6 canzoni di Al Green

Il reverendo Al Green, anzi, uno dei più grandi musicisti soul di sempre: compie 70 anni

(Lisa Maree Williams/Getty Images)
(Lisa Maree Williams/Getty Images)

Oggi compie 70 anni il reverendo Al Green – Albert Leornes Greene, per dirla tutta. È uno dei più grandi musicisti soul di sempre, diventato famoso negli anni Settanta con una serie di ottime canzoni; poi nel 1976 si convertì, diventando un pastore della Full Gospel Tabernacle di Memphis. Dopo alcuni anni in cui si dedicò solo alla musica sacra, Al Green tornò al soul verso la fine degli anni Ottanta continuando poi a scrivere e incidere musica. Il suo ultimo disco è Lay It Down del 2004.

Queste sono le sei canzoni di Al Green che Luca Sofri, peraltro direttore del Post, aveva scelto per il suo libro Playlist.

Al Green
(1946, Forrest City, Arkansas)
Ho sempre pensato al reverendo Green come alla faccia zuccherosa del soul, carino, con quella voce e quei suoni mai sporchi come quelli dei suoi maestri Otis Redding e Wilson Pickett: belle canzoni, ma come se non ci fosse la vera sofferenza. Poi venni a sapere del perché della sua conversione. Di quando disse a una ragazza che non l’avrebbe sposata: lei lo ustionò con una minestra bollente mentre era sotto la doccia e poi si uccise.
Son cose che poi le canzoni le ascolti in un altro modo.

Gotta find a new world

(Green is blues, 1970)
Pezzaccio utopista alla Marvin Gaye, mi-guardo-intorno-e-vedosolo-sofferenza: “bisogna trovare un nuovo mondo”.

Light my fire
(Al Green gets next to you, 1971)
La più bella cover di “Light my fire” dei Doors, arrangiata e cantata tutta a modo suo.

Let’s stay together
(Let’s stay together, 1972)
“La” canzone di Al Green, che a ‘sto punto potrebbero usare nelle suonerie dei telefonini solo la prima vocale – “A-aa” – e tutti la riconoscerebbero lo stesso. Soffiò il primo posto nelle classifiche americane ad “American pie”, di Don McLean: pensa come stavamo messi. Anni dopo fece una gran figura in Pulp fiction.

How can you mend a broken heart
(Let’s stay together, 1972)
Era già una favolosa canzone dei Bee Gees, di disperazione sentimentale e autocommiserazione. Potevano migliorarla solo in due: Cocciante e Al Green.

You ought to be with me

(Call me, 1973)
Gli autori sono ancora GreenJackson-Mitchell, e infatti sembra una copia di “Let’s stay together”, con passaggi praticamente identici. Ma se vi presentano la sorella gemella di Nicole Kidman, che fate, vi lamentate?

Perfect to me

(Everything’s OK, 2005)
Quarant’anni che cantava e ancora sapeva fare cose così. Classico, tipico, fossile nel tempo. Perfect, to me.