Gli Stradivari sono sopravvalutati, dice la scienza

Sembra proprio che i riveriti antichi violini italiani non suonino davvero meglio di quelli moderni

(DANIEL LEAL-OLIVAS/AFP/Getty Images)
(DANIEL LEAL-OLIVAS/AFP/Getty Images)

Da più di tre secoli il suono di uno Stradivari è associato alla perfezione: per molti cultori nessun altro violino potrà mai pareggiare gli strumenti costruiti nel Diciassettesimo secolo dal cremonese Antonio Stradivari e dalla sua famiglia. Un nuovo esperimento in doppio cieco realizzato di recente sembra però suggerire che quello degli Stradivari sia soprattutto un mito, o per lo meno che non ci siano prove scientifiche convincenti per affermare che un violino prodotto in Italia secoli fa sia migliore di uno nuovo, appena costruito. Gli esiti dell’esperimento sono stati pubblicati sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences e stanno facendo molto discutere, soprattutto tra i cultori degli Stradivari e più in generale dei liutai italiani.

Si stima che in tutto il mondo esistano ancora circa 650 strumenti costruiti da Stradivari, circa 500 dei quali sono violini. La relativa scarsità, la foggia e soprattutto la fama che si portano dietro li hanno resi tra gli strumenti musicali più costosi al mondo: sono violini da svariati milioni di dollari. Per farsi un’idea, uno Stradivari messo all’asta nel 2011 è stato venduto per 15,9 milioni di dollari, una delle cifre più alte mai raggiunte per questo tipo di strumenti.

Agli Stradivari sono attribuite caratteristiche uniche e non raggiunte da altri liutai, per alcuni dovute al legno utilizzato per costruirli, per altri alla lacca utilizzata per le rifiniture, e per altri ancora alla forma e al modo in cui sono stati costruiti. Le ricerche sulle loro caratteristiche acustiche non hanno però mai portato a risultati definitivi, non trovando per esempio grandi differenze tra uno Stradivari e un violino di buona qualità prodotto ai giorni nostri. Da decenni ci si chiede quale sia il loro segreto, mentre altri cercano semplicemente di dimostrare che non esiste e che suonano come gli altri.

Nel 2014 l’esperta di acustica musicale Claudia Fritz, dell’Università Pierre e Marie Curie di Parigi, condusse uno studio insieme con Joseph Curtin, un eminente liutaio di Ann Arbor (Michigan), ottenendo un risultato sorprendente: nei test in doppio cieco con 13 violini nuovi e 9 prodotti secoli fa in Italia, dieci violinisti dissero di preferire i nuovi strumenti a quelli vecchi. “Doppio cieco” vuol dire che né chi suonava né chi ascoltava sapeva se aveva a che fare con un violino vecchio o con uno nuovo. La ricerca aveva però ricevuto qualche critica per essere stata condotta in condizioni diverse da quelle del classico ascolto, in un auditorium e con un’orchestra.

Partendo dai risultati e dalle critiche sul test del 2014, Fritz e colleghi hanno di recente organizzato una nuova serie di test, questa volta per valutare la reazione e le preferenze degli ascoltatori. Il loro obiettivo principale era confermare o sfatare il mito secondo cui gli Stradivari sono più silenziosi vicino al violinista e proiettano meglio il suono verso la sala, un luogo comune piuttosto diffuso tra i cultori di questi strumenti. Un primo test è stato eseguito in una sala da concerti a Vincennes, nella periferia di Parigi, utilizzando tre Stradivari e tre violini moderni suonati da violinisti professionisti che indossavano una speciale maschera (simile a quella da saldatori) per non vedere lo strumento e quindi non farsi condizionare durante l’esecuzione. Ogni violino è stato messo singolarmente a confronto con un altro, a coppie, sia in assolo sia con orchestra.

Dopo ogni esecuzione di una coppia di violini, ai 55 ascoltatori è stato chiesto di esprimere una preferenza verso il violino A o il violino B. Fatta la media delle valutazioni, i ricercatori hanno notato che i violini nuovi hanno ottenuto maggiori preferenze rispetto agli Stradivari. Tra gli ascoltatori c’erano esperti di musica, violinisti, liutai, compositori e critici musicali.

Fritz e colleghi hanno poi condotto un secondo test a New York, questa volta senza orchestra, con Stradivari e nuovi violini, diversi da quelli utilizzati a Parigi. Anche in questo caso gli 82 ascoltatori hanno espresso preferenze per gli strumenti più recenti e non per gli Stradivari. Il test ha messo in evidenza una certa preferenza per come i violini nuovi proiettano il suono, con un volume più alto, che sembra incidere sul giudizio finale dell’ascoltatore.

La nuova ricerca porta elementi a favore degli scettici sulle presunte doti eccezionali e irripetibili degli Stradivari, ma non offre comunque una risposta definitiva su cosa li renda così speciali. Un’ipotesi è che il nome e la fama degli Stradivari condizionino il modo in cui vengono suonati e ascoltati: chi li suona presta ancora più attenzione a ciò che sta facendo, perché sa che l’attenzione e le aspettative del pubblico sono maggiori, mentre gli ascoltatori sapendo di avere davanti uno Stradivari prestano molta più attenzione all’esecuzione e colgono probabilmente dettagli cui non fanno caso quando viene suonato un violino moderno.

Le ricerche come quelle di Fritz sono spesso criticate per le condizioni artificiose in cui sono realizzate, che non riflettono la realtà, e in parte è probabilmente vero. Negli anni un violinista sviluppa un rapporto molto stretto con il suo strumento: impara a conoscere e a valorizzare i suoi pregi, a tenere sotto controllo i suoi difetti e in generale a padroneggiarlo come nessun altro riuscirebbe a fare. Non sono dettagli trascurabili dal punto di vista psicologico: molti musicisti sono più sicuri e a loro agio se suonano i propri strumenti, mentre rendono meno se ne suonano altri. Questo può avere inciso nei test organizzati da Fritz, per esempio, rendendo meno naturali le esecuzioni.

La nuova ricerca è comunque una buona notizia per i violinisti più appassionati e che non si possono certo permettere una spesa milionaria per uno Stradivari. Un violino di ottima foggia arriva a costare circa 120mila euro, una cifra molto più avvicinabile.

Gli Stradivari continueranno comunque a essere molto costosi e a esercitare un grandissimo fascino tra esperti, critici e ascoltatori. Come ha spiegato a Science Christopher Germain, un liutaio di Philadelphia (Pennsylvania), difficilmente una ricerca scientifica potrà mai spiegare il vero segreto degli Stradivari:

Il segreto di Stradivari è che era un genio e che faceva migliaia di cose nel modo giusto, non una sola cosa. Sarebbe come dire che se io avessi lo stesso tipo di vernice usata da Michelangelo potrei dipingere la Cappella Sistina.