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  • Venerdì 28 luglio 2017

Il primo ministro pakistano si è dimesso

Dopo che la Corte Suprema aveva deciso la sua rimozione, per una storia legata ai Panama Papers: per il Pakistan è una notizia enorme

Il primo ministro del Pakistan Nawaz Sharif il 15 giugno 2017, a Islamabad (AAMIR QURESHI/AFP/Getty Images)
Il primo ministro del Pakistan Nawaz Sharif il 15 giugno 2017, a Islamabad (AAMIR QURESHI/AFP/Getty Images)

Il primo ministro pakistano Nawaz Sharif si è dimesso, dopo che una decisione della Corte Suprema del paese aveva deciso la sua rimozione dall’incarico in seguito alle indagini sui rapporti della sua famiglia con alcune società off shore di cui si è venuto a sapere attraverso i Panama Papers. Sharif è il secondo capo di governo costretto a dimettersi a seguito della diffusione dei Panama Papers: il primo era stato il primo ministro islandese Sigmundur Davíð Gunnlaugsson, che nell’aprile 2016 aveva lasciato il suo incarico a Sigurður Ingi Jóhannsson, ministro della Pesca e dell’agricoltura del suo ultimo governo. Le dimissioni di Sharif, che ha detto di avere molte riserve sulla decisione della Corte Suprea, sono però importanti anche per un’altra ragione: come ha scritto il giornalista Salman Masood sul New York Times, sono «un colpo molto duro alla legacy di un uomo che ha contribuito a definire la passata generazione della politica pakistana».

Sharif era rimasto coinvolto nei Panama Papers a causa di alcuni documenti che riguardavano tre dei suoi figli e otto società off shore a loro collegate, alcune delle quali proprietarie di appartamenti di lusso nel centro di Londra. Sharif era stato accusato di corruzione; lui aveva negato qualsiasi coinvolgimento suo e della sua famiglia e aveva parlato di una cospirazione. Sharif era al suo terzo mandato da primo ministro, che avrebbe completato tra circa un anno. Ora il suo partito, la Lega Musulmana del Pakistan, dovrà scegliere un primo ministro ad interim che lo sostituisca fino alle elezioni del 2018, ma non è ancora chiaro a chi sarà affidato l’incarico. Masood ha scritto sul New York Times che Sharif potrebbe essere sostituito da Sardar Ayaz Sadiq, lo speaker del Parlamento; da Shahid Khaqan Abbasi, il ministro del Petrolio; da Khurram Dastgir Khan, il ministro del Commercio; oppure da Muhammad Asif, ministro della Difesa.

Il politico che più potrebbe beneficiare dalla rimozione di Sharif è Imran Khan, leader dell’opposizione di cui si è parlato molto negli ultimi anni. Khan, ex capitano della nazionale di cricket pakistana, ha posizioni nazionaliste, antiamericane e islamiste ed è leader del partito Movimento per la Giustizia (Pakistan Tahreek-e-Insaf), molto forte nel Punjab, regione dell’est del paese al confine con l’India.

Secondo alcuni osservatori, la sentenza di oggi della Corte Suprema è stata in qualche modo condizionata dai militari, che in Pakistan sono molto potenti. Durante i suoi anni al governo, Sharif ha cercato di avere un atteggiamento più aperto e conciliante con l’India, storico nemico del Pakistan, rispetto ai suoi predecessori, nonostante l’opposizione dei militari. Lo stesso partito di Sharif ha espresso «forti riserve» sulla sentenza e ha aggiunto che sta studiando «tutti i mezzi legali e costituzionali» per arrivare a una revisione della decisione della Corte. Amber Rahim Shamsi, importante giornalista pakistana, ha detto: «La dinastia politica degli Sharif è riuscita in qualche maniera a sopravvivere alla politica brutale e insanguinata del Pakistan facendo accordi e compromessi per oltre tre decenni e mezzo. È difficile immaginare tutta la famiglia cadere come un mazzo di carte. Nawaz Sharif ha un suo seguito e potrebbe contare sul “martirio politico” per progettare il suo ritorno».