Stefano Gabbana: «Ma chi l’ha mai visto, un miliardo!»

Oggi, sul Corriere della Sera, c’è un’intervista di Gian Antonio Stella con Domenico Dolce e Stefano Gabbana, i due stilisti e imprenditori che negli ultimi giorni sono in polemica con l’amministrazione comunale di Milano: il 19 luglio hanno deciso di chiudere i loro negozi nella città dopo che l’assessore al Commercio Franco D’Alfonso aveva detto «Non bisognerebbe concedere spazi simbolo della città a personaggi famosi e marchi vip che hanno rimediato condanne per fatti particolarmente odiosi in questo momento di crisi economica come l’evasione fiscale».

D’Alfonso si riferiva alla condanna in primo grado nei confronti dei due stilisti emessa il 19 giugno per omessa dichiarazione fiscale ai fini di evadere le imposte. Il 20 luglio Dolce e Gabbana hanno anche acquistato due pagine su Repubblica e Corriere per esprimere “sdegno” nei confronti del Comune.

Dicono però che 360 milioni per quel marchio celeberrimo nel mondo erano pochi.
G. «Ma cosa vuole che ne sapessimo, noi! Avevamo cominciato girando per la pianura padana come consulenti delle aziende di abbigliamento e battendo gli autogrill della Bauli per farci un pandorino o della Fini per mangiarci i tortellini! Ci era scoppiata in mano una cosa più grande di noi. Non eravamo neanche in grado di valutarne il valore. Infatti…».

…Chiedeste una stima a Price Waterhouse Coopers.
D. «Esattamente. Che disse: 360 milioni».

Centottanta a testa: come li avete spesi?
D. «Come vuole che li abbiamo spesi? In azienda. L’azienda è la nostra creatura. La nostra figlia. Tutto va a finire là».
G. «Cosa vuole che ne facciamo dei soldi? Che li mettiamo via per quando saremo morti?»

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Fatto sta che secondo i magistrati il valore del marchio era oltre il triplo: 1.190 milioni. Una stima poi ribassata a 730 milioni…
G. «Un miliardo! Ma chi l’ha mai visto, un miliardo! È chiaro che, a distanza di anni, dopo che eravamo ulteriormente cresciuti, ci hanno sopravvalutato. Ma noi? Mica potevamo decidere facendoci leggere le carte dalla maga Cloris!».

E se vi confermano la condanna a 400 milioni di multa?
D. «Chiudiamo. Cosa vuole che facciamo? Chiudiamo. Non saremmo in grado di resistere. Impossibile».
G. «Chi immagina un ricatto morale sui dipendenti sbaglia. Se ci meritassimo la condanna, niente da dire. Ma non la meritiamo. E comunque sì, purtroppo dovremmo chiudere».