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Rifugiati in ambasciata

Manuel Noriega

Governatore militare, presidente e dittatore di Panama, dovette la sua ascesa politica all'alleanza col governo americano e con la CIA, che negli anni Settanta e Ottanta sostenevano nell'America centrale e del sud regimi a loro vicini. Nel 1984 Noriega permise le prime elezioni presidenziali in 16 anni, interrompendo però il conteggio quando il suo avversario sembrava in vantaggio. Nel frattempo il suo rapporto con gli Stati Uniti si deteriorò sempre di più e alla fine del 1989 gli Stati Uniti invasero Panama. Al quinto giorno di invasione Noriega si rifugiò dal Nunzio Apostolico, l'ambasciata del Vaticano a Panama. Fu ospitato in una stanza senza aria condizionata né televisione, l'edificio fu circondato da soldati americani che non potevano entrarvi ma gli fecero "pressioni psicologiche" per farlo uscire, nella cosiddetta Operation Nifty Package. Musica rock ad altissimo volume 24 ore al giorno (suonarono molte volte I fought the law dei Clash, pare), rombo di motori dei mezzi militari, fuoco e fumo da un campo vicino appositamente incendiato. Noriega si arrese dopo dieci giorni, il 3 gennaio del 1990, uscì e fu arrestato. Nel 1992 venne condannato negli Stati Uniti a 40 anni di carcere, poi ridotti a 30, per traffico di droga e riciclaggio. Dopo aver scontato vent'anni di carcere, nel 2011 è stato estradato a Panama. Nella foto Noriega si trovava a Panama, nel 1988. (ANGEL MURILLO/AFP/Getty Images)

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Rifugiati in ambasciata

Johan Ripperda

Fu un politico e diplomatico olandese. Arrivò in Spagna nel 1715 come ambasciatore olandese e fece rapidamente fortuna alla corte di Filippo V. Nel 1725 fu inviato a Vienna per negoziare la pace con l'imperatore Carlo V. Ebbe successo e Filippo V lo ricompensò con onori (fu nominato duca) e cariche governative (fu designato persino segretario di stato). Quando però nel maggio del 1726 Carlo VI rinnegò l'accordo, Ripperda fu costretto a dimettersi da tutti gli incarichi. Fu accusato di appropriazione indebita e alto tradimento e cercò rifugio all'ambasciata britannica. Vista la gravità delle accuse però gli inglesi lo consegnarono alle autorità spagnole, che lo imprigionarono nell'Alcázar di Segovia. Nel 1728 riuscì a evadere e morì in Olanda nel 1737.

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Rifugiati in ambasciata

I sette siberiani

Sette persone provenienti dalla Siberia appartenenti a due diverse famiglie, i Vashchenko e i Chmykhalov, nel giugno del 1978 si rifugiarono nell'ambasciata statunitense a Mosca dopo che il governo sovietico aveva rifiutato di concedere loro i documenti per espatriare. Le famiglie appartenevano al gruppo religioso dei pentecostali e volevano espatriare per praticare liberamente il loro culto. In Unione Sovietica la libertà religiosa era molto limitata: i fedeli dovevano iscriversi a un registro e rispettare le regole del governo che stabiliva come, cosa e quanto pregare. Inoltre era proibito educare a un culto religioso i bambini, che non potevano essere portati in chiesa prima dei 18 anni. Il gruppo visse nel seminterrato dell'ambasciata per cinque anni mentre la loro storia diventava un caso internazionale e molte organizzazioni per i diritti umani chiedevano all'Unione Sovietica di permettere alle famiglie di espatriare. Nel 1982 Lida Vashchenko, una dei sette, iniziò lo sciopero della fame e a luglio le autorità sovietiche permisero al gruppo di lasciare il paese. Ai sette si unirono altri membri delle due famiglie e in tutto furono 31 le persone che poterono espatriare: dopo una prima tappa in Israele si trasferirono definitivamente negli Stati Uniti. Nella foto Augustina Vashchenko con altri membri della famiglia al suo arrivo a Seattle, nello stato di Washington, 30 luglio 1983. (AP Photo/Barry Sweet)

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Rifugiati in ambasciata

Shahram Amiri

È uno scienziato iraniano esperto in tecnologie nucleari scomparso nella primavera del 2009, durante un pellegrinaggio alla Mecca. L'Iran accusò la CIA di averlo rapito, gli Stati Uniti respinsero le accuse e molti giornali americani scrissero che Amiri era fuggito per chiedere l'asilo politico. Sembra inoltre che Amiri, 34 anni, collaborasse con il governo di Teheran alla realizzazione di impianti e soluzioni militari basati sul nucleare - programma sanzionato dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite - e che durante il suo soggiorno negli Stati Uniti avesse ricevuto cinque milioni di dollari per le informazioni riservate che avrebbe passato alla CIA. Nel luglio 2010 Amiri ricomparve negli uffici iraniani ospitati dall'ambasciata pakistana a Washington DC: raccontò di essere stato rapito e torturato dagli agenti della CIA e chiese di essere rimpatriato il prima possibile. Secondo funzionari americani, Amiri avrebbe deciso di tornare improvvisamente in Iran per paura di ripercussioni sulla sua famiglia. Il segretario di Stato americano Hillary Clinton disse che lo scienziato non si trovava negli Stati Uniti contro la sua volontà e che poteva lasciare il paese liberamente quando voleva. Amiri ritornò a Teheran il 15 luglio 2010 e fu accolto dalle autorità come un eroe, che lo presentarono come un agente al servizio dell'intelligence iraniana. Nel maggio 2011 Amiri venne arrestato con l'accusa di alto tradimento per aver divulgato notizie segrete sul programma di arricchimento dell'Uranio iraniano. Da allora non si hanno più sue notizie. (AP Photo)

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Rifugiati in ambasciata

Jozsef Mindszenty

Fu un cardinale e arcivescovo cattolico ungherese, simbolo della lotta per la libertà religiosa contro l'oppressione del regime comunista. Mindszenty nacque nel 1892, nel 1945 divenne arcivescovo e primate d'Ungheria, nel 1946 fu nominato cardinale e durante la Seconda guerra mondiale fu imprigionato più volte dai nazisti. Nel 1948 fu arrestato e condannato all'ergastolo con l'accusa di voler rovesciare il regime comunista ungherese. Fu liberato dopo otto anni durante le proteste del 1956 e si rifugiò nell'ambasciata statunitense a Budapest, dove restò per 15 anni. Avversò tutti i tentativi di mediazione tra la Chiesa e i governi comunisti e protestò contro le nomine di vescovi nel regime sovietico, che erano inevitabilmente graditi al regime. Nel 1971 papa Paolo VI accettò di dichiararlo una "vittima della storia" (anziché del comunismo) e ritirò la scomunica contro i suoi persecutori. In cambio il governo ungherese permise a Mindszenty di lasciare il paese per rifugiarsi in Vaticano. Nel 1973, a causa della sua età avanzata, Paolo VI lo sollevò da tutti gli incarichi ma rifiutò di dare il suo posto ad altri finché era in vita. Nel 1973 Mindszenty si trasferì a Vienna, dove morì nel 1975. Paolo VI scelse come suo successore László Lékai, benvisto dal regime. Nel 1991 le spoglie di Mindszenty furono riportate in Ungheria e nel 1996 venne iniziata la causa di canonizzazione. La foto è del 1946. (AP Photo)

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Rifugiati in ambasciata

Reino Häyhänen

È un ex agente segreto sovietico, nato in Finlandia nel 1920. Nel 1948 il KGB gli offrì di diventare un agente sotto copertura negli Stati Uniti: Häyhänen avrebbe dovuto interrompere tutti i rapporti con la sua famiglia e spacciarsi per Eugene Nicolai Maki, figlio di un finlandese che si era da poco trasferito dagli Stati Uniti in Estonia con la sua famiglia. Häyhänen visse sotto copertura in Finlandia per alcuni anni e nel 1951 si presentò all'ambasciata americana di Helsinki raccontando che era nato in Idaho, che si era trasferito in Estonia per seguire la madre e che voleva tornare negli Stati Uniti. Ottenne tutti i documenti necessari per l'espatrio e nell'ottobre del 1952 arrivò a New York. Per i successivi cinque anni lavorò sotto copertura con il nome in codice Victor. Nel 1957 dopo l'annuncio che il KGB voleva farlo rientrare a Mosca, si presentò all'ambasciata americana di Parigi confessando di essere una spia e annunciando di voler disertare. Gli Stati Uniti decisero di aiutarlo dopo che Häyhänen insegnò loro a decodificare il cifrario VIC, uno dei più complicati mai inventati, che veniva usato dalle spie sovietiche sotto copertura per comunicare tra loro. Il cifrario VIC aiutò l'FBI a risolvere il cosiddetto "caso del nichelino cavo": nel 1953 i suoi agenti avevano trovato all'interno di un nichelino un minuscolo foglietto in codice che non erano ancora riusciti a decifrare. Il foglietto era scritto con il cifrario VIC ed era un semplice messaggio di benvenuto tra agenti. Häyhänen aiutò l'FBI a decifrare molti altri messaggi e ad arrestare importanti spie sovietiche, tra cui Willie Fisher. Nel 1959 il regista Mervyn LeRoy raccontò la sua storia e il caso del nichelino cavo nel film Sono un agente FBI, supervisionato dal direttore dell'FBI J. Edgar Hoover.

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Rifugiati in ambasciata

Eric Honecker

Erich Honecker fu uno dei personaggi politici più potenti della Germania dell'Est. Comunista sin da giovane - nel 1937 fu arrestato dai nazisti e condannato a dieci anni di carcere - nel 1961 fu tra i principali organizzatori della costruzione del Muro di Berlino. Nel 1971 divenne Segretario generale del Partito socialista tedesco e di fatto governò la Germania dell'Est quasi fino alla caduta del muro, aumentando la repressione e il controllo della Stasi e rendendo ancora più difficili le fughe in Occidente. Fu molto sostenuto dal presidente dell'Unione sovietica Leonid Breznev: l'immagine dei due che si baciano sulla bocca, secondo l'usanza russa, a Berlino nel 1979 è una delle più diffuse e fortemente simboliche della Guerra Fredda. In seguito al diffondersi di idee vicine alle posizioni riformiste di Gorbacev nel Partito socialista tedesco, Honecker fu costretto alle dimissioni da tutte le cariche nell'ottobre del 1989 ed espulso dal partito il 3 dicembre dello stesso anno. Dopo la riunificazione della Germania fu aperto un processo contro di lui, accusato di essere responsabile della morte di 192 tedeschi delle Germania dell'Est mentre cercavano di fuggire in Occidente. Per evitare il processo Honecker scappò a Mosca e dopo la dissoluzione dell'URSS si rifugiò nell'ambasciata del Cile a Mosca. Vi rimase dal dicembre del 1991 al luglio del 1992, quando dopo molte pressioni da parte della Germania, fu scortato fuori dall'ambasciata da forze di sicurezza russe ed estradato in Germania. Il processo venne sospeso nel 1993 per motivi di salute - era malato di cancro al fegato: Honecker si trasferì in Cile dove morì il 24 maggio dell'anno successivo. (AP Photo/Helmuth Lohmann/stf)

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Rifugiati in ambasciata

Chen Guangcheng

È un attivista cinese per i diritti umani, divenuto famoso lo scorso aprile per aver lasciato gli arresti domiciliari in un villaggio nelle campagne cinesi ed essersi rifugiato nell’ambasciata statunitense a Pechino. Chen, che è cieco dai primi anni della sua vita, era stato condannato a quattro anni e tre mesi di carcere nel 2006 dopo aver indagato e denunciato presunti casi di aborto imposto dalle autorità per il controllo delle nascite. Nonostante avesse finito di scontare la pena nel settembre del 2010 era comunque controllato dalle autorità.

Chen decise di uscire dall'ambasciata in seguito alla notizia di minacce fatte alla moglie dalle autorità cinesi, scatenando comunque una crisi diplomatica tra Cina e Stati Uniti proprio nei giorni in cui il segretario di Stato americano Hillary Clinton si trovava a Pechino per un importante incontro diplomatico. La vicenda si è conclusa con un felice escamotage: Chen ha fatto richiesta e ottenuto i documenti per andare a studiare negli Stati Uniti con la famiglia e ha lasciato Pechino il 19 maggio. Nella foto si trova a New York (Mario Tama/Getty Images)

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Rifugiati in ambasciata

Fang Lizhi

Astrofisico e attivista cinese nato nel 1936, fu una figura molto rilevante del movimento per la democrazia negli anni Ottanta, che ispirò poi le rivolte di piazza Tiananmen. Il giorno dopo la repressione militare delle rivolte, Fang e sua moglie Li non sentendosi al sicuro decisero di cercare rifugio nell'ambasciata statunitense a Pechino. Gli Stati Uniti dettero loro asilo politico, la Cina li mise in cima alla lista dei ricercati nel paese. Fang restò nell'ambasciata oltre un anno. Nel 1990, a seguito di lunghi e complicati negoziati, la Cina gli permise di volare verso il Regno Unito con un volo militare statunitense. L'accordo prevedeva anche una finta confessione di Fang e l'impegno del governo giapponese ad alleviare alcune sanzioni finanziarie. Fang continuò a insegnare fisica e astrofisica in Regno Unito e negli Stati Uniti, partecipò a molte iniziative per i diritti umani. È morto a Tucson, in Arizona, il 6 aprile 2012. La foto è del novembre 1988. (AP Photo/Mark Avery)

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Rifugiati in ambasciata

Julian Assange

Blogger australiano e fondatore di Wikileaks. È accusato di molestie sessuali da due ex attiviste di WikiLeaks svedesi, per fatti avvenuti in Svezia nell’agosto del 2010. L'8 dicembre 2010 l'Interpol emise un mandato di cattura internazionale contro di lui su richiesta delle autorità svedesi. Assange si trovava a Londra, dove venne arrestato e rimase in carcere fino al 16 dicembre, quando ottenne gli arresti domiciliari dietro il pagamento di circa 250.000 euro di cauzione. Il processo stabilì che Assange doveva essere estradato in Svezia entro la mezzanotte del 7 luglio 2012 ma il 19 giugno Assange si rifugiò nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra, chiedendo l'asilo politico. Assange teme un'ulteriore estradizione negli Stati Uniti, dove non è formalmente incriminato ma potrebbe esserlo segretamente per i documenti riservati pubblicati da WikiLeaks. Il 16 agosto 2012 il governo dell'Ecuador ha accettato la sua richiesta, suscitando reazioni di protesta da parte delle autorità svedesi mentre il Regno Unito ha confermato che rimane il “dovere vincolante” di arrestarlo. Al momento Assange rimane in alcune stanze dell’ambasciata dell’Ecuador a Londra, senza poter uscire dal palazzo, guardato 24 ore su 24 dalla polizia. Il 19 agosto si è affacciato da un balcone dell'ambasciata per un breve discorso in cui ha ringraziato il presidente dell'Ecuador Raffael Correa, lanciato un appello per la liberazione di Bradley Manning, il soldato statunitense in un carcere militare da circa due anni per aver fornito materiale a WikiLeaks, e invitato gli Stati Uniti a interrompere la “caccia alle streghe” contro di lui e WikiLeaks. (LEON NEAL/AFP/Getty Images)

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Il Post è una testata registrata presso il Tribunale di Milano, 419 del 28 settembre 2009 - ISSN 2610-9980