Le baraccopoli inglesi degli anni Settanta

Tra il 1969 e il 1972 il fotografo inglese Nick Hedges girò il Regno Unito per fotografare le condizioni di vita nelle case popolari

"Il signore e la signora M. vivevano con i loro quattro figli in una casa popolare a Vincent Crescent, Balsall Heath. La casa si trovava in uno stato misero – senza una stanza da bagno, senza acqua corrente, con il gabinetto fuori casa e le pareti interne piene di muffa. I bambini dormivano in pieno inverno sui cuscini fradici di due sedie ricoperte da un paio di vecchi impermeabili, non c’era riscaldamento nella stanza, fuori nevicava e le finestre erano rotte". 
Birmingham, gennaio 1969 
© Nick Hedges / National Media Museum, Bradford
"Il signore e la signora M. vivevano con i loro quattro figli in una casa popolare a Vincent Crescent, Balsall Heath. La casa si trovava in uno stato misero – senza una stanza da bagno, senza acqua corrente, con il gabinetto fuori casa e le pareti interne piene di muffa. I bambini dormivano in pieno inverno sui cuscini fradici di due sedie ricoperte da un paio di vecchi impermeabili, non c’era riscaldamento nella stanza, fuori nevicava e le finestre erano rotte". Birmingham, gennaio 1969 © Nick Hedges / National Media Museum, Bradford

Il 2 ottobre è stata inaugurata al Science Museum di Londra la mostra Make Life Worth Living, che raccoglie circa cento foto del fotografo inglese Nick Hedges tra il 1969 e il 1972, per documentare le difficili condizioni di vita nelle baraccopoli e nelle case popolari del Regno Unito. Le fotografie, scattate a Glasgow, Birmingham, Manchester, Leeds, Bradford e Londra, sono tutte in bianco e nero e mostrano famiglie costrette a vivere – negli anni Settanta – senza riscaldamento, bagno o acqua corrente, con i vetri delle finestre rotte e le pareti fradicie per l’umidità. Alcuni dormivano a terra, altri con la luce accesa per tenere lontano i topi; in alcune abitazioni non c’era la cucina e le donne dovevano preparare il cibo su un fuoco all’aperto.

Hedges aveva ricevuto l’incarico del progetto da Shelter, un’associazione di beneficenza che tuttora si occupa principalmente dei senzatetto e delle persone che vivono con difficoltà nelle case popolari. Nel 1966 Shelter aveva lanciato una campagna di sensibilizzazione per far conoscere ai britannici la vita quotidiana dei loro concittadini più poveri, e aveva deciso di puntare, tra le altre cose, sulla fotografia. All’epoca la maggior parte delle persone ignorava che in Regno Unito si potesse vivere ancora in quello stato di miseria.

Il lavoro di Hedges è considerato tra i più significativi nel racconto fotografico del Novecento e, come ha spiegato l’attuale direttore di Shelter, «le sue fotografie furono cruciali nei primi giorni della campagna di sensibilizzazione e riuscirono a catturare con forza una realtà che molte persone in Gran Bretagna non potevano neanche immaginare, tantomeno nel loro paese. Da allora molti posti delle scene fotografate da Nick sono stati recuperati, ma condizioni non così diverse da queste esistono ancora nelle nostre città: case malandate, prezzi degli affitti esorbitanti, proprietari disonesti e una rete di sicurezza abitativa ridotta all’osso, che spinge ogni anno tre milioni di persone a chiederci aiuto».

Nel 1983 Hedges donò mille negativi del progetto al National Media Museum di Bradford, ma le fotografie non vennero mai esposte al pubblico a causa di una legge sulla privacy che tutelava l’immagine dei minori, presenti nella maggior parte delle immagini. Nella mostra al Science Museum – la prima da quarant’anni – ogni fotografia è accompagnata dalle annotazioni di Hedges, che aggiungono qualche dettaglio sulle persone ritratte, sulla loro casa e sui loro espedienti per resistere al freddo, ai topi, al vento e alla neve che entravano attraverso le finestre rotte. La mostra, a ingresso libero, resterà aperta fino al 18 gennaio del 2015.

Nick Hedges è nato a Bromsgrove, nel Worcestershire, nel 1943. Ha concluso gli studi di fotografia al Birmingham College of Art nel 1968 con un progetto sulle case popolari della città, che convinse Shelter ad affidargli l’incarico di documentare le baraccopoli nel paese. Ha lavorato come freelance e ha pubblicato per BBC, la casa editrice Penguin, associazioni e riviste. Successivamente si è trasferito nelle Midlands inglesi per fotografare la vita nelle fabbriche, da cui ha tratto il libro Born to Work, pubblicato nel 1982. Continua a lavorare come fotografo documentarista: il suo ultimo progetto si chiama Conurbation, ed è realizzato insieme all’università di Birmingham.