Che succede in Telecom?

L'acquisto da parte di Telefonica, l'assemblea di ieri e che cosa sta facendo il governo

Telecom, la più grande azienda di telecomunicazioni italiana, è da diversi mesi sulle prime pagine dei quotidiani. La notizia, che risale alla fine dello scorso settembre, è che Telefonica, compagnia di telecomunicazioni spagnola e una delle più grandi al mondo, ha firmato un accordo per entrare con una grossa quota in Telecom. La parte principale dell’accordo entrerà in vigore nel 2014. Venerdì 20 dicembre si è conclusa un’assemblea durante la quale alcuni soci hanno provato, senza riuscirci, a sostituire l’attuale consiglio d’amministrazione, favorevole all’ingresso degli spagnoli. In questi mesi si è discusso molto sull’opportunità di questa operazione.

Secondo alcuni Telecom, che possiede gran parte della rete di telecomunicazione italiana, è un’azienda strategica che non deve finire in mani straniere. Altri sostengono che l’arrivo di un nuovo socio è l’unico modo per trovare i capitali necessari a fare gli investimenti di cui il settore delle telecomunicazioni italiane ha bisogno. In tutto questo, il governo non ha ancora preso una decisione definitiva sul caso, per quanto abbia approvato alcuni decreti che gli permetterebbero di intervenire e impedire o limitare il controllo di Telefonica su Telecom (lo vedremo tra poco).

L’affare di Telefonica
Telefonica non ha acquistato Telecom, contrariamente a quanto si sente spesso dire, e non ha fatto nemmeno patti per acquistarla in futuro. Il 24 settembre 2013, Telefonica ha sottoscritto un accordo per acquistare alcune quote di Telco, la holding che controlla il 22,4 per cento di Telecom. Attualmente le azioni che Telefonica ha acquistato sono azioni senza diritto di voto: Telefonica controlla quindi il 66 per cento di Telco, ma ha voti per poco meno del 50 per cento del capitale.

L’accordo è stato sottoscritto dagli attuali azionisti di Telco: Generali, Mediobanca e Intesa San Paolo, e prevede che, a partire dal gennaio 2014, Telefonica possa acquistare anche azioni con diritto di voto, arrivando a controllare il 64,9 per cento dei voti. Potrà anche esercitare un’opzione sulle restanti azioni se gli attuali proprietari volessero liberarsene, arrivando così al 100 percento del controllo di Telco (una cosa che Telefonica ha già annunciato di non voler fare).

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I problemi
La notizia dell’aumento della presenza degli spagnoli in Telco ha fatto tornare attuali una serie di problemi che da anni girano intorno a Telecom. Innanzitutto la sua situazione finanziaria. L’azienda è piena di debiti (circa 40 miliardi di euro), in parte a causa di come vennero effettuate le scalate compiute per acquistarla nel 1997, quando fu privatizzata. A questo vanno aggiunti anni di gestione non proprio efficiente che oggi hanno procurato all’azienda una zavorra di debiti che blocca gli investimenti, ad esempio nella banda larga. L’arrivo di Telefonica potrebbe, secondo alcuni, permettere nuovi investimenti e ridurre il grande indebitamento.

Secondo altri, come ad esempio l’ex ministro per lo Sviluppo economico Corrado Passera (che sabato 21 dicembre ha rilasciato un’intervista al Foglio in cui si è occupato della questione) Telefonica non avrebbe intenzione di procedere ad investimenti, ma è invece interessata alle società telefoniche che Telecom controlla in alcuni paesi del Sudamerica, dove anche Telefonica ha grossi interessi. Ma c’è un altro problema, almeno secondo alcuni. Telecom Italia controlla la rete fissa della telecomunicazione italiana. Si tratta di 102 milioni di chilometri di fili e cavi, più centraline, ponti radio e altre infrastrutture.

Secondo i critici consegnare agli “stranieri” questa risorsa potrebbe essere un problema addirittura per la sicurezza nazionale. In molti hanno chiesto al governo di intervenire per bloccare l’ingresso di Telefonica in Telco, oppure per effettuare uno scorporo forzato della rete fissa da Telecom. Dello “scorporo” si parla oramai da molti anni. Si tratta di un’operazione molto complicata e costosa (la rete fissa è un’importante risorsa per Telecom, che andrebbe in qualche modo “risarcita”). Si calcola che la rete fissa potrebbe valere tra i 7 e i 15 miliardi. Lo scorporo, però, non sembra una possibilità, almeno nel breve periodo, e i rischi per la sicurezza nazionale dell’operazione non sembrano così gravi, ha scritto Sergio Rizzo sul Corriere della Sera.

Il governo
In tutta questa storia l’atteggiamento del governo è stato abbastanza ambiguo. A ottobre, pochi giorni dopo la notizia dell’accordo su Telco, il governo ha approvato una cosa molto complicata chiamata “golden power”. Si tratta di un nuovo strumento che il governo dovrebbe poter utilizzare per bloccare acquisizioni, fusioni o vendite in settori ritenuti “strategici”. Questo nuovo potere è diventato effettivo il 28 novembre, ma fino ad ora il governo non lo ha utilizzato.

Anzi: negli ultimi giorni di dicembre il governo ha preso posizioni che sono sembrate favorevoli a Telefonica. Il 20 dicembre il presidente del Consiglio Letta ha duramente criticato la proposta di riforma dell’offerta pubblica d’acquisto (OPA) presentata dal senatore del PD Massimo Mucchetti. Se la riforma fosse stata approvata, il nuovo meccanismo dell’OPA avrebbe quasi certamente bloccato oppure ostacolato la corsa di Telefonica in Telco. Letta ha dichiarato che «Telecom Italia è una società privata ed esistono regole di mercato che vanno rispettate. Noi siamo un paese che vuole attrarre investimenti. Il governo non parteggia per nessun giocatore in campo».

L’assemblea di venerdì
Venerdì 20 dicembre, come ci si attendeva, l’attuale consiglio d’amministrazione di Telecom, favorevole alla cessione di Telco a Telefonica, è riuscito a sopravvivere ad un voto contrario proposto dai piccoli azionisti, guidati da Marco Fossati, che tramite la società Findim Groioup controlla circa il 5 per cento di Telecom.

Durante l’assemblea, il 50,2 per cento del capitale presente ha votato contro il rinnovo del CdA, mentre il 42 per cento ha votato a favore. Fossati ha duramente criticato l’attuale consiglio di amministrazione e Telco, che dal 2007 ne ha espresso la maggioranza. Secondo Fossati i CdA espressi da Telco hanno fatto scelte incerte ed ambigue, contrarie all’interesse dell’azienda.

Le indagini
In tutta questa complicata vicenda entra anche la magistratura. Nell’ultima settimana la procura di Roma ha interrogato Franco Bernabè, ex presidente di Telecom, che si era dimesso proprio per la sua opposizione all’ingresso di Telefonica. Secondo la magistratura i vertici di Telecom potrebbero aver ostacolato la vigilanza della CONSOB in occasione di alcune recenti operazioni con Telefonica (come la vendita di Telecom Argentina, una delle operazioni criticate da Fossati). I giornali hanno anche riportato che i magistrati sospetterebbero che i manager di Telecom abbiano, in qualche modo, “favorito” Telefonica nella sua recente scalata.