Agli inizi del '900 la Francia produce la miglior colla del mondo, ma ha una debolezza: la confezione è in vetro e quindi difficile da trasportare. Così l'imprenditore Aldo Balma progetta un barattolo infrangibile in alluminio (che, ancora oggi, è realizzato all'interno dell'azienda) e lo dota di un portapennello interno. Ma il vero colpo da maestro è di conferirle un aroma squisito a base di mandorla, con cui la Coccoina si imprime stabilmente nella memoria collettiva.
3. Tagliere per la rigatura dello gnocco
Attrezzo tradizionale, data sconosciuta
Il "paese del Bengodi" è un luogo immaginario, dedicato all'abbondanza: il centro del villaggio è dominato da una grande montagna di formaggio, che gli abitanti usano per cuocere gli gnocchi. Quando sono pronti, rotolano giù e i passanti sono pronti a raccoglierli, come racconta Boccaccio nel Decameron. Nei ricettari medievali, appaiono le prime indicazioni per prepararli: si legge di mescolare farina o pane secco con formaggio o rosso d'uovo, fino ad ottenere un impasto da cuocere in acqua bollente (o meglio ancora in brodo di cappone. Con la scoperta dell'America, gli gnocchi incontrano le patate e danno vita a un sodalizio duraturo. Grazie alle patate, infatti, l'impasto diventa flessibile e si presta alla creazione di nuove forme e texture: la rigatura, ad esempio, è un processo di scanalatura che permette di accogliere meglio i sughi a base di pomodoro, altro ingrediente esotico.
via FATTOBENE
La storia dei profumatori d'ambiente inizia nell'800, quando in Europa scoppia la moda della “terapia olfattiva”: i medici sono convinti che esista un legame fra il naso e i vari organi interni e prescrivono ai pazienti sacchetti aromatici da indossare per guarire malattie nervose come l'isteria.
Anche il metodo della fumigazione è all'ordine del giorno per combattere le malattie da contagio. Così, sulle navi, i marinai bruciano una miscela di aceto e polvere da sparo, mentre gli ospedali disinfettano le stanze con ginepro e rosmarino.
Di ritorno da un viaggio in Eritrea, il farmacista Vittoriano Casanova porta con sé essenze e resine sconosciute in Italia e dà vita al proprio mix terapeutico. Ancora oggi, la Carta d'Eritrea si presenta in 24 listelli pretagliati a formare un “quadernetto olfattivo”.
2. Crystal Ball
Burago di Molgora (Monza-Brianza), dal 1947
Nel 1947 il chimico Claudio Pasini lancia sul mercato Le bolle fatate, una pasta speciale con cui realizzare palloncini colorati che non scoppiano mai.
Per Pasini, il fascino di questo gioco è enorme, però, l'idea arriva nel momento sbagliato: nel dopoguerra, infatti, la maggior parte delle famiglie italiane non può permettersi di spendere denaro per acquistare giocattoli.
Così, Pasini è costretto a mettere da parte il progetto fino al '68, quando la pasta esce sul mercato con il nome Crystal Ball. Il successo è immediato e cresce fino a raggiungere il suo apice negli anni '80. Oggi, l'azienda – gestita dal figlio Giovanni - continua a produrre negli stabilimenti di Burago di Molgora, in Brianza.
6. Coperta Lanificio Leo
Soveria Mannelli (Catanzaro), dal 1873
Nell'800, in Calabria, la tessitura è un affare di famiglia: ogni casa possiede un telaio e le donne filano panni per tutte le stagioni. Così quando nel 1873 i fratelli Antonio e Giuseppe Leo arrivano a Carlopoli con una macchina industriale gettano il paese nello scompiglio: a che cosa serve quel “mostro con 60 mani”?
I Leo non si lasciano scoraggiare e non li ferma neanche la grande emigrazione del dopoguerra. Oggi la ditta utilizza le macchine originali come parte integrante del processo produttivo, per trasformare ogni tessuto in un oggetto unico.
Le carte arrivano in Italia nel Medioevo: dalla Sicilia si diffondono fino all'Europa del Nord. La passione è talmente forte che un editto di Parigi del 1377 vieta il gioco nei giorni feriali per evitare distrazioni. L'iconografia rispecchia la società dell'epoca: il mazzo si popola di re, regine e cavalieri, spesso usati con intento ironico. Con la rivoluzione francese, l'aria di libertà attraversa anche il mazzo: ora, le carte dai valori più bassi (asso e tre) diventano le più forti e “tagliano la testa” all'aristocrazia. Da allora, il numero dei giochi cresce e così l'esigenza di nuovi mazzi: fra i centri autorizzati a stampare, fa la sua comparsa Trieste.
Nell'800, la città diventa una piccola Las Vegas sul mare: incantati dall'atmosfera tollerante, imprenditori e mercanti decidono di avviare nuove industrie. Nel 1868, anche Saul David Modiano, inizia la sua attività con la produzione di cartine per il tabacco e in seguito decide di darsi alla stampa di mazzi da gioco: la grafica è strepitosa e diventa ben presto un oggetto del desiderio per i giocatori internazionali. Oggi, l'azienda continua a produrre negli stabilimenti triestini, realizzando anche mazzi speciali a prova di lenti o micro-camere per importanti tornei di poker a livello mondiale.
8. Fermagli Leone
Annone Brianza (Lecco), dal 1850
A metà dell'800 sono molti gli inventori che lottano per accaparrarsi il brevetto della graffetta, il “fermaglio perfetto”. L'obiettivo è riuscire a trovare il modo migliore per piegare l'acciaio per stringere i fogli e i documenti importanti senza rovinarli. Nel 1899 l'inglese Gem Manufacturing realizza la versione di maggiore successo commerciale: le “Gem Clip”, che sostituiscono ben presto gli spilli. In Italia le nuove esigenze sono raccolte dalla ditta Giuseppe Dell'Era: i fermagli Leone diventano simbolo dell'Italia industriale, dando vita a un'icona di design che, dai grandi centri del Nord, ben presto si diffonde in tutta Europa. Ancora oggi, sulle scatole color verde oliva, campeggia il marchio originale, un leone che regge uno scudo istoriato, realizzato appositamente dal fondatore dell'azienda, Giuseppe Dell'Era.
3. Cannelli di zolfo
Rimedio popolare contro torcicollo e dolori articolari, Genova, XIX secolo
I cannelli di zolfo arrivano in Italia nell'800, grazie ai traffici commerciali fra Genova e il Sud America. Secondo alcune fonti, sarebbero stati i marinai genovesi a scoprire questi “cilindri color oro” e a importarli in Italia per le loro virtù terapeutiche.
Anche se non ci sono riscontri scientifici che ne dimostrino l'efficacia, i cannelli di zolfo continuano ad essere una cura molto popolare e si acquistano sciolti in farmacia. L'uso è semplice: basta passare il cilindro sulla zona dolorante fino a quando si sente uno scoppiettio. Il rumore segnala che lo zolfo è entrato in azione, assorbendo l'aria in eccesso all'interno del corpo.
In alcune situazioni, il cannello può rompersi bruscamente: in questo caso, si sciacquano i pezzi in acqua corrente e si prosegue il trattamento fino a sfiammare l'intera zona. Curiosamente, il rimedio è praticamente sconosciuto al di fuori della Liguria.
Alla fine dell'800 Trieste promuove il lancio di attività sempre nuove. In particolare, distribuisce fondi a chi decide di avviare un'attività legata alla produzione di spugne. Così David Rosenfeld, di origini cecoslovacche, approfitta dell'occasione e parte alla volta del Mediterraneo, dove trova decine di esemplari, seguendo regole ferree: le spugne si tagliano sopra la radice, per consentire la ricrescita degli insediamenti.
Le spedizioni durano alcuni mesi. Al rientro le spugne ricevono un trattamento depurativo per togliere i residui di calcare, dopodiché sono pronte per la “forbiciatura”, che conferisce una forma armoniosa. Gli esemplari stravaganti prendono un'altra strada, dato che i collezionisti sono disposti a tutto pur di possedere un nuovo prodigio marino. Ancora oggi, in onore di questa tradizione, lo spugnificio mantiene una linea “da collezione” accanto a quella commerciale. L'azienda, guidata da Mary Rosenfeld, nipote di David, continua la sua attività di pesca nel Mediterraneo, nell'Atlantico, nei Caraibi e ha dato vita al finanziamento di una ricerca per l'allevamento di spugne nell'Adriatico e alle Bahamas, in collaborazione con l’Università di Trieste ed il Cape Eleuthera Institute di Bahamas.
12. Taccuino Tassotti
Bassano del Grappa (Vicenza), dal 1957
Nel 1657 Giovanni Antonio Remondini apre un negozio di tessuti a Bassano del Grappa e dedica un piccolo spazio alla vendita di immagini sacre per proteggere le case e le stalle dei contadini. I portafortuna hanno successo e così Remondini organizza una rete di venditori ambulanti che si spinge fino all'oceano Pacifico. Nel '700, all'apice del successo, la famiglia impiega più di mille operai ed è famosa in tutto il mondo per la produzione di atlanti, carte da parati e libri illustrati. Nel 1957, lo stampatore Giorgio Tassotti ha riscoperto questo straordinario patrimonio iconografico e, da allora, lo fa rivivere imprimendolo su matite, quaderni e taccuini.
Alla fine del '700, la Riviera fra Portofino e Marsiglia è considerata la zona migliore del mondo per la produzione di sapone: i maestri saponieri si stabiliscono qui, attratti dall'alta qualità delle materie prime. Nel 1903, il genovese Virgilio Valobra ha un'intuizione: produrre saponi in panetti singoli per soddisfare le esigenze crescenti dell'alta società. Nascono così Lattuga per struccarsi, Calendula per pelli arrossate, Pratolina per alzare il tono dell'umore. Ancora oggi, le confezioni rappresentano piccoli capolavori art déco, mentre i saponi sono lavorati a mano e stagionati per sei mesi per far evaporare l'acqua in eccesso e offrire un prodotto altamente concentrato.
12.Mandillu da gruppu
Fazzoletto tradizionale per il trasporto di oggetti, Liguria, data sconosciuta
In dialetto genovese "mandillu da gruppu" significa “fazzoletto da annodare” ed è il nome di un grande fazzoletto di cotone (80x80cm) usato dai contadini nelle campagne. In passato il fazzoletto era utilizzato per trasportare la spesa, raccogliere la frutta, andare per funghi, conservare il pane appena sfornato. Le donne lo annodavano stretto e lo portavano a mano o sulla testa, gli uomini preferivano attaccarlo a un bastone da appoggiare sulle spalle.
Oggi, è utilizzato soprattutto come centrotavola o tovaglia da pic-nic: all'interno del fazzoletto, infatti, il cibo si mantiene tiepido e fragrante. Per la sua grande versatilità ricorda il furoshiki giapponese, la stoffa tradizionale per trasportare oggetti o confezionare regali. Viene prodotto ancora mantenendo inalterata la tipica fantasia a quadri bianchi e blu con bordatura rossa. La produzione è limitata alla sola Liguria.
Per l'apertura del suo shop online, Fattobene lancia la Scatola n. 1, "un viaggio in miniatura nel patrimonio industriale italiano attraverso cinque icone senza tempo"
Nel 1837 il farmacista Carlo Erba acquista la farmacia Brera, a Milano, e inizia a preparare alcuni composti ottenuti con nuovi procedimenti. Fra questi, compare fin da subito il tamarindo, seguito dalla magnesia e dall'estratto di canapa.
Nel '48, infatti, Carlo, insieme al medico Giovanni Polli, è il primo a sperimentare in Italia gli effetti dell'hashish, somministrando ad amici e parenti un preparato a base di “canapa, burro, zucchero, cannella, vaniglia e noce moscata”. L'hashish è proposto per la terapia di artrite e cefalee.
Le pastiglie funzionano e così Carlo passa alla produzione industriale. Con il trasferimento della farmacia in Piazza Duomo, lancia numerosi prodotti. Fra questi, il tamarindo riscuote particolare successo, entrando nel bar di famiglia della borghesia milanese per poi diffondersi in tutta Italia, grazie alla campagna pubblicitaria firmata dall'illustratore Marcello Dudovich.
Negli anni '70, il marchio è stato acquisito da Cedral Tassoni che produce e imbottiglia nello stabilimento di Salò, mantenendo inalterati sia la ricetta che la confezione originale.