Perché abbiamo le ciglia?

Per proteggere gli occhi, sì, ma come? Una nuova ricerca ipotizza che facciano in sostanza da frangivento

LONDON, ENGLAND - FEBRUARY 20: Detail of models eyelashes during Fashion East at London Fashion Week Fall/Winter 2015/16 at ICA on February 20, 2015 in London, England. (Photo by Miles Willis/Getty Images)
LONDON, ENGLAND - FEBRUARY 20: Detail of models eyelashes during Fashion East at London Fashion Week Fall/Winter 2015/16 at ICA on February 20, 2015 in London, England. (Photo by Miles Willis/Getty Images)

Un gruppo di ricerca del Georgia Institute of Technology, guidato dal ricercatore di ingegneria meccanica David Hu, ha studiato i nostri occhi per comprendere meglio il funzionamento delle ciglia e soprattutto capire a che cosa servono realmente. Lo studio ha preso in considerazione alcune ricerche realizzate in passato, secondo cui le persone sprovviste di ciglia (alcuni nascono senza) soffrono di infezioni agli occhi più frequentemente rispetto alla media. Questi risultati avevano fatto ipotizzare che le ciglia servano in qualche modo a proteggere gli occhi, ma non si era capito come. Si disse che forse servivano per tenere alla larga dai bulbi oculari la polvere ed eventuali corpi estranei potenzialmente pericolosi.

David Hu e i suoi colleghi hanno poi seguito una strada diversa, ipotizzando che le ciglia non proteggano direttamente gli occhi ma che cambino il flusso d’aria nelle loro vicinanze, in modo da creare turbolenze che fermano la polvere e altre sostanze irritanti, contribuendo intanto a preservare l’umidità sulla superficie dell’occhio.

L’osservazione che ha portato il gruppo di Hu a questa conclusione, pubblicata il 25 febbraio in un articolo sulla rivista scientifica Journal of the Royal Society Interface, è che in qualsiasi mammifero studiato (ventidue per la ricerca) la lunghezza delle ciglia era in media grande un terzo rispetto alla grandezza dell’occhio. Insieme ad altri ricercatori del Georgia Institute of Technology, Hu ha costruito una piccola galleria del vento per testare una serie di modelli di occhi con lunghezza di ciglia diverse. Usando questi modelli è stato analizzato il rapporto tra il flusso di aria e le ciglia. È stato così possibile capire in che modo queste ultime evitano che gli occhi si asciughino – tutti i mammiferi infatti hanno gli occhi umidi – e quante particelle di polvere si sedimentano sulla superficie della cornea, la membrana trasparente esterna dell’occhio, a seconda delle dimensioni delle ciglia.

Hu e il gruppo di scienziati hanno concluso che l’evoluzione ha portato a una misura ideale delle ciglia per farle funzionare al meglio. Si è inoltre scoperto che all’aumentare della lunghezza delle ciglia la capacità di mantenere l’umidità dell’occhio non migliora, ma semmai peggiora più di quella delle persone che non hanno ciglia. Queste riducono il flusso dell’aria intorno alla cornea,  creando una barriera con uno strato di aria più lento: in questo modo si riducono l’evaporazione e la possibilità che corpi estranei entrino in contatto con l’occhio. Oltre ad avere preso nel tempo una funzione secondaria di segnale di seduzione, se David Hu ha ragione, le ciglia hanno principalmente un ruolo di frangivento.