• Moda
  • Martedì 26 gennaio 2016

Piccola guida alla haute couture

In questi giorni a Parigi sfilano le collezioni di alta moda: cos'è, quand'è nata, quali maison se ne occupano, e chi porta davvero quegli abiti stravaganti e costosissimi

di Enrico Matzeu – @enricomatzeu

Lo stilista Jean-Paul Gaultier fa il baciamano alla modella Milla Jovovich dopo la sfilata della collezione haute couture inverno 2000-2001, Parigi, 8 luglio 2000. 
(AP Photo/Francois Mori)
Lo stilista Jean-Paul Gaultier fa il baciamano alla modella Milla Jovovich dopo la sfilata della collezione haute couture inverno 2000-2001, Parigi, 8 luglio 2000. (AP Photo/Francois Mori)

A Parigi dal 24 al 28 gennaio ci sono le sfilate di haute couture, l’alta moda francese. Sono organizzate dalla Chambre Syndicale de la Haute Couture, l’organo che gestisce l’alta moda in Francia e che decide se una casa di moda può o meno sfilare a Parigi. L’haute couture presenta le collezioni due volte l’anno e a differenza del prêt à porter – che fa sfilare i capi dell’anno dopo – propone quelli della stagione immediatamente successiva, perché il mercato è più circoscritto. In questi giorni quindi sfilano le collezioni per la primavera/estate 2016.

L’haute couture è considerata l’origine della moda. Il primo couturier, ovvero lo stilista d’alta moda, fu l’inglese Charles Frederick Worth, che iniziò a lavorare a Parigi nel 1858 alla corte di Napoleone III, creando abiti per la moglie Eugenia de Montijo. Le donne della borghesia francese andavano negli atelier degli stilisti per farsi fare esclusivi vestiti su misura che nessun’altra donna poteva avere: questo concetto di unicità dell’abito di haute couture è rimasto ancora oggi. Durante la Seconda guerra mondiale ci fu il tentativo di spostare l’alta moda a Berlino, ma la Chambre Syndicale si oppose in modo deciso. Inizialmente gli stilisti presentavano gli abiti nei propri atelier facendoli indossare alle bambole, poi couturier come Paul Poiret, Coco Chanel e Cristobal Balenciaga iniziarono a organizzare, sempre nei loro atelier, piccole sfilate con le cosiddette “manniquin” (le modelle), a cui invitavano le donne più ricche e i giornalisti. All’epoca le clienti di haute couture erano circa 20mila in tutto il mondo. Negli anni Quaranta, nacque negli Stati Uniti il prêt à porter (in inglese ready to wear), che permise a tutti di acquistare abiti disegnati da stilisti.

Per essere considerata una maison di haute couture, un’azienda deve rispettare i parametri decisi dal ministero francese dell’Industria e dalla Fédération française de la couture: gli abiti devono essere fatti su misura per ogni singola cliente, che deve poterli provare personalmente. Le maison devono avere un laboratorio a Parigi con non meno di venti dipendenti a tempo pieno, e presentare due collezioni l’anno, ovviamente a Parigi. I marchi più famosi che attualmente sfilano sono Christian Dior Haute Couture, Chanel, Elie Saab, Maison Margiela. Ci sono poi gli italiani Atelier Versace, Valentino, Giambattista Valli e Armani Privé, e quelli che recentemente hanno eliminato le linee di prêt à porter per dedicarsi solo all’haute couture come Jean Paul Gaultier e Viktor & Rolf.

La haute couture è considerata ancora oggi una moda esclusiva ed elitaria: i suoi abiti sono fatti tutti a mano e c’è una grande attenzione per l’uso dei materiali e le tecniche di produzione. In un articolo su T, il magazine di moda del New York Times, il critico di moda Alexander Fury spiega che la couture esiste perché rappresenta ancora il vero lusso: «è il lusso di qualcuno che si prende cura di un abito, qualcuno che passa le proprie giornate a creare qualcosa che non ti fa solo sembrare bella, ma che ti fa anche sentire bene». Gli abiti di haute couture che vengono presentati in passerella sono infatti realizzati su misura per la cliente che li ordina e cuciti a mano con materiali pregiati. Ci vogliono circa 800 ore per produrre un abito di alta moda, a cui lavorano fino a venti persone. Solitamente gli abiti sono ricamati interamente a mano e ogni dettaglio è controllato alla perfezione.

Le sarte che lavorano nell’alta moda oggi sono circa 2.200 e vengono chiamate “les petite mains” (le piccole mani), proprio perché cuciono quasi tutto a mano. Solitamente una sarta di haute couture è fedele allo stilista per cui lavora e ci rimane per moltissimi anni. Ci sono molte aziende che collaborano con le maison di alta moda per creare materiali o applicazioni da mettere sugli abiti. Dieci anni fa Chanel ne ha acquistate molte per garantirne uniformità e sopravvivenza, dato che il settore nel tempo si è rimpicciolito: ci sono per esempio Lesage, specializzata nei ricami preziosi, Lemarie nelle piume, Massaro nelle scarpe, Goossens che è un orafo prestigioso, Desrues che realizza gioielli applicati sugli abiti, e Guillet che fa fiori di tessuto.

Vista la mole di lavoro e i materiali pregiati che vengono utilizzati, un abito di haute couture da giorno può costare circa novemila euro, mentre un abito da sera può arrivare a svariati milioni di euro. Per fare qualche esempio, l’abito dello stilista Scott Henshall che l’attrice Samantha Mumba ha indossato nel 2004 alla prima del film Spiderman II è stato valutato otto milioni di euro, mentre l’abito da sposa firmato Christian Dior haute couture con cui si è sposata Melania Trump (moglie di Donald Trump) è costato tra i cento e i duecentomila euro.

Samantha Mumba con l’abito di Scott Henshall (AP Photo/PA, Myung Jung Kim) e la copertina di Vogue con Melania Trump e l’abito da sposa di John Galliano
haute

Proprio per questi prezzi molto alti, oggi le clienti dell’haute couture sono solo duemila in tutto il mondo e vengono soprattutto da Russia, Cina e Medio Oriente. Il Telegraph scrive che il valore di un abito di haute couture aumenta con il passare degli anni e diventa un investimento anche per i collezionisti. Negli anni Cinquanta le principali clienti dell’alta moda erano personalità come l’icona di moda Babe Paley, la designer e collezionista d’arte Marella Agnelli (moglie di Gianni Agnelli) e l’attrice Grace Kelly; tra gli anni Settanta e Ottanta ci sono state frequentatrici di eventi mondani come Nan Kempner, Lynn Wyatt e Dodie Rosekrans; gli anni Novanta sono ricordati per gli acquisti di Mouna al-Ayoub, una donna dell’alta società del Kuwait, e dell’americana Suzanne Saperstein, la donna che all’epoca spendeva più di tutte al mondo in haute couture.

Nonostante i vestiti di haute couture costino moltissimo, fruttano pochissimi alle aziende, circa l’1 per cento del valore di un abito. Le maison, dunque, creano le linee di alta moda soprattutto per prestigio e per promuoversi: è una sorta di investimento per aumentare la notorietà del marchio e incrementare indirettamente le vendite del prêt à porter. I vestiti da sera, spesso molto creativi ed estrosi, vengono indossati dalle celebrità sui red carpet e ogni azienda cerca di vestire le attrici o le cantanti più apprezzate del momento. Spesso vengono anche pagate per indossare quegli abiti: nel 1997 Nicole Kidman fu una delle prime a sfruttare questo meccanismo, quando indossò un abito di Christian Dior Haute Couture in cambio di circa due milioni di dollari.

Nicole Kidman con il vestito di Christian Dior Haute Couture, insieme all’allora marito Tom Cruise alla cerimonia degli Oscar nel 1997. (VINCE BUCCI/AFP/Getty Images)
Nominee for Best Actor Tom Cruise, accompanied by