Come scegliamo i partner online

Una ricerca ha analizzato 1,1 milioni di interazioni su un servizio di incontri, scoprendo che gli utenti sono molto ma molto selettivi

Negli ultimi anni le applicazioni per incontrare qualcuno, a partire dalla più usata e conosciuta Tinder, hanno riportato di moda i servizi per conoscersi online, che avevano riscosso un cospicuo successo nei primi anni di Internet, prima dell’arrivo dei social network. Ogni giorno decine di milioni di persone sfogliano i profili di altrettanti milioni di persone, alla ricerca di quelle che si avvicinano di più ai loro gusti e che potrebbero portare a una nuova relazione. I siti e le app per il dating sono diventate una risorsa importante per molti studi sociologici, allo scopo di capire meglio come ci comportiamo quando scegliamo un partner attraverso Internet. Uno degli studi più estesi e interessanti degli ultimi tempi è stato pubblicato la settimana scorsa su Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS): basandosi sull’analisi di un milione di interazioni, ha concluso che la maggior parte degli utenti attua una selezione molto rigida da subito, escludendo chi non raggiunge anche solo uno dei suoi standard.

La ricerca è stata condotta da un gruppo coordinato da Elizabeth Bruch, sociologa presso la University of Michigan, negli Stati Uniti, sulla base dei dati forniti da uno dei più grandi servizi per il dating online, che ha però chiesto di restare anonimo. I ricercatori si sono fatti dare i dati (resi anonimi) di 1.855 persone iscritte al servizio e residenti a New York, che dalla loro iscrizione al servizio hanno prodotto 1,1 milioni di interazioni, mentre erano alla ricerca del partner ideale. Come avviene sulla maggior parte dei servizi di questo tipo, ogni utente poteva caricare sul proprio profilo una fotografia, una breve biografia e informazioni su età, altezza, peso, livello di istruzione, abitudini di vario tipo come alcol e fumo.

Organizzare i dati non è stato semplice, perché i comportamenti delle persone sui siti di dating differiscono molto a seconda dell’età, del genere e di ciò che si cerca quando si consultano i profili degli altri iscritti. I ricercatori hanno comunque identificato un modello che si adatta alla maggior parte degli utenti: in una prima fase si scorrono i profili e si decide molto rapidamente quali escludere, quasi sempre sulla base delle fotografie disponibili e di altre informazioni essenziali come l’età; in una seconda fase la ricerca viene affinata e ogni iscritto decide se scrivere un messaggio o rispondere a quello inviato da qualcuno. L’ultima fase è quella dell’incontro, ma è la più complicata e imperscrutabile, perché non avviene online e non dà quindi la possibilità di raccogliere molti dati e organizzarli per una ricerca.

Identificate le tre fasi, i ricercatori hanno elaborato un modello statistico basato sulle interazioni messe a disposizione dal servizio di dating. Poi hanno approfondito ogni fase, cercando di identificare le condizioni che portano all’esclusione di qualcuno o al proseguimento verso il passaggio successivo, aumentando le probabilità di un incontro e dell’avvio di una relazione.

Nella prima fase, le caratteristiche che deve avere una persona per passare alla successiva sono determinanti: se ne manca una, la probabilità di essere scartati aumentano enormemente. Se per esempio manca la foto profilo, e non si può quindi sapere se fisicamente la persona corrisponde ai propri gusti, è 20 volte meno probabile che ci si soffermi sul profilo per leggere le altre informazioni. Anche l’essere fumatori si è rivelata una condizione insormontabile in molti casi, con una riduzione di 10 volte nell’interesse da parte di chi è alla ricerca di un partner (ma parliamo di New York, dove il fumo è piuttosto maltollerato, soprattutto dai più giovani e dai più istruiti).

L’età è comunque la condizione delle condizioni. A parità del resto, le donne del campione studiato da Bruch si sono rivelate 400 volte meno interessate a scorrere e leggere i profili di uomini molto più vecchi di loro. Dipende però anche dall’età di chi è alla ricerca di un partner: rispetto ai loro coetanei di sesso maschile, le ventenni sono 10 volte meno interessate agli uomini oltre i 30 anni, mentre le donne intorno ai 45 anni si sono dimostrate più interessate del 10 per cento nel cercare uomini con età superiore ai 55 anni. Il risultato per quanto riguarda gli uomini appare più scontato: in media gli uomini sui 40 cercano donne più giovani di loro.

Oltre all’età, anche l’aspetto fisico ha un ruolo importante e in molti si pongono un limite oltre il quale non sono disposti a scendere. Anche se di poco, le donne si sono rivelate più interessate all’altezza dei potenziali partner rispetto agli uomini. I maschi, invece, hanno dimostrato di essere più attenti al peso delle iscritte: in media si sono mostrati meno interessati a scorrere i profili di donne robuste.

Nella seconda fase, quella dove ci si scambiano messaggi e si fa conoscenza, si sono ripetuti gli schemi sulle condizioni insormontabili della prima, ma con effetti meno marcati grazie alla selezione già effettuata. Nel complesso, quindi, è la prima fase a essere la più dura, quella in cui si è più spietati e selettivi, probabilmente complice il fatto di non essersi ancora esposti in prima persona.

La ricerca condotta da Bruch e colleghi è stata accolta molto positivamente da altri ricercatori sul campo, soprattutto per avere elaborato un primo modello di comportamento, che in futuro potrà essere affinato e migliorato sulla base di altri dati, contribuendo a spiegare come ci comportiamo quando siamo alla ricerca di un partner su un sito o un’applicazione. E non è un tema banale o dalla scarsa portata: la comunicazione online ha cambiato sensibilmente il modo in cui conosciamo e ci rapportiamo con le persone, soprattutto in ambito sentimentale. Secondo una stima condotta dall’istituto di ricerca statunitense Pew, circa il 5 per cento degli americani attualmente in una relazione ha conosciuto il proprio partner online, attraverso un sito per il dating: in numeri assoluti parliamo di 30 milioni di persone.

Altri ricercatori auspicano che presto sia Tinder a offrire parte dei suoi dati, in forma anonima, per compiere studi analoghi a quelli di Bruch, ma su una base di utenti ancora più grande. Tinder potrebbe essere indicativo per capire meglio come funziona la prima fase del dating online: la sua app mostra informazioni abbastanza dettagliate degli iscritti, ma privilegia comunque una rapida navigazione tra le anteprime dei loro profili in cui oltre alla foto ci sono solo nome, età e impiego.