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  • Martedì 30 agosto 2016

«Mentivano molte parole, mentivano quasi tutte»

Lo scriveva nel romanzo "L'arte della gioia" Goliarda Sapienza, che morì 20 anni fa

La scrittrice e attrice Goliarda Sapienza (ARCHIVIO/ANSA)
La scrittrice e attrice Goliarda Sapienza (ARCHIVIO/ANSA)

«Il male sta nelle parole che la tradizione ha voluto assolute, nei significati snaturati che le parole continuano a rivestire. Mentiva la parola amore, esattamente come la parola morte. Mentivano molte parole, mentivano quasi tutte. Ecco che cosa dovevo fare: studiare le parole esattamente come si studiano le piante, gli animali… E poi, ripulirle dalla muffa, liberarle dalle incrostazioni di secoli di tradizione, inventarne delle nuove, e soprattutto scartare per non servirsi più di quelle che l’uso quotidiano adopera con maggiore frequenza, le più marce, come: sublime, dovere, tradizione, abnegazione, umiltà, anima, pudore, cuore, eroismo, sentimento, pietà, sacrificio, rassegnazione».

Da L’arte della gioia di Goliarda Sapienza

Goliarda Sapienza era un’attrice e scrittrice italiana il cui romanzo più famoso, L’arte della gioia, fu pubblicato postumo nel 1998. Sapienza nacque a Catania il 10 maggio 1924 e morì a Gaeta il 30 agosto 1996, vent’anni fa. Il suo nome molto particolare era dovuto alle idee dei suoi genitori, l’avvocato e socialista libertario Giuseppe Sapienza, che fu membro dell’Assemblea Costituente, e la sua compagna Maria Giudice. Goliarda Sapienza è nota, tra le altre cose, per aver scontato una condanna nel carcere di Rebibbia, a Roma, per aver rubato dei gioielli in casa di una conoscente. Dell’esperienza di detenuta Sapienza scrisse nel libro L’università di Rebibbia.