The Washington Post – Marcus Brauchli
Marcus Brauchli ha 50 anni ed è stato il direttore del Wall Street Journal per un anno soltanto, prima che il quotidiano venisse comprato da Murdoch e Brauchli decidesse di rassegnare le dimissioni. Ha studiato alla Columbia University e per il Wall Street Journal era stato per circa 15 anni corrispondente dall’estero, soprattutto dai paesi asiatici.
(AP Photo/Jennifer Graylock)
The Atlantic – James Bennet
James Bennet è nato a Boston nel 1966 e ha lavorato per quindici anni al New York Times prima di essere chiamato a dirigere The Atlantic, un periodico di cui ha cercato di “svecchiare” l’immagine: tradizionalmente dedicato ad argomenti culturali e conosciuto per la qualità dei contenuti, nell’aprile 2008 The Atlantic ha dedicato la copertina (molto criticata) a Britney Spears. Ha anche lavorato molto al sito del mensile. Sotto la sua direzione The Atlantic ha continuato a tenere l’orientamento politico del mensile piuttosto in secondo piano: a questo proposito, dice, “la politica è importante per l’Atlantic, ma non lo definisce. È solo una delle tanti argomenti di cui si occupa la rivista.”
Newsweek – Tina Brown
Unica donna in lista, Tina Brown è direttore del periodico statunitense dal novembre 2010, cioè quando Newsweek si è unito al Daily Beast, che Brown dirigeva e aveva contribuito a fondare. Nata in Inghilterra nel 1953, è stata anche conduttrice televisiva e ha scritto una biografia della principessa Diana. Ha diretto Vanity Fair dal 1984 al 1992 e il New Yorker dal 1992 al 1998.
(AP Photo/Diane Bondareff)
Die Zeit – Giovanni di Lorenzo
Come il direttore dello Spiegel, anche di Lorenzo ha padre italiano e madre tedesca e mantiene la doppia cittadinanza dei due paesi. Nato a Stoccolma nel 1959, e cresciuto in Italia, dirige il settimanale Die Zeit dopo essere stato per cinque anni direttore del quotidiano berlinese Der Tagesspiegel. La sua tesi, discussa all’Università di Monaco di Baviera, era su Silvio Berlusconi, e continua a seguire con attenzione le vicende italiane anche ora che dirige l’autorevole periodico tedesco. Di Lorenzo conduce anche, da 16 anni, la trasmissione radiofonica 3nach9 per Radio Bremen.
(Philipp Guelland/dapd)
New York Times – Jill Abramson
Bill Keller ha annunciato a luglio che avrebbe rassegnato le dimissioni dall’incarico di direttore del quotidiano statunitense, e da settembre è stato sostituito da Jill Abramson. Keller era direttore del New York Times dal 2003 e nella sua lunga carriera (è nato nel 1949) ha lavorato in diversi giornali prima di essere assunto al Times, nel 1984. Nel 1989 ha vinto il premio Pulitzer per i suoi reportage da Mosca sul collasso dell’Unione Sovietica. La direzione di Keller si è distinta anche per la rubrica fissa che Keller teneva sul New York Times Magazine, celebre per il tono provocatorio e le critiche al mondo dei mezzi di comunicazione: non ha risparmiato giudizi negativi su Arianna Huffington, su Twitter, su Fox News e sulle ambizioni dei suoi stessi reporter. Abramson, invece, è al giornale dal 1997 ed è la prima donna a dirigerlo nei suoi 160 anni di storia. Pochi mesi fa il New York Times ha terminato di introdurre il sistema di pagamento per l’edizione digitale. Nella foto, Abramson (al centro) con Keller (a destra).
(AP Photo/The New York Times, Fred R. Conrad)
Time – Rick Stengel
Richard Stengel è nato nel 1955 a New York, ha studiato a Princeton e lavora a Time da trent’anni. Nel 1999 ha abbandonato il periodico per un anno per fare lo speechwriter di Bill Bradley, candidato (senza successo) alle primarie democratiche nel 2000. Ha anche collaborato con Nelson Mandela nella stesura dell’autobiografia dell’ex presidente sudafricano. Dirige il Time da cinque anni.
(AP Photo/Evan Agostini)
The Wall Street Journal – Robert Thomson
Nato in Australia nel 1961, è nato l’11 marzo, lo stesso giorno (ma trent’anni prima) del suo grande amico Rupert Murdoch. Murdoch lo ha chiamato a dirigere il Wall Street Journal nel 2008, pochi mesi dopo aver acquistato il quotidiano. Fino ad allora, Thomson era direttore del quotidiano londinese The Times, anche questo di Murdoch, e aveva diretto il Financial Times negli Stati Uniti trasformando il suo inserto “How to Spend It” (“come spenderli”, sottinteso “i soldi”) in un’elegante rivista di articoli di lusso. Thomson è sposato con Wang Ping, figlia di un generale dell’esercito cinese.
(AP Photo/Mark Lennihan)
Der Spiegel – Georg Mascolo
Di madre tedesca e padre italiano (di Castellammare di Stabia), Georg Mascolo è direttore unico dello Spiegel da febbraio 2011, dopo aver diviso la carica con Mathias Müller von Blumencron a partire da febbraio 2008. Mascolo ha 47 anni e ha iniziato la sua carriera come giornalista televisivo, prima di passare alla carta stampata, con lo Spiegel, nel 1992. Fedele alla tradizione di un periodico d’inchiesta, soprattutto in ambito politico, Der Spiegel ha sostenuto la pubblicazione dei materiali in possesso del sito Wikileaks, insieme ad altre testate presenti in questa lista: Guardian, New York Times, El País e Le Monde.
(AP Photo/ Der Spiegel, Frank Schumann)
Vanity Fair – Graydon Carter
Carter è nato a Toronto, in Canada, nel 1949. Ha iniziato la sua carriera al periodico statunitense Time. Celebre per il suo carattere eccentrico, dirige Vanity Fair da quasi vent’anni (dal 1992) ed è anche un produttore televisivo.
(AP Photo/Peter Kramer)
The Economist – John Micklethwait
Gli articoli del settimanale inglese non sono firmati quasi mai, ma il nome del direttore si conosce: John Micklethwait è nato a Londra, ha 49 anni e lavora all’Economist dal 1987. Conosce molto bene la politica nazionale statunitense, su cui ha scritto diversi libri. Nel 2006 ne è diventato direttore e si è mantenuto fedele alla lunga tradizione politica del giornale, che lui stesso definisce come classical liberal: anche se decisamente favorevole al libero mercato, in campo sociale la testata si è opposta con forza alle detenzioni dei “nemici combattenti” nella base statunitense di Guantanamo e sostiene il diritto degli omosessuali al matrimonio. Imparentato con il Duca di Norfolk, collabora con il sito william1.co.uk, che cerca di rintracciare i discendenti di Guglielmo il Conquistatore. John Micklethwait, nella foto, è con il premier indiano Singh.
(AP Photo/Saurabh Das)
New Yorker – David Remnick
Premio Pulitzer nel 1994 per il suo libro The Lenin’s Tomb, un reportage sugli ultimi giorni dell’Unione Sovietica, Remnick ha lavorato per dieci anni al Washington Post (di cui è stato appunto corrispondente da Mosca) prima di essere assunto dal New Yorker nel 1992. Sei anni dopo ne è diventato direttore. Lo scorso anno ha pubblicato una biografia di Barack Obama.
(AP Photo/Kathy Willens)
The Guardian – Alan Rusbridger
Alan Rusbridger, 57 anni, ha iniziato a lavorare per il quotidiano britannico nel 1979 ed è il suo direttore dal 1995, dirigendolo in un’epoca di grandi cambiamenti: il passaggio al più ristretto formato berlinese e il lancio del sito internet, attualmente uno dei siti di news più visitato del mondo. Rusbridger è autore di tre libri per bambini, suona il pianoforte e il clarinetto ed è presidente di un’orchestra giovanile. Ha anche scritto diverse sceneggiature: una, insieme a Ronan Bennett, è quella di un dramma andato in onda in due puntate sulla BBC, Fields of Gold.
(Peter Macdiarmid/Getty Images)
Le Monde – Erik Izraelewicz
Erik Izraelewicz ha sostituito Eric Fottorino alla guida del più autorevole quotidiano francese nel febbraio 2011. Nato a Strasburgo nel 1954 e autore di diversi libri sulla politica economica francese e internazionale, ha lavorato a Le Monde dal 1986 al 2000. Ha passato poi otto anni al quotidiano economico Les Échos e poi brevemente a La Tribune, di cui ha diretto il passaggio a un formato più ridotto, prima di tornare al suo vecchio giornale da direttore. Nel suo primo editoriale ha portato l’esempio dell’Huffington Post come di un’iniziativa che costringe a “ripensare il nostro giornale”, e in un’altra occasione ha espresso la volontà di riunire le due redazioni, quella del giornale cartaceo e quella del sito del quotidiano.
(MIGUEL MEDINA/AFP/Getty Images)
El Pais – Javier Moreno
Direttore del quotidiano spagnolo dal maggio 2006, Javier Moreno (nato nel 1963) ha studiato lavorato fino a 29 anni come chimico industriale, ma nel 1992 decise di iscriversi a un master di giornalismo. Dall’anno successivo ha lavorato per El Pais, di cui è direttore dal 2006. Negli ultimi cinque anni, seguendo molto da vicino i cambiamenti della stampa periodica di tutto il mondo, il giornale ha subito cambiamenti importanti: una nuova versione grafica nel 2007, con foto e titoli più grandi, e un riorganizzamento completo della struttura amministrativa, riunendo in un’unica redazione la sezione web e quella cartacea.
(JAVIER SORIANO/AFP/Getty Images)