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  • Venerdì 2 dicembre 2011

La mia copertina del New York Times Magazine

Un trentaseienne illustratore milanese da oggi ha una buona storia da raccontare

di Francesco Poroli

Sono finito sulla copertina del New York Times Magazine.
Meglio, ci è finita una mia illustrazione.
Meglio ancora, una mia illustrazione – montata all’interno di un giocattolo costruito ad hoc per l’occasione e poi fotografato – è finita sulla copertina del New York Times Magazine.

1 novembre, giovedì.
Una cover che ho disegnato per Rivista Ufficiale NBA finisce su un blog di settore, accompagnata dall’aggettivo “stylish” e già questo mi pareva una discreta soddisfazione. Poche ore dopo ricevo una mail da Caleb Bennet, deputy art director del NYTimes Magazine, che mi chiede maggiori informazioni sulla rivista e sul mio lavoro.

9 novembre, venerdì.
Dopo qualche chiacchiera via mail nei giorni successivi, prendo coraggio:

“Caleb, tu sei del New York Times: io DEVO farmi un po’ di autopromozione. Daresti un’occhiata alle mie illustrazioni? So di non essere all’altezza del NYT, ma magari mi puoi dare un paio di consigli…”

15 novembre, giovedì.
Dopo cinque giorni di silenzio in cui penso che forse sarebbe stato meglio stare zitto, provo a buttarla sul ridere:

“Ok, se stai cercando le parole per dirmi che non sono all’altezza di nessun magazine da nessuna parte, non preoccuparti. Posso sopportarlo. Dai, spara”.

E qui, colpo di scena (1):

“Francesco, dicono che il tempismo sia tutto nella vita. Stiamo lavorando su qualcosa per cui potresti essere perfetto”.

Seguono direttamente istruzioni di massima.
Soggetto: il candidato alle primarie repubblicane Mitt Romney. Stile: il mio. Modo: un weeble wobble.

“Tutto chiaro, Francesco?”

“Certo Caleb, ma scherzi?”.

Ok, cosa diamine è un weeble wobble?
Google immagini. Perfetto. Capito.
Come si traduce ‘Ercolino-sempre-in-piedi’? ‘Little-Hercules-always-on-his-feet’?
Resta da capire solo una cosa: i tempi.

“Sembra che faremo lo shooting fotografico lunedì mattina. Mi mandi i bozzetti venerdì mattina?”.

Avete presente lavorare la notte? E avete presente andare a dormire e per quel poco che si dorme sognare, nell’ordine: inadeguatezza, mail in lingua inglese e files di Illustrator?
Ecco.
Specie se il vostro contatto vi annuncia che è in partenza per (guarda il caso) l’Italia per le vacanze del Thanksgiving e da ora in avanti dovrete fare riferimento al suo boss: che è il Design Director del NYTimes Magazine, Arem Duplessis.

16 novembre, venerdì.
Com’è il fuso orario a NY?
Sei ore avanti? No, sei ore indietro?
Maledetta ansia.

Ok, venerdì mattina a New York. Quindi non prima delle 3/4 di pomeriggio a Milano.
Ore 14.20 italiane: mail spedita.

“Ecco il mio primo tentativo. Che ne pensi?”.

Ore 17.52 italiane: colpo di scena (2).

“I think it looks FANTASTIC!”.

Seguono mail con piccoli aggiustamenti: dimensioni, colore dei capelli, abbondanze per il taglio.

19 novembre, lunedì.
Avranno già fatto lo shooting? No, dai, sono le dieci del mattino di lunedì a NY. Presto.
Vabbé, gli scrivo:

“Arem, se hai un minuto di tempo mi dici come vanno le cose?”.

Ore 19.04 italiane.

“Francesco, fin qui tutto bene. Terrific! Nel pezzo all’interno ci saranno foto della campagna elettorale di Romney. Il numero esce il 4 di dicembre, ti manderemo un po’ di copie!”.

Aspetta un momento. All’interno? Vuoi dire che…
Ore 21.21 italiane: colpo di scena (3).

“Yes, you made the cover Francesco!”.

Seguono mie espressioni sentite nei film (tipo ‘are you kiddin’me?’ e simili) che sognavo di usare da una vita. Poi una settimana di incredulità, bruciori di stomaco, mail con il photoeditor (“Puoi gentilmente confermarmi lo spelling corretto del tuo nome?”), voglia di dirlo a chiunque incontri per strada e cose così.
E infine, oggi, sul blog del NYT Magazine, il mio weeble, con descrizione della sua costruzione da parte di Caleb.

Come si dice in questi casi?
“Non sei fregato veramente finché hai da parte una buona storia e qualcuno a cui raccontarla”?
Oddio, non sarà granché. Ma è la mia.

La copertina del New York Times Magazine di questa settimana

– Il sito di Francesco Poroli