Dal 16 al 20 settembre si è svolta la London Fashion Week, la settimana della moda di Londra, dove i principali marchi britannici hanno presentato le loro collezioni per la primavera/estate 2017. Londra è famosa soprattutto per lo spazio che dà a stilisti emergenti, nomi nuovi e collezioni sperimentali. Anche a Londra, come a New York, ci sono state molte sfilate e presentazioni: i giornali hanno parlato soprattutto di quelle con proposte originali o nuove strategie di mercato, come Burberry che ha messo in vendita subito i suoi abiti come hanno già fatto gli americani Tom Ford e Ralph Lauren, oppure perché hanno festeggiato anniversari importanti, come lo stilista Kristopher Kane e Versus, la seconda linea di Versace. Si è scritto anche dell’evoluzione di stile della greca Mary Katrantzou e dell’inglese Anya Hindmarch. Tutto sommato però non si sono viste cose a cui la stampa ha dedicato più spazio del solito: è stata, in sostanza, una settimana della moda piuttosto normale.
Kristopher Kane
Lo stilista inglese Christopher Kane ha festeggiato quest’anno i dieci anni del marchio che porta il suo nome, fondato a Londra nel 2006, poco dopo essersi laureato alla prestigiosa scuola di moda Central Saint Martins. Fu considerato da subito uno bravo da tenere d’occhio perché sa mescolare in modo originale i tessuti e ridefinire le linee del corpo femminile. kane e la sorella, che lavora con lui, hanno raccontato i loro inizi in un’intervista a Vogue America: avevano affittato un appartamento a Parigi da usare come atelier ma era troppo piccolo per ospitare le decine di persone che entravano per comprare gli abiti. Kane fu notato anche da Donatella Versace, che nel 2009 lo chiamò alla guida creativa della sua seconda linea, Versus. La collezione per la primavera/estate 2017 contiene una sorta di omaggio ai suoi primi lavori, con cappotti con stampate sopra vecchie polaroid scattate nel dietro le quinte delle sue sfilate. Kane ha anche rivisitato le Crocs, le ciabatte di gomma molto criticate ma anche molto vendute, ricoprendole di brillantini e applicazioni tridimensionali.
Burberry
È uno dei simboli della moda inglese e per questa Settimana della moda se n’è parlato parecchio: sta cambiando molto e la sfilata di lunedì 19 settembre, ha scritto la critica di moda del New York Times Vanessa Friedman, è un punto di svolta importante. A febbraio era stata la prima azienda ad annunciare che avrebbe unito la collezione femminile e quella maschile in un’unica sfilata, e che i capi si sarebbero potuti acquistare subito dopo, secondo la cosiddetta strategia del “see-now, buy-now”. La sfilata è stata organizzata negli spazi di una ex libreria a Charing Cross Road e già dal giorno si poteva comprare i vestiti online. Chi ha assistito alla sfilata ha trovato sulle sedie il libro di Virginia Wolf Orlando: A Biography, a cui si è ispirato Christopher Bailey, direttore creativo e presidente di Burberry, che recentemente ha lasciato il ruolo di amministratore delegato per concentrarsi sulla parte creativa. I vestiti richiamavano infatti l’epoca elisabettiana e alludevano alla mescolanza dei generi, con uomini e donne che indossavano cose molto simili come aveva già fatto Alessandro Michele nelle sue collezioni per Gucci.
Mary Katrantzou
Si è parlato molto anche della stilista di origini greche Mary Katrantzou, uno dei nomi di punta della settimana della moda inglese. Ha lanciato il suo marchio nel 2008, ed è famosa per i vestiti molto colorati con stampe eccentriche, realizzati spesso con la tecnica del trompe l’oeil: sono abiti stampati ma sembrano dipinti. Katrantzou ha provato a non farli più ma non ha avuto lo stesso successo, come ha spiegato Tim Blanks sulla rivista Business of Fashion. Per questo li ha introdotti di nuovo nell’ultima collezione, mescolando pop art, lo stile geometrico dell’Antica Grecia e motivi geometrici tridimensionali dai colori accesi. Si trattava soprattutto di tuniche lunghe con spalle e fianchi tondeggianti, simili ad anfore, e vestitini corti portati sopra a pantaloni in lurex. Secondo Blanks la collezione era interessante ma dava la sensazione che mancasse qualcosa.
Anya Hindmarch
Una delle sfilate più interessanti per la scenografia oltre che per i vestiti è quella della stilista inglese Anya Hindmarch, che ha costruito una scalinata di gradini bianchi da cui le modelle salivano e scendevano, con il pubblico disposto attorno. La scenografia era ispirata alla precisione della matematica, riflessa anche nel rigore delle linee e dei tagli dei capi. C’erano soprattutto soprabiti di neoprene in colori corallo, pesca, lime, lilla e blu, quasi tutti con intarsi tridimensionali che sono piaciuti molto alla stampa. Hindmarch, che ha fondato il suo marchio nel 1993, ha sempre creato perlopiù accessori e ha avuto quindi una particolare cura per le borse, proposte in molte dimensioni e colori.
Versus
È la seconda linea di Versace, che da qualche anno sfila a Londra: al momento è l’unica casa di moda italiana a presentare una collezione alla London Fashion Week. Quest’anno Donatella Versace, per festeggiare i 26 anni della linea, ha creato una collezione che ripropone lo stile dei primi tempi, quello di una donna decisa che indossa anfibi e pelle nera, come mostrato da subito la modella Bella Hadid nell’aprire la sfilata. Versus fu lanciata nel 1990 da Gianni Versace: era disegnata dalla sorella Donatella che ruppe le regole della moda dell’epoca con uno stile molto aggressivo e considerato spesso ribelle. Per diversi anni – almeno dal 1995 al 2003 – Versus ha sfilato alla settimana della moda di New York e poi a quella di Milano. Negli ultimi tempi invece si è spostata a Londra, anche grazie a collezioni disegnate da stilisti giovani ed emergenti: Versace ha assunto prima Christopher Kane e poi Anthony Vaccarello, ora diventato direttore creativo di Saint Laurent al posto di Hedi Slimane. In occasione della sfilata Versace ha detto a Vogue America che anche lei quattro anni fa aveva provato a introdurre il sistema “see-now, buy-now” – con capi destinati però all’anno successivo – ma non aveva funzionato: secondo lei è meglio rinnovare sempre i negozi con prodotti nuovi di volta in volta.