Continua il brutto momento di Coca Cola
Le vendite continuano a calare in quasi tutto il mondo e la società sta puntando molto sulla diversificazione per uscire dalla crisi
di Jennifer Kaplan – Bloomberg
Coca Cola, la più grande azienda produttrice di bibite analcoliche al mondo, ha pubblicato i dati relativi alle vendite del secondo trimestre del 2016. I risultati sono stati inferiori alle stime degli analisti a causa del calo dei ricavi ottenuti all’estero, che hanno pesato più dei modesti miglioramenti di vendite registrati negli Stati Uniti. Le vendite di Coca Cola sono scese del 5,1 per cento, raggiungendo 11,5 miliardi di dollari (circa 10,3 miliardi di euro), ha detto l’azienda di Atlanta in un comunicato diffuso mercoledì 27 luglio. La media delle previsioni degli analisti era di 11,6 miliardi di dollari. I guadagni su ogni azione, invece, sono stati di 60 centesimi di dollaro, superiori alla media stimata dagli analisti di 58 centesimi.
Per aumentare i profitti dell’azienda, il CEO di Coca Cola Muhtar Kent ha introdotto nuove dimensioni nelle confezioni e ha avviato un’iniziativa per il taglio dei costi da 3 miliardi di dollari. Gli sforzi, però, sono stati vanificati dal rallentamento dei ricavi internazionali dell’azienda. Le vendite del secondo trimestre di quest’anno sono scese in tutte le divisioni regionali di Coca Cola, a eccezione del Nord America, dove sono cresciute del 2,2 per cento. «Ovviamente, è stato un trimestre difficile», ha detto Nik Modi, analista di RBC Capital Markets. «La maggior parte delle multinazionali non sta centrando le aspettative in termini di ricavi». A New York, le azioni di Coca Cola sono scese fino al 3,9 per cento, raggiungendo 43,13 dollari, il calo più alto all’interno della stessa giornata in tre mesi. Fino a martedì, quest’anno le azioni erano salite del 4,5 per cento. Coca Cola ha anche tagliato le sue previsioni sui cosiddetti “ricavi organici”. Quest’anno, il dato – che non tiene conto degli effetti di acquisizioni, cessioni e tassi di cambio delle monete – crescerà di circa il 3 per cento, contro le iniziali previsioni di un aumento dal 4 al 5 per cento, ha reso noto l’azienda. Coca Cola ha comunicato che i guadagni su ogni azione dell’azienda diminuiranno dal 4 al 7 per cento quest’anno, escludendo alcuni titoli, il che equivale a un profitto da 1,86 a 1,92 dollari per ogni azione. Gli analisti avevano invece stimato un guadagno di 1,94 dollari, cioè un calo del 3 per cento.
Coca Cola, Pepsi e Dr Pepper (un’altra famosa bevanda gasata americana) hanno dovuto affrontare un calo dei volumi di vendita, in un periodo in cui i clienti optano per alternative più salutari. Nei tre mesi che si sono conclusi il 5 giugno, le vendite delle bibite analcoliche gasate sono scese, ha detto Pablo Zuan, un analista di Susquehanna Financial Group, citando dati di IRI, una società americana che si occupa di ricerche di mercato. Negli Stati Uniti, il consumo di bibite gasate pro capite ha raggiunto nel 2015 il picco negativo in trent’anni, stando ai dati della pubblicazione di settore Beverage Digest.
Alcune amministrazioni comunali statunitensi stanno inoltre adottando misure contro le bevande gasate. Il mese scorso Philadelphia è diventata la prima grande città americana ad approvare una tassa sulle bevande dietetiche e su quelle con zuccheri aggiunti. Mercoledì, Coca Cola ha detto che il volume delle vendite globali non è cambiato molto nel secondo trimestre. Per contrastare il calo a lungo termine del consumo di bevande gasate, Coca Cola ha ampliato la gamma dei suoi prodotti. Lo scorso mese l’azienda ha rilevato una quota di L.A. Aloe, un’azienda che produce acqua aromatizzata all’aloe. Ad agosto, ha investito in Suja Life, un’azienda che fa succhi d’arancia, con un’opzione per rilevarne la maggioranza dopo tre anni. Precedentemente, Coca Cola aveva comprato una partecipazione di Monster, un’azienda che produce bevande energetiche, e di Keurig Green Mountain. «Se stiamo trasformando il portfolio dei nostri prodotti? Sì», ha detto Kent. «È questo il futuro per noi».
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