Una delle lettere scritte da Robert Russo per conto di Hillary Clinton (Twitter/Jennifer Diascro)

L’uomo che risponde alle lettere per Hillary Clinton

Si chiama Robert Russo, ha 30 anni e in un'intervista a Buzzfeed ha raccontato del suo lavoro e di come è cambiato dopo l'8 novembre

Robert Russo è l’uomo che gestisce la posta di Hillary Clinton, il suo Responsabile della Corrispondenza. Legge le lettere che Clinton riceve, le smista e poi scrive le risposte per lei. Clinton non interviene troppo, e spesso si limita a rileggere e firmare: si fida di Russo, che lavora per lei da più di 10 anni. Molte di queste lettere sono ringraziamenti, condoglianze e congratulazioni per lauree e matrimoni, ma anche messaggi più particolari, come quello che Clinton ha voluto mandare a una donna Repubblicana che dopo l’elezione di Donald Trump ha partecipato alla manifestazione delle donne a Washington. Clinton non avrebbe il tempo di rispondere personalmente a ogni lettera che riceve – e continua a riceverne molte, nonostante la sconfitta elettorale – ma ci tiene che tutte abbiano una risposta. Ruby Cramer di BuzzFeed News ha intervistato Russo, che ha raccontato come funziona il suo lavoro – non proprio così usuale – e come è cambiato dopo l’esito dell’ultima campagna presidenziale.

Robert Russo ha trent’anni. Dall’intervista pubblicata su Buzzfeed si ha subito l’impressione che sia un fedelissimo di Clinton, in tutto e per tutto. Dopo la sconfitta elettorale dello scorso 8 novembre, Russo ha cominciato a vestirsi di nero in segno di lutto e ha sostituito l’immagine del suo profilo di Facebook con un quadrato nero. Davanti alla sua scrivania c’è una fotografia di Clinton ai tempi del liceo con la scritta «Voted most popular, 2016» in riferimento alla vittoria di Clinton nel voto popolare alle elezioni presidenziali.

Russo ha lavorato come volontario per la campagna elettorale di Clinton per il Senato del 2005. Nel 2008 ha fatto un tirocinio nella campagna per le primarie presidenziali del Partito Democratico, occupandosi insieme ad altre persone di mandare 16.054 messaggi di ringraziamento. Ha lavorato per Clinton quando era segretaria di Stato e poi ha continuato a seguirla: prima nei suoi uffici personali a Manhattan, poi in quelli della campagna elettorale a Brooklyn e poi di nuovo a Manhattan. Durante i mesi precedenti alle elezioni dello scorso novembre, dirigeva un gruppo di dieci persone incaricate di smistare tutte le email ricevute dal comitato elettorale attraverso il sito della campagna. In quel periodo faceva sogni ansiosi in cui continuava a catalogare la posta e perse sei chili per lo stress.

Dopo l’8 novembre si è trovato a gestire migliaia e migliaia di lettere indirizzate a Clinton, in grandissima parte affettuose e riguardanti la sconfitta elettorale. Russo non ha ancora finito di rispondere a tutte. Dentro e fuori dal suo ufficio ci sono decine di scatoloni pieni di lettere e pacchetti, impilati in colonne di cinque o sei. Il lavoro di Russo è molto meticoloso e organizzato. Russo è in grado di ritrovare ognuna delle 110mila lettere che ha scritto per Clinton dal 2008 ad oggi, grazie alle scansioni salvate e archiviate sul suo computer in ordine alfabetico. Ha raccontato a Cramer che un tempo la carta da lettere che Clinton usava era color crema e aveva il suo nome in alto, in blu, mentre ora la carta è bianca, con un bordo blu, e che il font delle lettere di Clinton si chiama Poor Richard, dal nome di un almanacco scritto da Benjamin Franklin: Clinton ha scelto di usarlo nel 2008 dopo averlo visto in una lettera di un amico. Russo ha anche rivelato che per la maggior parte della sua vita Clinton ha fatto la “y” alla fine del suo nome senza chiudere la gamba della lettera alla sua base, ma che poi, dopo la prima campagna elettorale per la presidenza, ha cominciato a chiuderla.

Tra le regole che Russo segue per scrivere come Clinton c’è l’uso della virgola di Oxford e lo stile formale, senza contrazioni tra soggetto e verbo, ad esempio, per chi conosce l’inglese. Nel tempo Russo ha imparato dalle correzioni di Clinton a non esagerare con gli aggettivi: una volta ha visto un grosso segno sulla parola «favoloso» in una delle bozze che le aveva girato.

Il 10 novembre Clinton ha ripreso a scrivere a Russo, chiedendogli di rispondere alla posta come aveva fatto negli anni precedenti e inoltrandogli una serie di email che voleva fossero stampate o salvate in attesa di risposta. Le lettere provenivano da amici, politici e professori universitari intenzionati a dare la loro opinione sull’esito dell’elezione, ma soprattutto da elettori di Clinton, persone che volevano raccontarle una storia o darle dei consigli su come affrontare la sconfitta. Una di queste lettere, tre fogli scritti a mano, finiva con la frase: «Spero che tu sappia che piangere è OK. Non lo diremo a nessuno». Anche altre lettere erano scritte con toni ugualmente gentili, molto diverse da quelle aggressive e volgari della campagna elettorale. A Clinton non sono arrivate solo delle lettere: ha ricevuto diversi disegni fatti da bambini, e anche un tacchino (non vivo) durante il periodo del Ringraziamento, non si sa bene per quale ragione.

Tra le persone che ora scrivono a Hillary Clinton ci sono quelle che sono «semplicemente arrabbiate» con Donald Trump, quelle – più giovani – che la ringraziano per aver provocato il loro «risveglio politico» e quelle che chiedono scusa. Molte sono donne anziane che si dicono dispiaciute per le critiche e gli insulti subiti da Clinton negli ultimi 20 anni, altre le consigliano di assumere un ruolo super partes per cercare di influenzare la politica mondiale sfruttando la sua reputazione all’estero. Poi ci sono persone che scrivono semplicemente «mi manchi» e «vorrei che tornassi». Secondo Clinton e Russo, queste lettere sono una forma di catarsi per chi le scrive. Russo risponde prendendo spunto dai discorsi di sconfitta di Clinton e usa molte frasi di incoraggiamento.

Il lavoro di Robert Russo è molto cambiato dopo la sconfitta elettorale di Clinton. Lo descrive usando un’espressione della stessa Clinton mutuata da quella del prete gesuita Henri Nouwen: «disciplina della gratitudine». È una forma di esercizio spirituale, oltre a un modo per mantenere i contatti con la fitta rete di sostenitori che ha seguito Clinton e suo marito Bill negli anni delle loro carriere politiche. «Qualcosa è morto», ha detto Russo parlando di come è cambiata la sua vita dopo che Clinton ha perso le elezioni: «qualcosa si è rotto, e le persone che scrivono parlano di questo».

Continua sul Post