Una legge elettorale quasi buona

Ora bisogna cambiare due cose, in parlamento, dice Gianluigi Pellegrino su Repubblica

Foto Roberto Monaldo / LaPresse21-01-2014 RomaPoliticaCamera dei Deputati - Relazione del ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri sullo stato della giustizia in ItaliaNella foto Aula vuotaPhoto Roberto Monaldo / LaPresse21-01-2014 Rome (Italy)Chamber of Deputies - Report of the Minister of Justice on the state of justice in ItalyIn the photo
Foto Roberto Monaldo / LaPresse21-01-2014 RomaPoliticaCamera dei Deputati - Relazione del ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri sullo stato della giustizia in ItaliaNella foto Aula vuotaPhoto Roberto Monaldo / LaPresse21-01-2014 Rome (Italy)Chamber of Deputies - Report of the Minister of Justice on the state of justice in ItalyIn the photo

Il giurista Gianluigi Pellegrino analizza mercoledì su Repubblica la proposta di legge elettorale presentata lunedì da Matteo Renzi, dandone un giudizio positivo ma segnalandone due limiti, secondo lui. E proponendo che su questi si intervenga in parlamento, sostenendo che l’opposizione di Silvio Berlusconi non possa essere accettata perché Berlusconi di fatto non ha concesso niente sul doppio turno.

C’è un rischio grande che deve preoccupare innanzitutto  Matteo Renzi. Che la montagna del volano riformatore che ha meritoriamente innescato, alla fine non partorisca un topolino.

E dopo tanti buoni propositi, dall’inguardabile Porcellum si passi a beffardo Porcellinum. Ed allora per poter giudicare quel che accade è bene guardare con attenzione il merito delle cose che in fondo è più semplice di quanto possa apparire. Non esiste una legge elettorale buona per sempre. Per questo non è blindata in Costituzione. Oggi, nell’Italia sfregiata dal Porcellum e immobilizzata dal ventennio berlusconiano, l’esigenza è buttare alle spalle gli orrori principali della legge porcata e di conciliare al meglio rappresentanza e governabilità.

Quali siano stati gli sfregi del Porcellum è presto detto. Un sistema di liste bloccate che ha sfigurato il Paese sin dentro il midollo, elevando a sistema istituzionale l’abbandono del merito e delle competenze. Un moltiplicatore di mediocrità e di decadenza, che ci ha dato non solo i peggiori parlamenti che la storia recente ricordi, ma anche, a cascata, un precipizio di qualità a tutti i livelli, corpi di vertice e intermedi.

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foto: Roberto Monaldo/LaPresse