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  • Venerdì 7 ottobre 2016

Oggi si vota per il parlamento in Marocco

E per la prima volta i partiti che se la giocano sono solo due, uno islamista moderato e l'altro di centrosinistra: una breve guida

Una donna al voto a Rabat (FADEL SENNA/AFP/Getty Images)
Una donna al voto a Rabat (FADEL SENNA/AFP/Getty Images)

Venerdì 7 ottobre si vota in Marocco per le elezioni legislative, le decime dal riconoscimento dell’indipendenza del paese nel 1956, quando venne instaurata una Monarchia Costituzionale con a capo re Mohamed V. L’attuale re è Mohamed VI che nel luglio del 2011 avviò una serie di riforme costituzionali poi confermate in un referendum: prevedevano un ampliamento dei poteri del primo ministro e del parlamento e limitavano (almeno formalmente) quelli del sovrano cancellandone la «sacralità». La riforma prevedeva comunque che il re potesse decidere di scogliere il parlamento e che fosse lui a scegliere, all’interno del partito vincitore delle elezioni, il capo del governo.

Con le elezioni legislative di oggi vengono scelti tutti i 395 membri del parlamento. Per la prima volta ci sono due soli partiti favoriti, la cui competizione è stata definita dagli osservatori “feroce”: il Partito della giustizia e dello sviluppo, PJD, di orientamento islamista moderato e del premier uscente Abdelilah Benkirane; e il Partito dell’autenticità e della modernità, PAM, di centrosinistra e guidato da Ilyas el Omari.

Qualche numero
Il potere legislativo nel Regno del Marocco è attribuito al parlamento composto da due camere: la Camera dei Rappresentanti e la Camera dei Consiglieri. La Camera dei Consiglieri è composta da 270 membri eletti con scrutinio indiretto per rappresentare il mondo economico e sociale. L’ultima volta è stata rinnovata nell’ottobre 2009 e la prossima elezione è prevista per il 2018. La Camera dei Rappresentanti è composta da 395 membri: 305 saranno assegnati nelle 92 circoscrizioni locali, mentre gli altri 90 saranno eletti in un unico collegio nazionale, tra liste di composte da sole donne (60 posti) e da persone al di sotto dei 40 anni (30 posti). Nei registri elettorali del paese sono iscritti 15,7 milioni di persone su una popolazione totale di 34 milioni circa. Il 55 per cento di loro sono uomini e il 45 per cento sono donne. Nel sistema elettorale è prevista una soglia di sbarramento del 6 per cento nelle circoscrizioni locali e del 3 per cento nel collegio unico nazionale. Secondo i dati del ministero dell’Interno, sono state presentate 1.410 liste per un totale di 6.992 candidati.

Bipolarismo
Per la prima volta la scena politica del Marocco è occupata in larga parte da due principali partiti: il PJD, islamista e conservatore, e il PAM, liberale e di centrosinistra, che secondo alcuni è legato alla monarchia (Fouad Ali El Himma, attuale consigliere del re, è uno dei fondatori del partito). Le due formazioni sono molto diverse tra loro, ma hanno in comune il fatto di essere guidate da due personalità che hanno partecipato al “dissenso” contro il regno di Hassan II. Nel 1962 Hassan II promulgò una nuova Costituzione, in base alla quale nel 1963 si svolsero le elezioni parlamentari. Tuttavia tre anni dopo la Costituzione venne revocata e cominciarono le proteste e le violente repressioni politiche.

Benkirane, che ha 62 anni, è un ex attivista clandestino della Chabiba Islamia, un’organizzazione islamista violenta attiva negli anni Settanta che giudicava “empio” il regno di Hassan II e che fu responsabile dell’assassinio di un celebre socialista marocchino, Omar Benjelloun. Come altri militanti dell’organizzazione, negli anni Ottanta Benkirane rifiutò la violenza e cercò una via legittima di opposizione al regime. Entrò in parlamento per la prima volta nel 1997: aveva posizioni molto pesanti e critiche contro omosessuali, donne e élites occidentali, che nel tempo rese meno radicali. Nel 2007 il PJD si presentò come forza moderata e alle elezioni divenne il principale partito all’opposizione. Nel 2011 le vinse: l’affluenza fu molto bassa, il PJD ottenne 105 seggi.

(Abdelilah Benkirane, Larache, 1 ottobre 2016 – FADEL SENNA/AFP/Getty Images)

Marocco

Iliyas el Omari ha 48 anni ed è un ex maoista condannato a cinque anni di carcere e poi graziato. Il suo partito, PAM, è nato nel 2008 dalla fusione di altre cinque formazioni più piccole di cui fanno parte molte persone considerate vicine all’attuale re. PAM partecipò per la prima volta alle legislative del 2011, arrivando quarto con poco più dell’11 per cento dei voti e ottenendo 47 seggi in parlamento. Il successo maggiore arrivò alle municipali del 2015, quando divenne il primo partito del Marocco, raccogliendo consensi soprattutto nelle campagne. Ilyas El Omari è stato eletto segretario del partito quest’anno.

(Ilyas el Omari, Casablanca, settemrbe 2016 – Getty Images)

Marocco

La campagna elettorale
I cinque anni di governo di Benkirane sono stati molto criticati per i risultati ottenuti in campo economico e sociale, considerati piuttosto modesti sia dai sindacati che dalle organizzazioni dei datori di lavoro. Durante la campagna elettorale, il PDJ ha puntato molto nell’attribuire gli insuccessi a delle manovre sotterranee non meglio specificate e ha fatto attenzione a presentarsi sia come il partito più compatibile con il cosiddetto “sistema” e con la monarchia (che in Marocco sono ancora molto influenti), sia a criticarli attribuendo proprio a loro una possibile sconfitta. Il PJD ha successo soprattutto tra le classi medie delle città, religiose e conservatrici, e in una parte consistente dei giovani.

Il PJD accusa il PAM di essere il partito del “palazzo”, del ministero degli Interni e del cosiddetto “tahakom“, il presunto sistema invisibile che secondo qualche teoria un po’ complottista controllerebbe il paese. Qualcuno ha paragonato l’uso del fantasma del “tahakom” da parte del PDJ all’«asse del male» (“axis of evil”) di cui l’ex presidente degli Stati Uniti George W. Bush parlò in occasione del suo discorso sullo stato dell’Unione del 29 gennaio 2002. Per Bush l’asse del male era un ipotetico complotto di nazioni favorevoli al terrorismo impegnate nello sviluppo di armi di distruzione di massa. Allo stesso modo il “tahakom” sarebbe un disegno clandestino a cui partecipano segretamente la monarchia e altre personalità importanti del Marocco, con l’obiettivo di difendere gli interessi solo di alcuni e di cui il PAM sarebbe l’espressione politica visibile.

Diversi osservatori dicono che con queste elezioni il Marocco sceglierà che tipo di paese vuole essere: se vuole proseguire in un percorso sebbene moderato di islamizzazione dei costumi e della società, o se vuole aderire invece al modello più vicino a quello sostenuto dal re e basato maggiormente sulla difesa delle libertà individuali e della modernità. Il partito di Iliyas el Oamri ha fatto campagna elettorale proprio in questa seconda direzione.

Iliyas el Oamri ha detto che più di 1,5 milioni di marocchini e parte dell’economia del nord del paese dipendono dalla coltivazione di cannabis, un fatto che secondo lui sarebbe stato ignorato durante gli ultimi sessant’anni. Iliyas el Oamri propone l’apertura di un dibattito nazionale, pubblico e su basi scientifiche, «per porre fine alla politica dello struzzo». Si potrà arrivare alla conclusione che la cannabis è dannosa e allora si agirà di conseguenza, oppure no, «che cioè può esserne fatto un impiego positivo in particolare nel campo medico, come dimostrato da alcune esperienze americane ed europee. Ma non c’è niente di peggio che lasciare che la situazione vada come sta andando». PAM propone anche una revisione del codice penale che faccia progredire le libertà individuali: si parla di depenalizzazione del consumo di alcol e della non punibilità del sesso al di fuori del matrimonio. Un altro impegno del partito è stato quello di raddoppiare le spese di bilancio per la cultura: «La cultura è lo 0,6 per cento del bilancio nazionale. Una vergogna».

Iliyas el Oamri ha poi attaccato direttamente il PJD, denunciando le cattive politiche del governo in materia di istruzione e nel sociale, insistendo sul livello preoccupante del debito pubblico, sul calo degli investimenti e dei consumi delle famiglie, sui risultati deludenti nel campo della lotta alla corruzione, che era stata al centro della precedente campagna elettorale del PJD, e parlando dei recenti scandali sessuali che hanno coinvolto due predicatori islamisti legati al partito. Iliyas el Oamri ha anche detto che il «PJD non difende il Marocco, ma il califfato» spiegando poi: «I giovani marocchini che si sono uniti allo Stato Islamico, da dove vengono? Chi gestisce le moschee e le associazioni che li hanno preparati e indottrinati per il jihad? Gli islamisti, i nostri islamisti».