La crisi del burro d’arachidi

Il caldo e la siccità hanno ridotto i raccolti negli Stati Uniti e i produttori sono costretti ad aumentare i prezzi di un terzo

Negli Stati Uniti il burro di arachidi è un alimento molto popolare, ma a causa dei prezzi sempre più alti rischia di entrare in crisi. L’ultima estate, molto calda e arida, ha portato raccolti scarsi e i principali produttori sono stati costretti ad aumentare sensibilmente il prezzo, spiegano sul Wall Street Journal.

La società Jif, una delle più grandi del settore, ha annunciato un aumento del 30 per cento dei prezzi a partire da novembre. Il produttore Peter Pan li alzerà del 24 per cento nel corso delle prossime settimane, mentre la multinazionale Unilever non ha ancora fatto sapere se ci saranno aumenti. Kraft ha annunciato un aumento del 40 per cento a partire da fine ottobre. Stando alle prime stime, i prezzi del burro d’arachidi aumenteranno tra il 30 e il 35 per cento rispetto a un anno fa. I produttori più piccoli potrebbero accusare maggiormente il colpo. Peanut Butter & Co. vende il suo burro di arachidi in quindicimila negozi, compresi quelli della grande distribuzione. Un barattolo della versione tradizionale costa 5 dollari, mentre le varianti con cacao e altri aromi sono più costose. Lee Zalben, il proprietario della società, dice di voler mantenere gli attuali prezzi tagliando i costi per la spesa e lo stoccaggio.

Il dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti stima che il prezzo della produzione del burro per una tonnellata di arachidi è arrivato a 1.150 dollari, circa 450 dollari in più rispetto allo scorso anno. I consumatori noteranno probabilmente l’aumento rispetto ad altri prodotti. Nell’ultimo anno i principali beni di consumo alimentari sono aumentati del 6 per cento, ma in maniera progressiva. L’aumento del burro d’arachidi del 30 per cento sarà invece repentino: un barattolo che solitamente costa 3,14 dollari arriverà a costare quasi un dollaro in più.

I minori raccolti sono stati causati dalla siccità degli ultimi mesi negli Stati che coltivano noccioline. In Georgia, lo Stato statunitense che ne produce di più, la stagione è stata la più secca da almeno sei generazioni, dicono gli agricoltori. Le arachidi vengono piantate tra metà aprile e i primi giorni di giugno, ma dopo la semina sono passate intere settimane prima che un po’ di pioggia arrivasse sui campi. La produzione su base nazionale è complessivamente diminuita del 17 per cento. A questo va aggiunto un altro dato preoccupante: a causa della siccità quest’anno solamente il 38 per cento del raccolto è di qualità sufficiente per realizzare il burro d’arachidi, il resto sarà utilizzato per la produzione dell’olio. Lo scorso anno la percentuale di prodotto di qualità era 60.

Le arachidi appartengono alla famiglia delle leguminose (fabacee), dopo l’impollinazione il frutto si sviluppa in un legume, che contiene due o tre semi. Per ottenere il cosiddetto burro di arachidi si macinano i semi arrostiti. Viene consumato principalmente nel Nord America, nei Paesi Bassi, nel Regno Unito e in alcune aree dell’Asia. Il burro d’arachidi è la base di diversi panini, dolci e salati. I principali esportatori al mondo sono gli Stati Uniti e la Cina.