A Houthi militant looks on after a suicide bomb attack at a mosque in Sanaa March 20, 2015. At least 87 people were killed when four suicide bombers blew themselves up in two mosques in the Yemeni capital Sanaa during Friday prayers, a medical source told Reuters. The source said at least 260 people were wounded in the blasts. Both mosques are known to be used mainly by supporters of the Shi'ite Muslim Houthi group which has seized control of the government. REUTERS/Mohamed al-Sayaghi TPX IMAGES OF THE DAY

In Yemen c’è una guerra civile?

I ribelli sciiti hanno conquistato la grande città di Taiz, intanto gli americani hanno ritirato i loro ultimi soldati nel paese

Negli ultimi giorni la situazione dello Yemen, paese della Penisola arabica confinante a nord con l’Arabia Saudita, è diventata molto tesa. Da mesi è in corso una crisi politica particolarmente grave, con il governo che non è più in grado di controllare ampie zone del paese. Venerdì 20 marzo degli attentati suicidi in due moschee frequentate da sciiti hanno ucciso almeno 137 persone: gli attentati sono stati rivendicati dall’ISIS (o Stato Islamico), i primi che il gruppo compie in Yemen. Il giorno successivo, sabato 21 marzo, i ribelli sciiti Houthi che da settembre occupano la capitale Sana’a hanno annunciato una mobilitazione contro il presidente Abed Rabbo Mansour Hadi, appoggiato dall’Occidente e che ora si trova nella città meridionale di Aden. Come ha scritto il Washington Post, la mobilitazione rischia di segnare l’inizio di una «guerra civile» nel paese.

L’annuncio della mobilitazione è stato diffuso dall’agenzia di stampa pubblica Saba. Poco prima era stato trasmesso in televisione un discorso del presidente Hadi, che aveva definito le ultime mosse degli Houthi un “colpo di stato” e aveva chiamato i ribelli delle “marionette” nelle mani dell’Iran: in diversi credono infatti che i ribelli sciiti Houthi ricevano appoggio dall’Iran, paese sciita che si contende con l’Arabia Saudita (sunnita) una maggiore influenza in Yemen. Sabato Hadi aveva anche dovuto abbandonare la sua residenza ad Aden presa di mira da un attacco aereo degli Houthi: in precedenza, lo scorso gennaio, era stato costretto ad abbandonare Sana’a, dopo diverse settimane in cui era rimasto agli arresti domiciliari, con la sua residenza circondata dai ribelli Houthi. Domenica 22 marzo il governo yemenita ha annunciato che i ribelli sciiti hanno conquistato Taiz, la terza città del paese per grandezza.

La situazione in Yemen sta diventando sempre più pericolosa anche per i soldati stranieri: sabato gli Stati Uniti hanno annunciato il ritiro di cento membri delle forze speciali che si trovavano in Yemen per collaborare con le forze locali nella campagna contro al Qaida in Yemen (AQAP), l’organizzazione che ha rivendicato l’attacco al settimanale satirico francese Charlie Hebdo lo scorso gennaio. L’annuncio del ritiro è arrivato dopo che alcuni miliziani di AQAP erano riusciti a occupare una città vicina alla base presidiata dagli americani. AQAP controlla alcune zone del sud-est del paese: combatte sia contro i ribelli Houthi sia contro le forze che sostengono il presidente Hadi. L’attentato rivendicato dall’ISIS di venerdì è stato visto da molti esperti come un episodio da inserire nella competizione tra ISIS e al Qaida per ottenere la predominanza del mondo jihadista.

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