Le televisioni, i giornali, e Caselle

Marco Imarisio scrive sul Corriere della Sera di Maurizio Allione, 29 anni, a cui per tre giorni buona parte dei media ha alluso come il più probabile autore dell’uccisione dei suoi genitori e di sua nonna a Caselle, in provincia di Torino: mercoledì un altro uomo è stato arrestato e ha confessato l’omicidio.

«Mi raccomando, comportati bene» gli dice un vicino di casa. Maurizio Allione è appena entrato nella via che termina con la villetta dei suoi genitori. Come il giorno precedente vuole portare i cani in giro. Vede le telecamere che lo aspettano. Vede una signora che gli fa una foto sul telefonino. L’ambiente dove è cresciuto lo guarda di nascosto, come se non sapesse ancora che posto assegnargli in questa tragedia. Continua a giudicarlo, come abbiamo fatto tutti in questi giorni. Lui si rivolge a Milena, la sua fidanzata, e non c’è bisogno di pronunciare parole. Quello non è il loro posto, non lo è più, se mai lo è stato. Tornano indietro.
«Le televisioni e i giornali mi hanno fatto fare una brutta figura» sostiene Maurizio. «Per loro ero addirittura più colpevole di quanto non lo fossi per i magistrati». Ancora per poco, ma non ci sono rifugi sicuri dopo quel che hanno vissuto. I loro nomi svaniranno presto, aggiunti alla lista non certo breve dei mostri di un giorno. Ma oggi è come se il giudizio fosse ancora sospeso, e il ruolo di vittima, che in una sera di inizio gennaio ha perso la madre, il padre e la nonna, tutta la sua famiglia, non gli fosse ancora riconosciuto. Comportati bene, invece delle condoglianze, che sarebbero l’unica cosa da fare.

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