• Libri
  • Lunedì 23 novembre 2015

Perché si fanno così tante presentazioni

Per gli editori sono una grana ma gli autori le vogliono, anche se poi si lamentano che c'è poca gente e che si vendono poche copie

Barack Obama, allora senatore democratico dell'Illinois, firma autografi alla presentazione del suo libro Audacity of Hope in una libreria di Barnes & Noble a Skokie, in Illinois, 18 ottobre 2006.
(Tim Boyle/Getty Images)
Barack Obama, allora senatore democratico dell'Illinois, firma autografi alla presentazione del suo libro Audacity of Hope in una libreria di Barnes & Noble a Skokie, in Illinois, 18 ottobre 2006. (Tim Boyle/Getty Images)

Le presentazioni appagano l’ego di scrittori, amici e parenti, ma per gli editori sono quasi sempre una grana. Perché rappresentano un costo, sottraggono risorse alle cose da fare – è carino che l’editore o qualche suo rappresentante sia presente – richiedono un grande sforzo logistico – alberghi trasferimenti ristoranti e quant’altro – e in termini di copie vendute non si ripagano mai. Per questo ogni autore – o quasi – sogna teatri affollati, librerie traboccanti e piazze gremite, e rimane deluso quando si rende conto che il suo editore gli organizzerà una presentazione sola, al massimo due. A parziale giustificazione dell’autore e del suo ego c’è da dire che la prima cosa che le persone ti chiedono, quando pubblichi un libro, non è dove posso comprarlo, ma dove lo presenti, a testimoniare che per una grossa parte del pubblico le presentazioni valgono da succedanei del libro e dispensano dalla lettura.

In ogni grande casa editrice, però, c’è un numero ristretto di autori – che a causa della loro fama, in genere televisiva – che si possono permettere tour anche di 100 presentazioni, il che significa una presentazione ogni tre giorni nell’arco di un anno, più o meno quanto i concerti di Bob Dylan. Anche in questi rari casi, però, i costi sono pagati dalle copie garantite che i librai acquistano in anticipo, indipendentemente dalle vendite che effettivamente faranno. In breve: per accettare una presentazione, l’editore chiede al libraio o al teatro o all’associazione culturale che organizza la presentazione di acquistare un certo numero di copie con uno sconto di solito intorno al 20 per cento. A sua volta, spesso, gli organizzatori sono finanziati dal Comune o da qualche altra istituzione. Se alla presentazione si vendono tutte le copie, bene, altrimenti quel costo sarà il prezzo pagato per avere l’autore famoso, e una certa quantità di copie autografate da lui. Questo è il meccanismo preferito da case editrici e autori anche perché è l’unico che garantisce che gli organizzatori si impegneranno per riempire la sala e vendere fino all’ultima copia del libro, e alla fine della tournée si potranno dichiarare vendite superiori a quelle che risulterebbero dalle vendite in libreria.

Le presentazioni hanno un vantaggio indiretto, ma non quantificabile, in termini di pubblicità e di notorietà, perché si traducono in articoli sulla stampa, e visibilità su siti e televisioni locali, oltre che in una migliore esposizione dei libri nelle librerie dove la presentazione ha luogo. Il pubblico di ogni presentazione è anche una specie di investimento sul futuro: tutti quelli che hanno visto un autore o si sono fatti firmare una copia hanno la sensazione di averlo conosciuto e si ricorderanno di lui quando uscirà il suo prossimo libro e quindi, forse, saranno più propensi ad acquistarlo. Gli scrittori disposti a fare e procurarsi tante presentazioni si costruiranno negli anni un pubblico più fidelizzato e più stabile di quello che offrirebbero giornali, radio e tv.

È raro che i costi delle presentazioni di autori famosi siano sostenuti dagli editori. Viaggio, albergo e ristorante normalmente sono pagati da chi ospita. L’Atlantic Monthly ha scritto che anche negli Usa gli editori tendono a non organizzare più tour agli autori, a meno che non ci sia una concreta possibilità di un’ospitata in tv, e che comunque i costi vengono tagliati affidando l’autore a una figura editoriale nuova, una specie di accompagnatore in loco, invece che accompagnarlo in giro: si tratta di persone, casalinghe iscritte ai locali club del libro, disoccupati o studenti di letteratura che cercano il modo di arrotondare, che abitano nei luoghi dove l’autore farà tappa. Esattamente come avviene nei festival letterari, all’aumento di pubblico non corrisponde un aumento di copie vendute. Ad attirare il pubblico più che il libro, sembra essere la presenza in carne e ossa di chi l’ha scritto, la possibilità di vederlo e di ascoltare la sua voce senza filtri, condividendo spazio e tempo con una persona in qualche misura famosa. Il libro è il mezzo di questo scambio.