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Una sera a Taksim
Non ho ancora un’opinione su questa riforma della scuola: con la scuola le cose sono complesse e delicate, non esistono “soluzioni” o modelli esatti, nessuno da solo “conosce la scuola” in tutte le sue implicazioni, e credo di avere cominciato a contestare le riforme della scuola con Pedini e la Falcucci: abbastanza presto da essermi vaccinato e voler studiare le cose con minori certezze preventive.
Ma anche per queste ragioni – oltre che per solidi legami familiari con persone che a scuola ci sono state molto – mi permetto di suggerire che non trovo efficaci e convincenti gli approcci di chi stia contestando questa riforma nei termini di una contrapposizione tra il governo e “la scuola” e come se le vittime eventuali ne fossero insegnanti e istituzione scuola in quanto tale. Il governo sta sostenendo da tempo che il funzionamento di un paese e il suo futuro passano per un buon funzionamento della scuola: a questo messaggio bisogna quindi contrapporre un argomento che sappia negare che la riforma vada in questo senso, e non invece uno che rappresenti i danneggiati nei lavoratori della scuola. Mentre le manifestazioni e le campagne di questi giorni – ultima quella “virale” #ringraziaundocente – stanno raccontando che a dover essere difesi siano gli insegnanti.
La scuola è un mezzo: un mezzo per tantissime cose, e un mezzo potentissimo. Ma è un mezzo, serve a migliorare le persone e il mondo, in ultima analisi: non a se stessa. È in questi simili che va discusso il modo di renderla efficace. E il governo – per saggezza o furbizia – l’ha raccontata in simili termini: contrapporgli invece un’idea di diritti e dubbi dei lavoratori della scuola è quantomeno perdente, senza nulla togliere alla legittima difesa di quei diritti e dubbi. Bisogna raccontare a tutti gli altri italiani che sono l’Italia e il suo futuro che peggioreranno, invece di migliorare, per via di questa riforma: e questo ho l’impressione che non stia passando. Mi pare che dalla scuola il messaggio che arriva sia “date retta a noi che ne sappiamo”, troppo esclusivo. E se è vero che le riforme della scuola sono diventate un rituale, nella storia italiana, anche le proteste contro la riforma della scuola non mi sembra adottino nuove prospettive o suggeriscano futuri promettenti. Pedini e Falcucci.
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Una sera a Taksim
Inge Lehmann e l'anniversario della sua nascita sono ricordati da Google nel suo "doodle" di oggi, mercoledì 13 maggio. Inge Lehmann è stata una geofisica danese ed era nata oggi, 127 anni fa (il 13 maggio 1888). Al posto del logo di Google, nelle pagine del motore di ricerca compare oggi un'animazione che mostra la Terra ruotare divisa in due parti, a mostrare il nucleo centrale, oggetto di uno degli studi più importanti di Lehmann. Gli autori del doodle, a proposito del legame degli studi di Lehmann con i terremoti, hanno aggiunto alla descrizione del suo disegno questa nota (che rischia di rinnovare un vecchio equivoco sulla possibile "previsione" dei terremoti: come si sa, la scienza sa individuare la possibilità di futuri terremoti in determinate zone, ma non quando avverranno, naturalmente).
Le notizie di una nuova scossa di terremoto in Nepal creano un triste contesto intorno a questo post, e ci ricordano dell'importanza della scienza nella previsione dei terremoti al fine di salvare un maggior numero di vite.
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Una sera a Taksim
(foto di Roberto Delera)
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Una sera a Taksim
(foto di Roberto Delera)
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Una sera a Taksim
(foto di Roberto Delera)
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Una sera a Taksim
(foto di Roberto Delera)
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Una sera a Taksim
(foto di Roberto Delera)