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  • Venerdì 16 settembre 2016

Come si leggono le classifiche dei libri

Escono sui giornali nel weekend e le posizioni sono chiare a tutti, ma pochi – anche tra gli addetti ai lavori – hanno le idee chiare sul significato degli altri numerini

Le classifiche dei libri sono una tradizione giornalistica del weekend. Il sabato esce quella di Tuttolibri della Stampa, basata sui dati Nielsen, e la domenica escono quelle di Repubblica e della Lettura del Corriere della sera, entrambe su elaborazione di GFK. La scelta dei giorni d’uscita – probabilmente importata dalla tradizione anglosassone e in particolare dai bestseller del New York Times – si deve alla convinzione che durante il weekend i lettori abbiano più tempo per leggere i giornali e più attenzione per cose che non hanno un’utilità diretta e un legame specifico con il denaro, la politica o la violenza: come i libri, appunto.

Le classifiche sono il luogo in cui le lettere stampate si trasformano in numeri, quindi in soldi e lettori: sono l’informazione che misura il successo economico, e quindi in qualche misura anche culturale, di un testo pubblicato in forma di libro. Per questo le classifiche alimentano se stesse: sono fondamentali per indurre gli editori a nuove ristampe, i librai a nuovi ordini e i lettori a nuovi acquisti. Di come funzionano abbiamo già scritto: le rilevazioni si fondano su librerie campione, quindi non dicono l’esatto numero di copie effettivamente vendute: sono stime che peraltro non tengono in considerazione le vendite della grande distribuzione, cioè di autogrill e supermercati, quelle di eBook e soprattutto di Amazon, che ha deciso di non fornire dati ma che negli Stati Uniti ha superato il 50 per cento del totale delle vendite e in Italia nel 2015 – al netto degli eBook, e compresi tutti i negozi online – ha un peso stimato poco sotto il 13,9 per cento. Come si leggano le classifiche, invece, è meno chiaro. Per conoscere i titoli che vendono di più e quelli di cui si parla – di cui, quindi, è bene conoscere per non fare brutte figure – è sufficiente dare un’occhiata. Gli altri numeri invece sono un mistero per la maggior parte dei lettori, ma anche dei giornalisti culturali e degli editori interpellati dal Post.

Indice di vendita
L’indicatore fondamentale è l’indice di vendita, quel numerino normalmente a due cifre che compare di solito in alto a destra di ogni titolo. Il primo libro in classifica ha sempre un indicatore 100, indipendentemente da quante copie abbia venduto la settimana precedente a quella di uscita del giornale (le classifiche si riferiscono sempre alla settimana che va dal lunedì alla domenica della settimana precedente alla pubblicazione: quindi quando vengono pubblicate, sono già passate). Gli indicatori non esprimono numeri assoluti, ma valori relativi rispetto agli altri libri della settimana: un indicatore 100 nel periodo di Natale vale incomparabilmente di più dello stesso indicatore che appare per esempio nella classifica della terza settimana di gennaio, periodo in cui il mercato dei libri tradizionalmente attraversa uno dei momenti peggiori. Semplificando, un indicatore 100 nel periodo di Natale corrisponde a 40-50 mila copie, nelle altre settimane è intorno alle 10 mila.

E viceversa: un indicatore 10 nel periodo di Natale potrebbe valere in termini di copie più di un indicatore 100 in un altro periodo dell’anno. Le vendite stimate degli altri libri in classifica sono tutte definite in rapporto al valore 100 attribuito al primo. I libri nelle classiche di settore – oltre alla Top Ten, i quotidiani pubblicano tutti anche classifiche per genere – hanno spesso indicatori minimi rispetto al più venduto, anche di poche unità. Il primo libro in classifica normalmente è intorno alle 10 mila copie a settimana, questo significa che bastano 3 mila/3.500 copie per entrare nei primi 10.

Indicatori sull’andamento
Oltre all’indice di vendita, di fianco ai titoli spesso compare un triangolo o una freccia con la punta rivolta verso il basso o verso l’alto, oppure orizzontale: indica l’andamento del libro rispetto alla settimana precedente, cioè se le vendite stanno crescendo o sono in diminuzione, un dato essenziale per fare decidere a un libraio o a un editore se riordinarlo o ristamparlo in base alle copie ancora in magazzino (librai ed editori dispongono di solito di classifiche più dettagliate, fogli Excel dove sono indicate le settimane in classifica, e le copie stimate di vendita nelle varie settimane).

Nella Top Ten di Repubblica, sotto l’indice di vendita compare un altro numero, di cui in pochi – anche tra chi si occupa professionalmente di editoria – sanno indicare la natura: dice da quante settimane quel libro è nei primi dieci. Dalla classifica qui sotto, per esempio, si capisce che i primi due libri – Io prima di te di Jojo Moyes e 07/07/2007 di Antonio Manzini – sono tra i primi dieci da cinque settimane, mentre La ragazza del treno di Paula Hawkins è nella Top Ten da 32 settimane e che quella settimana nei primi dieci è entrato un solo nuovo libro – Mai più senza di te. Bad Boy di Blair Holden – al nono posto. Il dato sulla permanenza in classifica non compare, invece, nelle classifiche di genere che riportano solo l’indice di vendita e che tutti i quotidiani suddividono secondo la classica scansione: Narrativa italiana, Narrativa straniera, Saggistica, Varia, Tascabili, Ragazzi.

repubblica

Non dà informazioni sul numero di settimane in classifica neppure la Top Ten della Lettura del Corriere della Sera. Il numero piccolo tra parentesi, che compare sotto quello della posizione in classifica dell’ultima settimana, dice che posizione occupava la settimana precedente, precisa cioè l’entità del triangolo, che è azzurro se il libro è in salita e rosso se è in discesa. Il trattino viene usato per quei libri che la settimana precedente non erano nella Top Ten. L’indicatore R – che compare all’ottavo posto, sotto L’amica geniale di Elena Ferrante – sta per “rientro”: si usa per quei libri che dopo essere stati nella classifica in passato ne erano usciti, per poi rientrarvi.

corriereLa classifica dei Primi dieci di Tuttolibri – che è realizzata da Nielsen su un campione di 900 librerie – non dice nulla né sulla posizione della settimana precedente, né sulla permanenza in classifica, informazione che invece viene data con molta precisione nelle classifiche di settore. L’indicatore che compare tra parentesi nelle classifiche di settore di fianco all’indice di vendita – per esempio il (13) per L’altro capo del filo di Camilleri al primo posto della Narrativa italiana, il (91) per Il Piccolo Principe al terzo della Varia e il (171) della Dieta del dottor Mozzi (qui chi diavolo è il Dottor Mozzi) – dice da quante settimane il libro è nella classifica complessiva, anche se non è chiaro fino a quale posizione venga considerata tale (le classifiche totali, quelle che ricevono editori e giornalisti abbonati, arrivano a elencare i 2.500 libri più venduti di ogni settimana).
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