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Font di Bagni
«Et voilà. Art déco. (Su Instagram è stata una delle più gradite)»
(foto: Michele Boroni)
«Et voilà. Art déco. (Su Instagram è stata una delle più gradite)»
(foto: Michele Boroni)
«Da notare che la O si può leggere anche A. In entrambi i casi vince sempre.»
(foto: Michele Boroni)
«Malinconico Ermanno»
(foto: Michele Boroni)
«Nuova Italia sarebbe stata la seconda scelta di Silvio.»
(foto: Michele Boroni)
«Questo è il primo #fontdibagni. Tra il littorio e il cinemascope.»
(foto: Michele Boroni)
Se questa foto l’avesse vista Danger Mouse l’avrebbe utilizzata per la copertina del disco inciso insieme a Daniele Luppi
(foto: Michele Boroni)
Un po’ di Dalì ogni tanto ci vuole. Dadaismi.
(foto: Michele Boroni)
«Quello grosso, trionfale e parecchio decadente.»
(foto: Michele Boroni)
«Un po' scuola elementare, un po' carabiniere»
(foto: Michele Boroni)
«Nomen Omen»
(foto: Michele Boroni)
«Ormai per tutti è il Birene.»
(foto: Michele Boroni)
«Casi di lettering creativo. A proposito.. voi quando fate lo spelling dite Z di Zara o Z di Zorro?»
(foto: Michele Boroni)
«No, Enzo non c’entra nulla. E comunque i delfini vanno sempre un casino»
(foto: Michele Boroni)
«La gambina della q se l’è portata via la libecciata del 2004.»
(foto: Michele Boroni)
«Adoro i puntini appena accennati sulle i maiuscole. Del resto, con questo nome, tutto è coerente.»
(foto: Michele Boroni)
«L’ombrellone sulla L è un piccolo colpo di genio.»
(foto: Michele Boroni)
«Quelli che “si va all’Abetone a fà un tuffo?”.
Anche il font è bontempone.»
(foto: Michele Boroni)
«Un bagno per sciantose»
(foto: Michele Boroni)
«Probabilmente il bagno più aspirazionale della Versilia.»
(foto: Michele Boroni)
«E’ gradito il costume nero»
(foto: Michele Boroni)
«A Forte dei Marmi sembra ci siano dei bagni in cui è vietato l’accesso ai bambini sotto una certa soglia d’età (tipo 5-6 anni, mi pare). Trovo sia una cosa discutibile ma, in fondo, lecita. Del resto, come vedete, la scelta dei bagni in Versilia è vastissima.
Per contro c’è anche un “Spiaggia Dei Bambini” che immagino sia una bolgia di marmocchi urlanti e frignanti, disseminata di formine e rastrelli, aborti di castelli di sabbia, palloni vaganti e parcheggi affollati di passeggini.
Cito questa immagine infernale non perché io sia una persona cinica e insensibile ma perché questa viene evocata dal font usato per l’insegna. Se non sbaglio questo tipo di carattere dai tratti incerti, come se fosse scritto (male) con una mascherina, viene principalmente utilizzato per quelle campagne intimidatorie e dai toni drammatici, tpo quelle contro il fumo, l’alcol prima della guida o la pirateria.
E poi, che dire delle virgolette? Che bisogno c’era, se non quello di mitizzare un luogo, come fosse una sorta di “Villaggio Dei Dannati”?
E poi dicono che un font vale l’altro.»
(foto: Michele Boroni)
Lido Di Camaiore - Ottobre 2011
- Nonno Tito “Thomas, vien qui. Senti, io non ce la fò più a tenere questo bagno, il tu’ babbo non è bono a ‘na sega, quindi lo lascio a te. Dalla prossima stagione il Bagno Maria è tuo”
- Nipote Thomas “Grazie tante nonno, lo sai che ci tengo tanto. Non ti deluderò, vedrai”
-Tito “Bene, puoi fare anche qualche cambiamento per modernizzarlo. Rimanendo però fedele alla sua tradizione. Oh, ricordati che il Bagno Maria esiste dal 1925”
- Thomas “ Certo nonno. In effetti i tempi sono cambiati, dobbiamo intercettare le nuove clientele internazionali, tipo i russi del Forte..”
- Tito “Boni quelli… Insomma, basta non cambiare le cose storiche tipo il nome..”
-Thomas “Io invece pensavo a un restyling del brand”
- Tito “De la fia, come parli difficile”
- Thomas “Nonno, il nome Bagno Maria è vecchio!”
- Tito “Maccome, noi ci s’ha la battigia più bella di tutta la Versilia, tutti i nostri clienti sin dai tempi del duce venivano qui a mettere i piedi a mollo nell’acqua”.
- Thomas “Eh, si può partire da qui, scarnificare questo concetto ed estrarne una keyword che sia appealing”
- Tito “Accidenti al tù babbo e quando t’ha mandato a fa la Scienza delle Comunicazioni”.
- Thomas “O nonno, qual’è la cosa che caratterizza il nostro bagno”
- Tito “Eh, la battigia. La più bella della Versilia”.
- Thomas “ Ok, ma “battigia” fa cheap. E poi la doppia è difficile da pronunciare per gli stranieri. Che ne diresti di Batigia?”
- Tito “……E che vor dì?”
- Thomas “E’ un suono. Evocativo. Sounds good. E poi ci vorrebbe un simbolo..”
- Tito “Eh, noi c’abbiamo sempre avuto la ciambella. Non vorrai mica togliere anche questa,vero?
- Thomas “Oh nonno, ma la ciambella è punitiva.”
- Tito “Cos’è?!? Madonna #!*%*#. O Thomas, provo a ragionare come te. La ciambella era il simbolo della sicurezza. Noi c’abbiamo sempre avuto i meglio bagnini del Lido. E poi non dimenticarti de’ bimbi, che da noi sono sempre i benvenuti. Te l’ho mai raccontato quando nel 1965 si vinse il premio per il miglior castello di sabbia?”
- Thomas “Sì nonno, me lo hai raccontato tipo duecento volte”
- Tito “ Ci vuole qualcosa che ricordi questa cosa, tipo una paletta, un rastrello o un secchiello”
- Thomas “Mmmhh, il secchiello è troppo scontato e didascalico. Mettiamoci invece un’anfora”
- Tito “Un’anfora? O cosa ci combina?”
- Thomas “Nulla. Cool.”
(foto: Michele Boroni)
«In Italia nei primi anni 80 c’è stato uno studio grafico che, più di ogni altro, è riuscito a lasciare un segno nell’immaginario estetico pop italiano (mamma mia che inizio serio… su, è il 22 agosto e ci saranno 40 gradi, eccheccavolo).
Insomma, questo studio si chiamava (e si chiama ancora) Studio Convertino. Il suo ideatore, Mario Convertino, fu l’art director di programmi tv fondamentali e musicalmente formativi come Mister Fantasy e disegnò le più interessanti copertine di dischi (Krisma, Battisti, De Andrè..). La sua cifra era questo font dalle forme geometriche che, insieme a pittogrammi molto colorati e altri segni ispirati a Kandiskji, formavano un’immagine forte e subito riconoscibile.
Chissà se quelli del bagno Maestrale di Forte dei Marmi pensarono a lui quando decisero di utilizzare questo carattere per la loro insegna (io di certo non glielo sono andato a chiedere).»
(foto: Michele Boroni)
«Allora, io non sono né un grafico né un art. Insomma, di font mica me ne intendo. Però mi piacciono, ma non ho mai approfondito l’argomento; quindi magari di seguito non utilizzerò un linguaggio appropriato. Perdonatemi, nel caso.
Però credo che alla fine anche la grafica, in quanto composta da segni, segua le regole della semiotica, cioè quelle dell’elemento formale (significante)e di quello intrinseco e concettuale (significato).
Non si scappa.
La parola, il significato e la sua rappresentazione.
Quindi pensi a Impero e ti aspetti un font severo, rigoroso e definitivo (tipo un bastoni) e invece ti ritrovi una roba scritta da un bimbo di terza elementare.
E questo corto circuito fa il giro completo e diventa sublime.»
(foto: Michele Boroni)
«Altro interessante caso di incoerenza tra font, nome, simbolo e territorio.
Perché usare il gotico tedesco del Frankfurter Allgemeine associato a una conchiglia per l’insegna di un bagno di Forte di Marmi?
Un mistero che #Fontdibagni non è in grado di svelarvi.
Ci sarà Costanza non certo Coerenza.»
(foto: Michele Boroni)