Lo sbriciolamento della Lega Nord

Gad Lerner riflette sui risultati di quello che è ora "un partitino"

Matteo Salvini talks on a megaphone as the Northern league party staged a protest in front of the "Nagib Mahfuz" school, in Milan, Italy, Tuesday, Oct.10, 2006. (Photo/Luca Bruno)
Matteo Salvini talks on a megaphone as the Northern league party staged a protest in front of the "Nagib Mahfuz" school, in Milan, Italy, Tuesday, Oct.10, 2006. (Photo/Luca Bruno)

Gad Lerner su Repubblica spiega le ragioni dell’insuccesso elettorale della Lega Nord nelle elezioni amministrative del passato weekend, nelle quali, associata al PdL un po’ ovunque, ha perso in tutti i capoluoghi di provincia dove si era presentata. Il simbolo di questa sconfitta è Giancarlo Gentilini, 84 anni, a lungo sindaco di Treviso e personaggio politico molto controverso, che ha perso il ballottaggio con Giovanni Manildo, il candidato del centrosinistra. Nella sua storia la città di Treviso non aveva mai avuto una amministrazione di centrosinistra.

“Naufraga fra i canali della marca trevigiana la strategia con cui Maroni aveva sperato di resuscitare la Lega, dopo che già erano state sconfitte le sue velleità separatiste. E cioè trasformarla in succursale nordista del berlusconismo, federando al suo interno il notabilato locale conservatore, restio ai vaniloqui sulla Padania ma desideroso di restare al potere, magari aggraooandosi a localismi di stampo bavarese o carinziano. Doveva essere la terza metamorfosi di un movimento che in 25 anni non è riuscito a fare la sua rivoluzione, ma invece si era inserito con abilità nelle fragilità culturali di una destra illiberale vincente, traslocando a Roma la sua classe dirigente, identificandosi con quel malgoverno e replicandone gli scandali, fino a rendere impossibile disciogliere il vincolo di sudditanza da Berlusconi.”

(Continua a leggere sulla rassegna stampa dell’Istituto Treccani)