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  • Mercoledì 7 maggio 2014

I litigi dentro “Le Monde”

Perché sette caporedattori su undici si sono dimessi in polemica con la direttrice Natalie Nougayrède, accusata di non essere abbastanza di sinistra

French journalist Natalie Nougayrede holds Le Monde newspaper while posing on February 22, 2013 in Paris. Nougayrede, 46, the newly elected director of the French newpaper Le Monde and the first woman to hold this post, is pictured on March 1, 2013 in Paris. AFP PHOTO / MIGUEL MEDINA (Photo credit should read MIGUEL MEDINA/AFP/Getty Images)
French journalist Natalie Nougayrede holds Le Monde newspaper while posing on February 22, 2013 in Paris. Nougayrede, 46, the newly elected director of the French newpaper Le Monde and the first woman to hold this post, is pictured on March 1, 2013 in Paris. AFP PHOTO / MIGUEL MEDINA (Photo credit should read MIGUEL MEDINA/AFP/Getty Images)

Martedì 6 maggio sette caporedattori su undici del quotidiano francese Le Monde hanno dato le loro dimissioni, più o meno velatamente in polemica con la direttrice del giornale, Natalie Nougayrède, ritenuta lontana dalla tradizionale linea editoriale vicina alla sinistra moderata. Stefano Montefiori sul Corriere della Sera spiega quali sono state le cause delle dimissioni e racconta i malumori che da mesi hanno diversi giornalisti all’interno della redazione. Nougayrède per ora non è apparsa particolarmente turbata dagli annunci di dimissioni, anche se non si escludono conseguenze dirette per la sua direzione.

«Mi è stato cambiato il titolo», si lamentava in assemblea il 20 marzo scorso il critico cinematografico Jacques Mandelbaum, che aveva scritto un articolo su un documentario (di Frederick Wiseman) dedicato all’università americana di Berkeley. «Berkeley, un’utopia erosa dal neoliberalismo» è diventato «Berkeley, un’utopia minacciata», dopo l’intervento della direttrice Natalie Nougayrède. Cambiare un titolo è ordinaria amministrazione in molte redazioni ma, a Le Monde, anche quella modifica è stata vista come il sopruso di una donna autoritaria, poco comunicativa, sbrigativa, troppo filo-americana. Troppo ostile a Putin e troppo favorevole a un intervento armato in Siria, troppo attenta all’economia e alle ragioni delle aziende francesi e poco alle periferie, all’ambiente, al sociale, pagine che non a caso ha abolito. Insomma una direttrice lontana, secondo molti dei 400 giornalisti, dalla tradizionale linea di sinistra moderata del più autorevole giornale francese.

Ci sono anche questi malumori (riportati dal giornale online Mediapart), ma non solo, nel clima di sfiducia verso la direzione che ieri è sfociato in una clamorosa dimissione di massa dei caporedattori del giornale: 7 su 11, i capi Cécile Prieur (edizione cartacea), Françoise Tovo e Nabil Wakim (digitale) e i loro vice François Bougon, Vincent Fagot, Julien Laroche Joubert e Damien Leloup, hanno lasciato l’incarico, disposti a sbrigare gli affari correnti in attesa che vengano nominati i sostituti. Sempre che a venire sostituita non sia prima la direttrice.

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Foto: Natalie Nougayrede (MIGUEL MEDINA/AFP/Getty Images)