10 anni senza Peter Ustinov

Fu Hercule Poirot, Nerone e moltissimi altri, dai personaggi brillanti a quelli crudeli, in una carriera lunghissima e ricca (anche di Oscar)

Peter Ustinov during his stay in Madrid, 1964, Madrid, Spain. (Photo by Gianni Ferrari / Cover / Getty Images)
Peter Ustinov during his stay in Madrid, 1964, Madrid, Spain. (Photo by Gianni Ferrari / Cover / Getty Images)

L’attore e regista inglese Peter Ustinov morì a Bursins, in Svizzera, il 29 marzo di dieci anni fa. Aveva un grande talento comico, un’espressione sorniona, interpretò ruoli brillanti e figure crudeli e in entrambi i casi fu memorabile. Vinse due Oscar: il primo nel 1961 come migliore attore non protagonista per Spartacus di Stanley Kubrick e il secondo nel 1964, nella stessa categoria, per Topkapi di Jules Dassin.

Peter Ustinov nacque a Londra il 16 aprile del 1921. Il padre era un immigrato russo che negli anni Trenta aveva iniziato a lavorare per i servizi segreti britannici per evitare l’internamento o la deportazione durante la guerra, la madre era pittrice e coreografa. Ustinov studiò recitazione al London Theatre Studio e negli anni Trenta e Quaranta si fece conoscere soprattutto a teatro. Finita la Seconda guerra mondiale (alla quale prese parte tra il 1942 e il 1946) diresse il primo dei suoi nove film da regista: School for secrets (1946).

La sua carriera è però legata ai personaggi che interpretò al cinema: quello di Hercule Poirot, innanzitutto, nella serie di film tratti dai libri di Agatha Christie, quello dell’imperatore Nerone in Quo vadis? (1951) e quello di Lentulo Baziato, l’intermediario di schiavi, in Spartacus di Kubrick (1960). Della sua lunga carriera cinematografica vanno ricordati anche Lord Brummel (1954), Sinuhe l’egiziano (1954), Non siamo angeli (1955) di Michael Curtiz, accanto a Humphrey Bogart, Un taxi color malva (1977), Il ladro di Bagdad (1978). Tra i film più recenti, invece, C’era un castello con 40 cani (1990) di Duccio Tessari, L’olio di Lorenzo (1992) e Lo scapolo d’oro (1999).

I successi di Ustinov non si fermarono però al cinema: diresse opere liriche, scrisse e interpretò recital in diversi paesi del mondo, lavorò per la televisione (fece Erode per il Gesù di Nazareth di Franco Zeffirelli nel 1977), fu più volte ospite al Muppet Show e in diversi programmi, fu ambasciatore dell’UNICEF, pubblicò romanzi e racconti, soprattutto per bambini e presentò, come voce narrante, anche il video ufficiale della stagione 1987 di Formula 1. Era appassionato d’auto d’epoca, si sposò tre volte ed ebbe quattro figli. Parlava diverse lingue: inglese, francese, tedesco, italiano, russo, spagnolo, un po’ di turco e greco moderno. Nel 1990 fu nominato “Sir” dalla regina britannica Elisabetta II nonostante alla fine degli anni sessanta scelse di diventare cittadino svizzero. Il suo ultimo ruolo fu quello di Federico il Saggio, l’elettore di Sassonia che rifiutò di giurare fedeltà alla chiesa ortodossa inglese, in Luther. Ribelle, genio, liberatore, diretto nel 2003 da Eric Till.