La scrittrice e attrice Goliarda Sapienza (ARCHIVIO/ANSA)

«Mentivano molte parole, mentivano quasi tutte»

Lo scriveva nel romanzo "L'arte della gioia" Goliarda Sapienza, che morì 20 anni fa

«Il male sta nelle parole che la tradizione ha voluto assolute, nei significati snaturati che le parole continuano a rivestire. Mentiva la parola amore, esattamente come la parola morte. Mentivano molte parole, mentivano quasi tutte. Ecco che cosa dovevo fare: studiare le parole esattamente come si studiano le piante, gli animali… E poi, ripulirle dalla muffa, liberarle dalle incrostazioni di secoli di tradizione, inventarne delle nuove, e soprattutto scartare per non servirsi più di quelle che l’uso quotidiano adopera con maggiore frequenza, le più marce, come: sublime, dovere, tradizione, abnegazione, umiltà, anima, pudore, cuore, eroismo, sentimento, pietà, sacrificio, rassegnazione».

Da L’arte della gioia di Goliarda Sapienza

Goliarda Sapienza era un’attrice e scrittrice italiana il cui romanzo più famoso, L’arte della gioia, fu pubblicato postumo nel 1998. Sapienza nacque a Catania il 10 maggio 1924 e morì a Gaeta il 30 agosto 1996, vent’anni fa. Il suo nome molto particolare era dovuto alle idee dei suoi genitori, l’avvocato e socialista libertario Giuseppe Sapienza, che fu membro dell’Assemblea Costituente, e la sua compagna Maria Giudice. Goliarda Sapienza è nota, tra le altre cose, per aver scontato una condanna nel carcere di Rebibbia, a Roma, per aver rubato dei gioielli in casa di una conoscente. Dell’esperienza di detenuta Sapienza scrisse nel libro L’università di Rebibbia.

Continua sul Post