Da almeno 15 anni nel visitatissimo parco di Zhangjiajie viene scaricato ogni genere di scarto, anche letame di maiali

In Cina le “montagne di Avatar” hanno grotte piene di rifiuti

Che nella notte tra sabato e domenica ha colpito tre siti nucleari: c’è stata anche una rilevante operazione di depistaggio

Come è avvenuto il bombardamento statunitense in Iran

25 missili hanno colpito alcune città israeliane distruggendo diversi edifici, ma non ci sono feriti gravi

Le foto dei danni dei bombardamenti iraniani su Tel Aviv e Haifa

Qualche cautissima ipotesi dopo l'attacco degli Stati Uniti ai siti del programma nucleare iraniano, messa in ordine

Cosa potrebbe succedere ora

Hanno attaccato i siti nucleari di Fordo, Natanz e Isfahan, ma non ci sono ancora informazioni sui danni

Il bombardamento degli Stati Uniti in Iran: cosa sappiamo

È il più importante dell'Iran, e anche quello meglio protetto: sui danni che ha subito possiamo solo fare delle ipotesi

Com’è fatto il sito nucleare di Fordo

Alcune descrivono l'attacco, fra foto e titoli molto grandi, altre insistono sul ruolo avuto da Trump 

Le homepage internazionali sull’attacco degli Stati Uniti in Iran

Sono in corso da mesi ma nelle ultime settimane sono diventate più violente

Una riforma delle pensioni sta causando enormi proteste a Panama

Dopo 104 giorni di carcere negli Stati Uniti: secondo un giudice le accuse di aver violato le leggi sull'immigrazione sarebbero state pretestuose


L’attivista per la Palestina Mahmoud Khalil è stato liberato

Cosa si intende con la parola con cui da alcuni anni i più giovani descrivono un tipo di rapporto sentimentale piuttosto diffuso

«Non stiamo insieme, è più una situationship»

Non ne sappiamo molto, nemmeno se c'entra più la cultura o l'evoluzione: probabilmente ha un ruolo la saliva e il fatto che non abbiamo un buon olfatto

Perché ci baciamo

Una vecchia variante del DDT sviluppata nella Germania nazista potrebbe essere più efficace e sicura del classico insetticida ormai messo al bando, dicono i ricercatori

Sconfiggeremo la malaria anche grazie ai nazisti?

<p>Marco Belpoliti <a href="http://www.doppiozero.com/materiali/editoriale/le-teste-rotolano">scrive su Doppiozero</a> di quanto accaduto martedì a Tripoli, quando i ribelli libici hanno assaltato e distrutto i simboli del regime di Gheddafi, e delle molte simili scene che quel fatto rievocava: la liberazione da un regime dittatoriale passa sempre per la &#8220;profanazione&#8221; e per la distruzione dei suoi simboli, siano questi monumenti, statue, ritratti, palazzi o uffici.</p>
<blockquote><p>Le teste rotolano. A ogni rivoluzione i rivoltosi e i rivoluzionari si avventano sui simboli del passato regime: abbattono statue, rovesciano monumenti, sbriciolano emblemi e insegne. Ma è dalla metà del XX secolo che le sculture marmoree o bronzee dei capi sono state deliberatamente prese d’assalto, colpite e ridotte a terra. E non solo quale opera di iconoclastia del vecchio potere, ma come effettiva azione sostitutiva dell’aggressione al corpo stesso del re, del tiranno o del despota. La statua di Mu’ammar Abu Minyar ‘Abd al-Salam al Qadhdhafi, meglio la sua testa dorata, giace ora a terra in una evidente decapitazione in assenza, per il momento, del suo corpo fisico.</p>
<p>Il potere simbolico dei monumenti dei dittatori è tale che nel 1956, nel corso della rivolta ungherese, schiacciata dai cingoli dei carri armati sovietici, il popolo di Budapest rischiò la vita per demolire la gigantesca effige del dittatore di Mosca eretta nel centro della città. L’abbattimento della scultura era una risposta al potere idolatrico di Stalin, così che correre a picconarla sotto il tiro dei cecchini aveva il valore di un esorcismo contro al sua perdurante presenza, come ricorda Deyan Sudjc nel recente Architettura e potere (Laterza). In quella occasione gli abitanti della capitale ungherese ricorsero, tra i colpi di arma da fuoco, a scale, funi, fiamme ossidriche, e occorsero molte ore di duro lavoro per vederla schiantare al suolo. La testa sbrecciata del capo sovietico, il cui nome, Stalin, significa non a caso acciaio, baffuta e sorridente, fu vandalizzata e presa a calci, e vi fu persino chi vi defecò sopra per spregio. La medesima cosa è accaduta dopo la caduta del Muro nei vari stati satelliti del potere sovietico. La prima cosa che i rivoltosi fanno, una volta conquistato il campo, è infatti avventarsi sul corpo metallico del Capo che con la sua presenza fisica campeggia nel centro della piazza principale della capitale. Nella Cecoslovacchia, cui era toccato un destino analogo a quello dell’Ungheria, del monumento a Stalin a poche ore dall’evaporare dell’Impero non era rimasto che il piedistallo.</p></blockquote>

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<p style="text-align: right">(<a href="http://doppiozero.com/materiali/editoriale/le-teste-rotolano">continua a leggere su Doppiozero</a>)</p>

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6th July 1945: A bust of Adolf Hitler lies amidst the ruins of the Chancellery, Berlin. (Photo by Reg Speller/Fox Photos/Getty Images)

Fallen

<p>Alcuni tunisini rimuovono i ritratti del presidente deposto Zine El Abidine Ben Ali dall'ufficio del primo ministro a Tunisi, nel gennaio del 2011. (FETHI BELAID/AFP/Getty Images)</p>


Tunisi, Tunisia

<p>I soldati sovietici alzano la bandiera dell'URSS sulle rovine del Reichstag, a Berlino, in uno degli atti finali della Seconda guerra mondiale. (Yevgeny Khaldei/Getty Images)</p>


Berlino, Germania

<p>La testa di una statua di Stalin il 31 ottobre 1956 a Budapest, in Ungheria. (AFP/Getty Images)</p>


Budapest, Ungheria

<p>I ribelli libici festeggiano attorno alla celebre statua del pugno di ferro nel bunker di Gheddafi. (FILIPPO MONTEFORTE/AFP/Getty Images)</p>


Tripoli, Libia

<p>La statua di Saddam Hussein a Baghdad viene tirata giù da soldati americani e civili iracheni il 9 aprile del 2003. (AP Photo/Jerome Delay, File)</p>


Baghdad, Iraq

<p>Una grande sala del palazzo di Saddam Hussein a Baghdad. (TIMOTHY A. CLARY/AFP/Getty Images)</p>


<p>Un busto di Adolf Hitler in una Berlino devastata il 6 luglio 1945. (Reg Speller/Fox Photos/Getty Images)</p>


<p>Soldati rumeni e civli occupano quello che era l'ufficio del presidente rumeno Nicolae Ceaucescu, il 26 dicembre 1989. (PATRICK HERTZOG/AFP/Getty Images)</p>


Bucarest, Romania

<p>Un ritratto di Nicola Ceacescu viene trafitto con pugnali e baionette il 28 dicembre 1989. (MICHEL GANGNE/AFP/Getty Images)</p>


Sibiu, Romania

<p>Un salotto di una delle residenze private di Mobutu Sese Seko, presidente della Repubblica Democratica del Congo dal 1965 al 1995, dopo la sua deposizione. (Gwenn Dubourthoumieu/AFP/Getty Images)</p>


Gbadolite, Repubblica Democratica del Congo

Marco Belpoliti racconta di quando il potere simbolico dei dittatori si rivolta contro di loro

Le teste dei dittatori

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