Cosa si dice di “American Pastoral”

È il film tratto dal famosissimo romanzo di Philip Roth, in Italia è nei cinema da pochi giorni: le recensioni parlano di un film apprezzabile ma non all'altezza del libro, una vecchia storia

American Pastoral, il film tratto dal famoso romanzo dello scrittore statunitense di origine ebraica Philip Roth, è uscito nelle sale italiane lo scorso giovedì. È un film particolarmente atteso, perché è tratto da uno dei romanzi più noti e venduti della letteratura americana, grazie al quale nel 1997 Roth vinse il Premio Pulitzer, e perché è il primo film diretto dal noto attore e ora regista scozzese Ewan McGregor, che interpreta anche il ruolo del personaggio principale.

La trama, senza spoiler
Pastorale americana – il titolo italiano del libro di Philip Roth – racconta la storia di Seymour Levov, detto “lo svedese”, della sua famiglia e di sua figlia Merry. Seymour è nato e cresciuto in una famiglia ebrea di Newark, una città del New Jersey, e fin da giovane diventa uno dei ragazzi più popolari e invidiati della città: è molto bello e dotato sia a scuola sia negli sport. Da grande, Seymour prende in gestione la Newark Maid, l’azienda produttrice di guanti fondata dal padre, e sposa Dawn Dwyer, ex Miss New Jersey (nel film interpretata da Jennifer Connelly).

I due hanno una figlia, Merry (Dakota Fanning), e la vita di Seymour e della sua famiglia trascorre serena fino a quando Merry raggiunge l’adolescenza. Fra gli anni Sessanta e Settanta infatti, Merry si avvicina sempre di più alla politica, mostrando idee molto più radicali rispetto a quelle della sua famiglia – che pure vota per i Democratici – e i rapporti con i genitori iniziano a peggiorare. Merry si unisce all’organizzazione politica di estrema sinistra dei Weathermen e viene accusata di un attentato a un ufficio postale, nella cui esplosione muore il proprietario. Dopo l’attentato Merry si dà alla fuga e da lì in poi la vita invidiabile della famiglia Levov, che in qualche modo rappresenta l’idea del benessere americano, va via via rovinandosi.

E quindi?
McGregor, la cui interpretazione è stata perlopiù apprezzata, ha detto: «I produttori hanno ricevuto una mail da Philip Roth in cui ha detto che il film gli è piaciuto molto e questo mi fa pensare che abbiamo raggiunto l’obiettivo, almeno lo spero». Fino ad ora però, American Pastoral non sembra aver ricevuto molte recensioni positive e la critica più diffusa riguarda l’adattamento della storia familiare dei Levov, ritenuto “debole” e non all’altezza del libro.

Wired ha scritto: «Adattare un’opera simile non è una questione di rendere bene la storia, di raccontarla a dovere, non sbagliare i costumi e fare scelte di cast appropriate (tutte parti che McGregor non ha trascurato): si tratta semmai di riuscire a trasmettere quelle medesime idee e sensazioni non usando la parola ma traducendole con il linguaggio delle immagini». Il critico cinematografico del New York Times, Stephen Holden, nella sua recensione ha scritto:

Il film non è una profanazione, ma una grave riduzione di un complesso capolavoro letterario. Questa superficialità, basata su un libro che evoca un’immagine bruciante della disintegrazione del sogno americano negli anni Sessanta, soprattutto per quanto riguarda l’identità ebraica e l’aspirazione, ammonta a poco più di una doverosa lista di scene che non potevano non essere girate.

Anche il Guardian cita le stesse motivazioni nel corso di una recensione perlopiù negativa, e parla più in generale delle note difficoltà dell’adattamento di libri così importanti e strutturati.