Perché non esiste ancora un anticoncezionale per gli uomini

Ci sono ancora dei problemi con gli effetti collaterali, ma la vera ragione è che non ci sono case farmaceutiche interessate a produrlo

di Ludovica Lugli

Pillole contraccettive per donne (PHILIPPE HUGUEN/AFP/Getty Images)
Pillole contraccettive per donne (PHILIPPE HUGUEN/AFP/Getty Images)

Esistono vari tipi di farmaci anticoncezionali per le donne, ma in Italia e nella maggior parte dei paesi del mondo non ci sono sul mercato contraccettivi maschili diversi dai preservativi. È da moltissimo tempo che si fa ricerca per trovarne uno che sia davvero efficace: e ultimamente si è tornati a parlare delle moltissime ricerche sul tema a causa di uno studio internazionale su un nuovo tipo di contraccettivo maschile sotto forma di iniezioni di ormoni.

Un po’ di storia

Si dice che già il primo medico conosciuto della storia, il greco Ippocrate, che visse nel quinto secolo a.C., cercasse un contraccettivo maschile che non prevedesse né l’infertilità permanente né l’uso di una barriera fisica, come i preservativi: ci provò scaldando i testicoli con un bagno caldo, e a posteriori si può dire che non fu una cattiva idea dato che gli spermatozoi vivono nelle condizioni ottimali quando sono a una temperatura più bassa di quella corporea. L’idea di Ippocrate ha continuato a essere popolare nel tempo: tra gli anni Trenta e Cinquanta la medica svizzera Marthe Voegeli, che lavorava in India, consigliava agli uomini di fare ogni giorno per tre settimane un bagno di 45 minuti a una temperatura di 46,5°: secondo i suoi test con questa tecnica si potevano ottenere sei mesi di sterilità.

Una tecnica farmacologica invece fu pensata per la prima volta nel primo secolo d.C.: il medico greco Dioscoride, che lavorava a Roma ai tempi dell’imperatore Nerone, consigliava di bere un succo a base di cannabis per ottenere un effetto contraccettivo. Esperimenti recenti sui ratti hanno mostrato che in effetti la marijuana può ridurre della metà il numero degli spermatozoi presenti nello sperma. Un effetto simile, riscontrato in un tipo di scimmie, si può invece ottenere con i semi di papaya. Ma perché è passato tutto questo tempo senza che si trovassero metodi più efficaci e scientifici?

Le controindicazioni dei contraccettivi ormonali maschili

Nelle ultime settimane si è parlato molto di uno studio realizzato da un gruppo di ricercatori internazionali su un nuovo tipo di contraccettivo maschile sotto forma di iniezioni di ormoni, che è stato scartato a causa degli effetti collaterali riscontrati dal 6,2 per cento dei partecipanti al test. Molte persone, sia sui social network che sui giornali, hanno commentato il risultato della ricerca sostenendo che gli uomini si erano dimostrati incapaci di sopportare gli effetti collaterali delle terapie ormonali: al contrario delle donne, che sono abituate a questi metodi da quando cominciarono a diffondersi, negli anni Sessanta. In realtà la situazione non è così semplice: secondo i parametri medici la frequenza degli effetti collaterali riscontrati negli uomini che hanno partecipato al test per il nuovo contraccettivo si è dimostrata abbastanza alta da spingere i ricercatori a interrompere lo studio e a pensare a come cambiare il dosaggio ormonale in vista di nuovi test.

Il contraccettivo testato consisteva in un’iniezione intramuscolare somministrata dai medici ogni 8 settimane e contenente due ormoni, il noretisterone enantato e il testosterone undecanoato; il suo effetto era bloccare la produzione di spermatozoi senza impedire l’eiaculazione. La maggior parte delle ricerche recenti per un contraccettivo ormonale maschile sono state fatte su farmaci composti da una combinazione di progestinico – un composto chimico simile al progesterono, uno degli ormoni femminili – e testosterone: il progestinico serve per inibire in qualche modo lo sperma, il testosterone per evitare effetti collaterali che in qualche modo limitino le caratteristiche maschili del corpo. Come tutte le terapie ormonali questi farmaci hanno degli effetti sull’umore, sul peso e sulla libido; in particolare il testosterone fa aumentare il desiderio sessuale.

Lo studio – pubblicato sulla rivista Journal of Clinical Endocrinology and Metabolism e nato da una collaborazione tra medici tedeschi, britannici, australiani, indonesiani, italiani, cileni e americani – ha coinvolto 320 uomini sani e fertili con età compresa tra 18 e 45 anni e residenti in dieci posti diversi, di cui uno in Italia. I dati sono stati raccolti tra settembre 2008 e maggio 2012. Tutti gli uomini che si sono sottoposti allo studio avevano compagne senza problemi di fertilità con età compresa tra i 18 e i 38 anni. Per partecipare, le coppie dovevano avere una relazione stabile e monogama da almeno un anno, con due rapporti sessuali alla settimana in media, pensare di continuare ad avere una relazione per tutta la durata dello studio, non progettare di avere un figlio nei successivi due anni e accettare un rischio di gravidanza basso ma ignoto.

Il contraccettivo di questo studio si è dimostrato efficace quanto le pillole contraccettive femminili in commercio: sono rimaste incinte solo quattro donne tra le compagne dei 266 partecipanti che sono arrivati alla fase dello studio in cui il contraccettivo diventava pienamente efficace, cioè dopo circa tre mesi dall’inizio della somministrazione. Per questa ragione, nonostante il termine anticipato dello studio, i ricercatori sono rimasti soddisfatti del suo esito. Tra gli effetti collaterali riscontrati dai partecipanti i più comuni sono stati lo sviluppo di acne, dolore nel punto in cui era effettuata l’iniezione, aumento del desiderio sessuale e disturbi dell’umore. Il 99 per cento di questi effetti collaterali giudicati legati al contraccettivo sono considerati leggeri o moderati, ma lo studio è stato interrotto per via della frequenza degli effetti collaterali relativi all’umore. Venti partecipanti hanno abbandonato lo studio a causa di questi effetti collaterali: sei di loro avevano solo disturbi dell’umore; altri sei avevano un sintomo come acne, palpitazioni, ipertensione, dolore legato alla prima iniezione o disfunzione erettile; otto avevano più di un sintomo. Nel corso dello studio uno dei partecipanti si è suicidato, ma è stato dimostrato che è successo per cause indipendenti dalla somministrazione ormonale.

Maria Cristina Meriggiola, ginecologa e professoressa associata all’Università di Bologna, è una dei ricercatori che hanno firmato lo studio pubblicato sul Journal of Clinical Endocrinology and Metabolism e ha spiegato al Post che non si può escludere che alcuni degli effetti collaterali relativi all’umore riscontrati nei test siano stati in parte dovuti a cause ambientali, dato che 62 uomini tra i 65 che hanno segnalato disturbi dell’umore avevano partecipato ai test in un unico centro, in Indonesia. In questo tipo di studi è particolarmente difficile valutare il peso e le cause dei sintomi che potrebbero essere effetti collaterali, dato che per ovvie ragioni etiche non può esserci un gruppo di partecipanti a cui viene somministrato un placebo. In generale, è probabile che gli effetti collaterali siano legati al progestinico scelto per il farmaco, nel caso di questo studio il noretisterone enantato: la ricerca ora sta proseguendo con un nuovo tipo di progestinico e con un nuovo metodo di somministrazione del contraccettivo, con un gel da applicare quotidianamente invece che con l’iniezione da fare ogni otto settimane.

Le altre ricerche recenti sui contraccettivi maschili

La ricerca sugli anticoncezionali ormonali maschili è iniziata più o meno nello stesso periodo in cui è iniziata quella sulla pillola per le donne, cioè alla fine degli anni Cinquanta, e il gruppo internazionale di cui fa parte Meriggiola non è l’unico che sta studiando come ottenere un contraccettivo maschile farmacologico.

C’è ad esempio quello di Nnaemeka Amobi del King’s College di Londra, che sta sperimentando un anticoncezionale maschile non ormonale: invece di bloccare la produzione di spermatozoi fa sì che gli uomini non abbiano eiaculazioni nell’orgasmo, che per il resto avviene in modo normale. Il farmaco, tuttora in fase di sperimentazione, è soprannominato “pillola delle lenzuola pulite”. L’idea di Amobi è nata grazie ad alcuni studi, uno pubblicato nel 1968, un altro nei primi anni Ottanta: riguardavano gli “orgasmi secchi” avvenuti ad alcuni pazienti che assumevano un antipsicotico, la tioridazina, e un farmaco contro la pressione alta, la fenossibenzamina. Il primo causa sonnolenza, il secondo vertigini, quindi la squadra di Amobi sta cercando composti chimici che diano lo stesso effetto senza però grossi effetti collaterali. Il contraccettivo che risulterebbe da queste ricerche (una pillola da prendere alcune ore prima del rapporto sessuale e con un effetto di circa 24 ore) avrebbe anche una funzione di prevenzione nei confronti della trasmissione dell’HIV.

Un altro contraccettivo maschile non ormonale in fase di sperimentazione è il Vasalgel. È una sostanza gel che se iniettata nei dotti deferenti dell’apparato genitale maschile – quelli in cui passa lo sperma per andare dai testicoli al pene – impedisce che gli spermatozoi si aggiungano al liquido seminale prodotto da prostata e vescicole seminali. Dunque con il Vasalgel l’eiaculazione è garantita. Per annullare il suo effetto è sufficiente una seconda iniezione: in pratica questa tecnica è simile alla vasectomia, ma al contrario di questa dovrebbe essere più facilmente reversibile. Su Facebook più di 18mila persone seguono la pagina dedicata al Vasalgel che è stato pensato in India e la cui sperimentazione è sostenuta da una piccola fondazione californiana, la Parsemus Foundation di Elaine Lissner, che da anni è interessata ai contraccettivi maschili non ormonali.

vasalgelCome funziona il Vasalgel (Parsemus Foundation)

Un’altra ricerca ancora, della Monash University di Melbourne, in Australia, sta lavorando a una pillola che blocca i movimenti degli spermatozoi interrompendo l’azione di due proteine – per farlo peraltro usa dei vasodilatatori che hanno anche l’effetto di rafforzare le erezioni, come fa il Viagra. Nella parte indonesiana della Papua invece è diffuso l’uso di una pianta, la gandarusa (Justicia gendarussa), per l’effetto contraccettivo ottenuto masticandone le foglie: a partire dagli anni Ottanta i ricercatori hanno cercato di isolare la sostanza contenuta nelle foglie che dà questo effetto, ci sono riusciti e stanno testando una pillola che la contiene e funziona come una pillola femminile. Dopo tre giorni dall’ultima assunzione, la fertilità torna ai livelli precedenti l’assunzione continuata. Il governo indonesiano finanzia questa ricerca a causa della sovrappopolazione del paese.

Perché non esiste una pillola maschile?

Nel 1997 sembrava che la produzione di un contraccettivo ormonale maschile fosse vicinissima. La squadra di ricerca di Cameron Martin della Edinburgh Royal Infirmary era arrivata ai test finali di una pillola a base di progesterone, che doveva essere assunta insieme a iniezioni di testosterone. La casa farmaceutica olandese Organon (poi acquisita dalla Merck) si interessò a finanziare le fasi finali della ricerca – quelle più costose perché dato che richiedono la sperimentazione su persone hanno possibili spese medico-legali molto alte – ma poi il progetto fu abbandonato. In generale, al momento non esiste nessuna casa farmaceutica che stia finanziando ricerche su contraccettivi farmacologici maschili nonostante le diverse ricerche siano tutte a un buon punto.

Maria Cristina Meriggiola si occupa di studi sulla contraccezione ormonale maschile dal 1994 ma non è in grado di fare previsioni su quando un tipo di anticoncezionale di questo genere sarà disponibile in commercio, perché nonostante la ricerca sia a un buon punto non c’è nessuna casa farmaceutica intenzionata a sostenere i costi per arrivare all’immissione di un prodotto sul mercato. Le grandi aziende di farmaci non vedono un ritorno economico negli investimenti sui contraccettivi maschili. Lo studio a cui Meriggiola ha partecipato è stato co-finanziato dalle Nazioni Unite, dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e dal CONRAD, un programma della Eastern Virginia Medical School e dell’Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale (USAID), con fondi della Bill & Melinda Gates Foundation.

Tra le possibili ragioni per cui le case farmaceutiche non sarebbero interessate a produrre un contraccettivo farmacologico ci sono anche le opinioni correnti su questo tema. Secondo molti ci sarebbe una grossa differenza tra la pillola femminile e la potenziale pillola maschile relativamente al rapporto costi-benefici dell’una e dell’altra: mentre per le donne gli effetti collaterali dei dosaggi ormonali sarebbero l’inevitabile disagio da sopportare per evitare una gravidanza non voluta, gli uomini non prenderebbero il contraccettivo per salvaguardare il proprio corpo da effetti indesiderati dei rapporti sessuali, ma solo nell’ambito di una relazione stabile. Non è detto però che la maggior parte degli uomini pensino che per questa ragione non ci sia bisogno di un anticoncezionale maschile. Secondo un sondaggio del 2005 compiuto intervistando 9mila uomini in tutto il mondo, il 55 per cento degli uomini è interessato a una pillola maschile o a qualcosa del genere. L’82,3 per cento dei partecipanti allo studio a cui ha collaborato Meriggiola che sono arrivati alla fase finale della sperimentazione ha detto che userebbe volentieri un metodo contraccettivo come quello proposto dallo studio; tra le compagne dei partecipanti la percentuale era più bassa, il 76 per cento.