La bancarotta di Viareggio

Una storia che è "la rappresentazione di tutto quel che non si deve fare nell’amministrazione del bene comune", scrive Marco Imarisio sul Corriere

Giovedì scorso si è dimesso il sindaco di Viareggio Leonardo Betti, al termine di un consiglio comunale in cui è stato dichiarato un dissesto finanziario che finora ha già portato alle dimissioni di altre 26 persone tra assessori comunali e dirigenti pubblici nell’amministrazione della città. Betti era stato eletto per il Partito Democratico nel giugno 2013, ottenendo il 73 per cento dei voti al ballottaggio con il candidato del centrodestra. Il dissesto è stato approvato dopo che l’organo di revisione economico finanziario ha riscontrato un debito di oltre 50 milioni di euro, scrive il Tirreno. In un articolo sul Corriere, Marco Imarisio ha provato a spiegare domenica le ragioni della bancarotta, raccontando, tra le altre cose, le spese sostenute dalle giunte comunali negli ultimi vent’anni.

Viareggio è la rappresentazione di tutto quel che non si deve fare nell’amministrazione del bene comune. Le ridotte dimensioni rendono ancora più incredibili i numeri che hanno portato alla bancarotta. Il buco è di 56 milioni di euro, un’enormità, frutto di disavanzi che dal 2006 a oggi sono sempre cresciuti, come se il passato recente non avesse valore contabile. Certo, le giunte degli ultimi vent’anni, centrosinistra e centrodestra, non si sono fatte mancare nulla, dai capannoni del mercato dei fiori (1 milione di euro) mai usati, fino allo sputo in faccia alla miseria simbolizzato da dieci chioschi di legno colorato (380.000 euro) utilizzati per gli stand del Carnevale e poi abbandonati senza un perché, adducendo ragioni estetiche, dopo tre anni. Ma l’impresa di accumulare un debito così esagerato non sarebbe stata realizzabile senza il contributo delle società partecipate. Ce ne sono 14, con ramificazioni in altre 12 società miste, e chi vuole fare un gioco di parole sulla città dei carri e quella dei carrozzoni ha mano libera.

La riscossione di multe e tributi era affidata a Viareggio Patrimonio che in questi anni si è sempre contraddistinta per la sinistra tendenza ad accumulare «residui attivi» ovvero somme che spettano al Comune ma che per misteriose ragioni restano alla casella di partenza. Le riscossioni non versate al 31 dicembre 2013 ammontavano a 27,1 milioni di euro ma la scorsa settimana, davanti alla prospettiva del dissesto e all’azzeramento di ogni carica, Viareggio Patrimonio, che ha un disavanzo di 14 milioni, ha annunciato la bellezza di altri 103 milioni da incassare. Betti, che avrebbe avuto ogni interesse a fare suo quel gruzzolo virtuale, ha declinato l’omaggio, catalogando la novità alla voce finanza creativa.

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