Come Sigmund Freud creò la psicanalisi

Lui, era nato oggi centosessant'anni fa: e introdusse nuovi modi di pensare e nuovi modi di studiare quello che pensiamo

Sigmund Freud nel 1931 in posa davanti a uno scultore. (AP Photo/File)
Sigmund Freud nel 1931 in posa davanti a uno scultore. (AP Photo/File)

Sigmund Freud, il celebre neurologo ritenuto il fondatore della psicoanalisi, che oggi è uno dei settori più importanti della psicologia, era nato il 6 maggio di 160 anni fa a Freiberg, città che all’epoca era parte l’Impero austriaco e che oggi è nella Repubblica Ceca. Nel corso della sua lunga carriera, Freud elaborò la sua teoria filosofica e scientifica secondo cui i processi psichici inconsci influenzano in modo determinante il pensiero, il comportamento e le interazioni tra le persone. Le sue teorie sul legame tra inconscio e strutture fisiche della mente e più in generale dell’organismo hanno trovato parziali conferme, decenni dopo, nella neurologia e nella psichiatria. Freud è quindi considerato uno degli scienziati più importanti vissuti tra l’Ottocento e il Novecento, anche se negli anni i detrattori hanno messo in dubbio le sue teorie, dibattute ancora oggi soprattutto per quanto riguarda l’effettiva efficacia della psicoanalisi nel trattamento dei pazienti.

I primi anni della carriera di Freud
Sigismund Schlomo Freud nacque il 6 maggio del 1856 in una famiglia di origini ebraiche. Il padre, che era un commerciante di lana, si trasferì pochi anni dopo a Vienna, dove Freud proseguì i propri studi, seppure con qualche difficoltà legata all’antisemitismo in città, e nel 1877 decise di abbreviare il proprio nome in Sigmund. Nel marzo del 1881 Freud si laureò in medicina e iniziò a lavorare come ricercatore, occupandosi di neuro-istologia, ma dopo qualche anno abbandonò perché frustrato dai lenti progressi ottenuti nel campo della ricerca e si dedicò alla cura diretta dei pazienti, occupandosi delle persone con problemi neurologici presso l’Ospedale Generale di Vienna. Sperimentò su se stesso la cocaina, ancora poco conosciuta, e si convinse che avesse pochi effetti collaterali, tanto da utilizzarla in alternativa alla morfina. I suoi studi sulla sostanza furono messi in discussione, soprattutto quando si evidenziò il problema della dipendenza da cocaina, più marcata di quella da morfina, a seguito dei quali Freud accantonò i suoi esperimenti.

Freud in compenso ebbe la possibilità di osservare gli effetti della cocaina – allucinazioni e paranoie – in un suo amico, che aveva provato a curare con la sostanza per evitare ulteriori infusioni di morfina, da cui il paziente era diventato dipendente. Le osservazioni finirono in uno dei primi saggi di Freud sulla “dipendenza e paura da cocaina”. Grazie ai suoi primi lavori di ricerca, nel 1885 per Freud iniziò la carriera accademica diventando professore ordinario presso l’Università di Vienna. Si dedicò allo studio dell’ipnosi per il trattamento dell’isteria, attirandosi nuovamente critiche e scetticismi da parte dei colleghi. Nel 1886 si sposò con Martha Bernays, dopo anni di rinvii del matrimonio, e nel 1887 Freud ebbe la prima figlia, Mathilde, cui sarebbe seguita la nascita di altri cinque figli.

Gli studi sulle psicosi
In quegli anni, Sigmund Freud aprì anche il suo primo studio privato, dove applicava buona parte delle terapie – più o meno empiriche – sviluppate fino ad allora per trattare le patologie del sistema nervoso, dall’elettroterapia alle cure termali passando per l’ipnosi, su cui aveva proseguito gli studi. Incontrò Josef Breuer, fisiologo molto apprezzato, e si interessò ai metodi che stava sperimentando su una paziente per curare alcuni sintomi come l’idrofobia attraverso l’ipnosi. L’osservazione del sistema usato da Breuer portò Freud a elaborare le prime teorie sul ruolo dei ricordi traumatici nella psiche. A fine Ottocento, l’interesse per l’ipnosi fu sostituito da quello per l’analisi dei sogni, che gettò le basi per le seguenti teorie freudiane legate alla psicoanalisi.

Il concetto di psicoanalisi
Benché ne avesse esplorato le potenzialità già in precedenza, Sigmund Freud parlò per la prima volta in modo formalizzato della psicoanalisi solo nel 1896, in due articoli in cui descriveva i trattamenti terapeutici e il modo in cui aveva portato avanti le sue ricerche in tema, nate da quelle effettuate da Breuer. Freud nel 1909 fu invitato negli Stati Uniti per illustrare il suo metodo, tenendo un ciclo di conferenze che lo avrebbero reso molto conosciuto, benché in Europa ci fossero ancora forti critiche nei confronti delle sue teorie, ritenute ossessionate dal sesso e dalle perversioni. Nonostante i detrattori, nel 1910 fu costituita una sorta di organizzazione internazionale per coordinare le attività di ricerca e di lavoro sul campo delle associazioni psicoanalitiche, cosa che permise a Freud di farsi conoscere ulteriormente. Negli anni seguenti ebbe contatti con diverse personalità del mondo scientifico e della ricerca, da Albert Einstein a Jung, con il quale ebbe un rapporto complicato per le loro diverse interpretazioni sull’analisi.

L’esilio volontario e la morte a Londra
Nel 1933, in seguito alla nascita del regime nazista, per Sigmund Freud le origini ebraiche della sua famiglia divennero un problema. Le sue ricerche e i suoi saggi furono messi al bando, la sua famiglia iniziò a subire vessazioni da parte della Gestapo, la polizia politica nazista, e la situazione divenne tale da consigliare un esilio volontario a Londra. Alla sofferenza per l’abbandono di Vienna si unirono le difficoltà dovute a un tumore alla bocca, che comportò l’asportazione della mascella, ma non lo fece desistere dal fumo quotidiano di sigari. Freud morì il 23 settembre 1939, nei giorni precedenti d’accordo con la figlia Anna aveva chiesto al medico che lo aveva in cura di aumentare la dose di antidolorifici per alleviare le sue sofferenze: morì nel sonno indotto dalla morfina. Sigmund Freud era ateo, fu cremato e le sue ceneri sono conservate in un vaso greco nel tempio crematorio Golders Green di Londra. Anna proseguì gli studi e le attività del padre, diventando un’apprezzata psicologa specializzata sull’infanzia e lo sviluppo del bambino.

La psicoanalisi e Sigmund Freud
Riassumere in poche righe le teorie e le tecniche elaborate da Freud è impossibile, ma semplificando molto possiamo dire che hanno influenzato gli studi seguenti sia in campo teorico che in quello pratico, anche se ancora oggi l’analisi intesa in senso freudiano è rifiutata dagli psicologi di altre scuole, a partire da quelli della cosiddetta “scuola comportamentale”, che secondo le ricerche ha dimostrato negli ultimi decenni di avere basi scientifiche più solide ed effetti misurabili sui pazienti. Sigmund Freud ebbe un ruolo fondamentale nel definire il concetto di “inconscio”: l’uomo crede di avere un controllo razionale su se stesso e il mondo esterno, ma in realtà è un’illusione e gli stessi nostri pensieri consapevoli non rientrano in una comprensione totale, tanto che le cause del modo cui ci comportiamo spesso non hanno a che fare con i nostri pensieri coscienti. Questi concetti erano stati già esplorati da altri psicologi, ma Freud ebbe il merito di sistematizzarli e inserirli in una teoria più ampia e articolata.

Oltre che sull’inconscio, la psicoanalisi si fonda sui concetti di rimozione, conflitto e pulsione, che si articolano a loro volta nella metapsicologia in tre punti di vista: dinamico, economico e topico. Semplificando molto, e chiedendo scusa a Freud: nella psicoanalisi si ritiene che i fenomeni della psiche siano il risultato di un conflitto tra forze in contrasto tra loro, che portano a escludere dalla coscienza le esperienze dolorose, che confluiscono in un campo separato della psiche che è l’inconscio. A questo si affiancano quindi la coscienza e il preconscio, cioè gli elementi della psiche che possono diventare parte del pensiero cosciente. In seguito Freud elaborò un’ulteriore suddivisione (basata sul punto di vista strutturale) con una tripartizione tra l’inconscio come sede delle pulsioni (Es), il luogo del principio di realtà e del pensiero razionale (Io) e quello dove ha sede la morale e che stabilisce gli ideali (Super-Io). Attingendo qualcosa dalla fisica, Freud elaborò anche il punto di vista economico, basato sull’ipotesi che esistano “energie psichice” come l’aggressività e la libido, e più in generale sul fatto che l’energia psichica si trasforma, ma non si dissipa né può essere creata.

All’atto pratico, le teorie di Sigmund Freud confluiscono nella terapia psicoanalitica con un rapporto diretto con il paziente, su diversi fronti: dall’interpretazione dei sogni, al lavoro di analisi sulle proprie intuizioni, sfruttando tra le altre cose il “transfert”, cioè la necessità del paziente di proiettare sull’analista sentimenti di amore e odio provati nei confronti di altre persone. È attraverso il transfert, nella teoria di Freud, che l’analista comprende le nevrosi del paziente, passaggio fondamentale per aiutarlo a rendersi conto dei meccanismi di difesa e censura che sopprimono le sue pulsioni portando alla nevrosi.

Nel Novecento la psicoanalisi si è ulteriormente evoluta, è confluita in altre teorie e ha contribuito alla nascita di altre scuole. Ancora oggi si dibatte sulla sua efficacia nel trattare nevrosi e patologie della mente di vario tipo, con ricerche e studi scientifici che ne hanno ridimensionato la portata e altri che ne hanno invece esaltato i benefici per i pazienti.