soldi investendo in bitcoin a venderli, in cambio di normali valute, per sostenere le spese di questo periodo. Questa vendita massiccia di bitcoin potrebbe avere contribuito al calo della valuta. C’è poi chi sta dicendo che il calo di venerdì è l’inizio dello scoppio della “bolla dei bitcoin”, che viene annunciato da tempo e che finora era stato smentito dai fatti.