Roma e la violenza

È più guerra tra bande che grossa criminalità organizzata, spiega Giovanni Bianconi sul Corriere

Angelo Carconi / LaPresse21-03-2011 Roma, ItaliaCronacaUn ragazzo disabile e' stato ucciso a coltellate in via amedeo palerminella foto la polizia sul posto
Angelo Carconi / LaPresse21-03-2011 Roma, ItaliaCronacaUn ragazzo disabile e' stato ucciso a coltellate in via amedeo palerminella foto la polizia sul posto

Da qualche tempo Roma sta vivendo un aumento degli episodi di violenza: si spara come non accadeva da qualche tempo. Pochi giorni fa sono stati uccisi un cittadino cinese di 31 anni, Zhou Zheng, e sua figlia di appena 6 mesi. Nell’ultimo anno a Roma ci sono stati 35 omicidi. Oggi Giovanni Bianconi sul Corriere della Sera fa il punto della situazione mettendo insieme quello che si sa.

Nemmeno tre mesi fa, davanti alla commissione parlamentare antimafia, l’allora procuratore Giovanni Ferrara, oggi sottosegretario all’Interno, fu piuttosto esplicito: «A Roma ci sono piccole bande criminali molto violente. La violenza, anche quella spicciola, è diventata eccessiva e incontrollabile. Le cause non risiedono forse nella criminalità organizzata, ma nel modo di vivere, nella multietnicità e nel fatto che molta gente non ha di che vivere e ricorre, ad esempio, alle rapine per strada».

Il suo vice Giancarlo Capaldo, responsabile della Direzione distrettuale antimafia oggi reggente dell’intera Procura, puntò l’attenzione sulle cosiddette «gambizzazioni», spiegando che «sono numerose e molto più pericolose degli stessi omicidi, che per la quasi totalità hanno una motivazione diversa dalla criminalità organizzata; le gambizzazioni invece, per la quasi totalità si verificano nell’ambito di gruppi criminali contrapposti».

Il prefetto Giuseppe Pecoraro partì dalla crisi economica generale che, disse, «ha avuto ripercussioni negative anche sul tessuto di Roma e provincia, che in tale contesto presenta notevoli possibilità per la commissione di attività delittuose altamente remunerative quali, anzitutto, il traffico di sostanze stupefacenti, quindi le estorsioni, l’usura, il riciclaggio e altri reati connessi».

Sono passati tre mesi, ma la situazione non è cambiata. E questi tre punti di vista sulla situazione della criminalità nella capitale d’Italia s’intersecano e danno un quadro generale complesso ma abbastanza attendibile: a Roma si spara forse più che in passato ma questo non segna lo sbarco delle grandi organizzazioni; quelle c’erano e ci sono ancora, ma si fanno sentire il meno possibile. Sono aumentati i regolamenti di conti violenti, le rapine a mano armata, le sparatorie per piccole questioni. Non c’è tanto una crescita, quanto un imbarbarimento della malavita. Che continua a dividersi fra quella locale, di grande, medio e piccolo calibro, e quella d’importazione.

Il controllo delle zone
Se la criminalità diffusa spara più di prima, spiegano gli investigatori, è perché con la crisi c’è meno denaro in circolazione e dunque i pagamenti vanno fatti in fretta, non si aspetta come in passato e chi sgarra dev’essere convinto a saldare in fretta. Com’è successo, probabilmente, alla vigilia di Natale a Tor Bella Monaca, quando un pregiudicato cinquantenne è stato ferito da un sicario al quale s’è inceppata la pistola dopo un paio di colpi. Delinquenza di basso livello, che imita quella di rango maggiore, per emulazione e per necessità.

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foto: Angelo Carconi / LaPresse