A chi sono andati i soldi per la Grecia

Si sente dire spesso che sono serviti solo a salvare le banche francesi e tedesche, ma non è andata proprio così: la voce.info ha fatto due conti

Molti economisti e politici, spesso anche italiani, sostengono che il programma di aiuti ricevuti dalla Grecia in questi ultimi anni non è servito ad aiutare il popolo greco. Il denaro dato alla Grecia sarebbe invece finito alle banche tedesche e francesi che negli anni precedenti alla crisi avevano prestato denaro al governo greco. Questa settimana su lavoce.info gli economisti Nicola Borri e Pietro Reichlin hanno messo insieme un po’ di dati e numeri per dimostrare che le cose sono andate in maniera un po’ diversa.

La storia in breve
La Grecia è entrata in crisi nel 2009 e nel maggio del 2010 la cosiddetta “troika”, un gruppo di rappresentanti della Commissione Europea, della BCE e del Fondo Monetario Internazionale, ha deciso di concedere al paese un prestito da 110 miliardi di euro. Nel frattempo si era scoperto che i governi greci avevano truccato i conti pubblici e si erano fatti prestare molti più soldi di quelli che sarebbero stati poi in grado di ripagare. Che le Grecia fosse un paese traballante non era un segreto. Ma negli anni precedenti alla crisi, diverse banche – soprattutto francesi e tedesche – avevano prestato moltissimi soldi al paese nella convinzione che un modo per riavere indietro il denaro si sarebbe comunque trovato. Secondo una storia che si sente ripetere spesso, il primo piano di aiuti sarebbe stato approvato soltanto per salvare queste banche, e quei soldi non sarebbero mai arrivati davvero al popolo greco.

Quanto doveva la Grecia a tedeschi e francesi?
Non è facile fare una stima precisa di quanti soldi esattamente le banche avessero prestato al governo greco. Sappiamo che nel marzo 2010, prima del piano di aiuti, le banche francesi avevano prestato alla Grecia poco più di 50 miliardi e quelle tedesche poco più di 30. Attenzione: queste cifre comprendono sia i prestiti al governo che quelli al settore privato. Non si hanno i dati disaggregati su quanto denaro le banche tedesche e francesi avessero dato al governo greco. Borri e Reichlin hanno cercato di fare una stima: hanno preso la proporzione tra crediti al governo e crediti ai privati sul totale dei prestiti ricevuti dalla Grecia nel suo complesso (un dato che invece abbiamo) e hanno applicato la stessa proporzione alle banche tedesche e francesi. Il risultato è che i tedeschi avevano prestato circa 16 miliardi alla governo greco, mentre i francesi ne avevano prestati 25. In totale, tedeschi e francesi possedevano poco più di metà dei 68 miliardi di debito pubblico che la Grecia aveva contratto con l’estero.

Quanti ne hanno presi?
Ritorniamo ai 110 miliardi del primo piano di aiuti. Alla fine del 2011, al termine del programma, il debito greco con l’estero era sceso da 68 a 30 miliardi: quindi soltanto 38 dei 110 miliardi di aiuti erano andati a ripagare le banche che avevano prestato soldi alla Grecia. Facendo un’altra serie di proporzioni, Borri e Reichlin calcolano che 9 di questi miliardi erano andati alle banche tedesche e 16 a quelle francesi. Si tratta di cifre notevoli, ma che difficilmente possono essere definite un “salvataggio”. Nello stesso periodo, l’esposizione totale verso l’estero di banche tedesche e francesi era di circa cinquemila miliardi di euro. In altre parole, le banche rischiavano di perdere una piccola frazione dei loro crediti e, non a caso, il governo tedesco all’epoca si oppose a concedere un programma di aiuti. Il resto dei 110 miliardi sono finiti alla Grecia: 15 alle banche greche e 57 (cioè la metà dell’intero programma di aiuti) è rimasto nelle mani del governo greco.

Il secondo programma
È possibile stimare che circa metà del primo programma di aiuti sia andato a coprire i debiti esteri della Grecia e nello specifico circa un quarto è finito alle banche francesi e tedesche. La metà o poco più è invece stata utilizzata direttamente dal governo greco. Nel 2012 la troika accordò un secondo prestito alla Grecia, ma questa volta il governo del paese riuscì a spuntare condizioni molto migliori e impose un taglio del 53 per cento al valore del debito che aveva contratto con i privati, cioè le banche. All’epoca, il governo greco doveva ancora circa 60 miliardi alle banche europee (nel corso dell’anno aveva contratto nuovi debiti), di cui circa due terzi alle banche tedesche e francesi. Reichlin e Borri calcolano che con questo secondo piano di aiuti le banche tedesche e francesi persero circa 30 miliardi di euro. Secondo gli autori dello studio, quindi, il primo piano di aiuti della Grecia ha impedito un fallimento del paese che, tra le altre conseguenze, avrebbe causato alle banche di Francia e Germania una perdita di 40 miliardi di euro. Due anni dopo, però, quelle stesse banche hanno subito una perdita quasi altrettanto grave.

Chi ne ha beneficiato?
Di certo il governo greco, che ha incassato poco più del 50 per cento del primo piano di aiuti e lo ha utilizzato per mandare avanti la macchina dello stato. Il principale beneficiario, però, è probabilmente il settore finanziario greco che ha ricevuto moltissimi aiuti e tuttora è oggetto dei programmi straordinari della BCE che gli permettono di funzionare in questi giorni, anche se solo in maniera parziale: i trasferimenti di denaro all’estero sono vietati e si possono ritirare al massimo 60 euro al giorno dal proprio conto in banca. In un certo senso, fa notare Leonid Bershidsky, un commentatore del Wall Strett Journal, almeno una parte di questi soldi sono finiti proprio al popolo greco. Tra lo scorso novembre e maggio i greci hanno ritirato dalle banche 32 miliardi di euro. Soldi che, senza i vari piani di aiuto, le banche non avrebbero mai potuto dargli.