Strani tirocini che si fanno ancora in Germania

Tre anni senza cellulare e con abiti tradizionali per diventare carpentieri, falegnami, giardinieri o sarti

Tre Wandergesellen per le strade di Marburgo, in Germania
(Frank Rumpenhorst/picture-alliance/dpa/AP Images)
Tre Wandergesellen per le strade di Marburgo, in Germania (Frank Rumpenhorst/picture-alliance/dpa/AP Images)

Facendo un giro in Germania o in un paese in cui si parla tedesco, potrebbe capitarvi di incontrare dei Wandergesellen, che tradotto in italiano significa “operai a giornata itineranti”. Li si riconosce principalmente per il loro abbigliamento: pantaloni a zampa di elefante e velluto a coste, gilet e giacca dello stesso materiale e chiusi con bottoni di madreperla, camicia bianca, cappello — solitamente è un cilindro —, orecchino, sacca e bastone bitorzoluto. Nello specifico sono carpentieri, falegnami, giardinieri o sarti; se li vedete vestiti così, seduti in un bar o mentre camminano per strada, è perché stanno completando il loro periodo di formazione, che comporta stare lontano da casa per tre anni e un giorno senza avere con sé denaro o dispositivi elettronici che permettano di rintracciarli.

Il gilet di un carpentiere con i tipici bottoni di madreperla (Jens Büttner/picture-alliance/dpa/AP Images)

Quella degli operai itineranti è una tradizione che risale al Medioevo e che si diffuse molto soprattutto al tempo in cui vennero costruite le grandi cattedrali. Era comune anche in Francia e nelle isole britanniche; lo scopo di questi viaggi era rendere più facile la condivisione del proprio sapere tra gli artigiani che facevano lo stesso lavoro. La tradizione dei Wandergesellen fu proibita durante la seconda Guerra Mondiale ed è rispuntata negli anni ’80. Oggi gli operai itineranti provengono e si muovono principalmente nei paesi di lingua tedesca e, a differenza che nel Medioevo, ci sono anche le donne.

Si può diventare Wandergesellen aderendo a un’associazione o da soli, rispettando però una serie di regole tramandate oralmente di viaggiatore in viaggiatore. È necessario non avere debiti, non essere sposati e avere meno di trent’anni, per evitare che il viaggio diventi un modo per evadere dai propri obblighi verso un’eventuale famiglia e i creditori. Non avendo con sé denaro, i Wandergesellen offrono il loro lavoro in cambio di vitto e alloggio; hanno anche una serie di vantaggi, come la prima consumazione gratuita nei locali, dove a volte li si vede seduti a scrivere sul loro tipico diario: un tempo ci attaccavano sopra i francobolli delle città che visitavano e aveva anche il valore di una sorta di curriculum.

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Come dicevamo, non ci sono regole scritte, ma fare parte di questa tradizione significa anche portare avanti il buon nome dei Wandergesellen. La sera prima di iniziare il loro viaggio i ragazzi organizzano una festa per salutare amici e parenti: a un certo punto al Wandergesellen viene fatto un buco all’orecchio utilizzando un chiodo in cui verrà infilato l’orecchino che li contraddistingue. Se si comporteranno male, un altro Wandergesellen gli strapperà l’orecchino così che tutti lo riconoscano come uno Schlitzohr, qualcuno di cui è meglio non fidarsi. È proprio da questa tradizione che deriva il significato della parola Schlitzohr, un imbroglione appunto, composta dalle parole Schlitz e Ohr, che tradotte sono rispettivamente “fessura” e “orecchio”.

Nel giorno della partenza il Wandergesellen seppellisce un suo ricordo dopo essere uscito dal confine della sua città: nei tre anni e un giorno in cui non potrà tornare dovrà mantenersi a una distanza di almeno 60 chilometri. È consentito portare con sé macchine fotografiche digitali, ma non i cellulari: i Wandergesellen possono comunicare scrivendo lettere o mail dagli internet point. Uno dei loro motti è “quando il postino ti saluta e il cane del vicino non abbaia più è ora di ripartire”, che rende bene l’idea dello stile di vita girovago di qui tre anni. Spesso si tratta di ragazzi che non si sono mai allontanati da casa o dalla famiglia e per questo i primi tempi possono essere abbastanza difficili, anche se molti raccontano che la parte più difficile arriva alla fine, quando si deve tornare a casa dopo essersi abituati a questo stile di vita ogni giorno diverso e imprevedibile.