Google accusa Bing di copiare le sue ricerche

Il motore di ricerca di Microsoft offre gli stessi risultati del suo concorrente, che ora ha pubblicato le prove

La tarsorrafia, “tarsorrhaphy” in inglese, è una pratica chirurgica per modificare la forma delle palpebre. Da un paio di giorni, è anche l’origine di una nuova guerra tra Google e Bing, il motore di ricerca di Microsoft. Google accusa il proprio rivale di copiargli i risultati delle ricerche per offrire un servizio migliore ai propri utenti, colmando alcune lacune che al momento non riuscirebbe a gestire efficacemente. Microsoft respinge le accuse, ma le prove prodotte fino a ora da Google sul blog ufficiale della società sembrano essere molto solide.

Nell’estate del 2010, quelli di Google hanno notato che una chiave di ricerca poco frequente veniva inserita nel motore di ricerca con diversi errori di battitura. Invece di scrivere “tarsorrhaphy” gli utenti cercavano la versione scorretta “torsoraphy”. Quando succede qualcosa del genere, il motore di ricerca suggerisce la versione corretta della parola da cercare e propone un paio di link prima di offrire l’elenco delle pagine che contengono la chiave di ricerca scritta scorrettamente, in questo caso “torsoraphy”. Bing, invece, non proponeva alcun risultato per la parola scritta scorrettamente.

Verso la fine dell’estate qualcosa è però cambiato. Inserendo su Bing la parola scritta scorrettamente, il motore di ricerca di Microsoft proponeva agli utenti le stesse pagine suggerite da Google per la versione corretta della parola, ma senza fornirne la giusta dicitura. In pratica scrivevi “torsoraphy” e Bing ti proponeva i risultati per “tarsorrhaphy” suggeriti dal suo concorrente.

La cosa ha insospettito i responsabili di Google che hanno così deciso di realizzare qualche test aggiuntivo per capire se Bing avesse iniziato a copiare i risultati delle ricerche online. O meglio: delle cose a metà tra il test e la trappola.

Abbiamo creato un centinaio di “chiavi di ricerca sintetiche”: chiavi di ricerca che un utente non scriverebbe mai, come “hiybbprqag”. Per ogni chiave di ricerca abbiamo poi scelto un’unica pagina web che non aveva nulla a che fare con la parola richiesta da mostrare nella nostra pagina dei risultati. Per essere chiari, la chiave di ricerca sintetica non aveva alcun legame con il risultato scelto da noi: la parola non compariva nella pagina web e non c’erano link verso quella particolare pagina web contenenti la chiave di ricerca sintetica. In altre parole, non c’era alcun motivo per un motore di ricerca di restituire come risultato quella data pagina web per la chiave di ricerca sintetica utilizzata.

Messa in piedi la trappola, i tecnici di Google hanno scelto una ventina di dipendenti della società e a ciascuno hanno affidato un computer portatile nuovo, con Internet Explorer 8 e la barra degli strumenti di Bing, quella che ti permette di compiere più rapidamente le ricerche senza andare direttamente sul sito del motore di ricerca di Microsoft. A ogni dipendente è stato poi richiesto di inserire le chiavi di ricerca sintetiche sul sito di Google.

In un paio di settimane le chiavi di ricerca sintetiche inventate di sana pianta da Google e i link verso le pagine scelte arbitrariamente dal motore di ricerca sono iniziate a comparire anche su Bing. Inserendo la chiave di ricerca “hiybbprqag”, per esempio, Bing si era messo a suggerire la stessa pagina di un teatro di Los Angeles scelta a caso da quelli di Google per il loro esperimento. La stessa cosa succede per varie altre chiavi di ricerca del tutto sballate, che Google elenca sul suo blog.

Secondo gli esperti di Google, il motore di ricerca di Microsoft usa la barra degli strumenti di Bing per Internet Explorer anche per monitorare l’attività degli utenti su Google e imitarne poi i risultati. Un’accusa pesante nei confronti della concorrenza, sulla quale Google sembra avere prove a sufficienza da concludere il proprio post sul blog ufficiale con una richiesta chiara e precisa: «Vorremmo che questa pratica venisse abbandonata».

Microsoft nega di essersi messa a copiare i risultati che offre Google. Stefan Weitz, il direttore di Bing, spiega che per mettere insieme le pagine dei risultati del motore di ricerca vengono utilizzate un migliaio di variabili per fornire i link verso le pagine più pertinenti in relazione alle chiavi di ricerca inviate dagli utenti. La barra degli strumenti di Bing, ammette Weitz, offre a Microsoft informazioni statistiche importanti su cosa cercano online gli utenti di Internet Explorer, ma il sistema è su base volontaria e non colpisce in alcun modo la privacy degli utenti. Weitz dice poi che su cento prove realizzate da Google, solamente in una decina di casi si è verificato quanto spiegato sul blog ufficiale del motore di ricerca.

I due motori di ricerca erano già arrivati ai ferri corti in passato accusandosi reciprocamente di aver copiato parte dell’interfaccia grafica e delle funzionalità offerte agli utenti. Bing, in particolare, ha cercato di condurre una concorrenza particolarmente aggressiva nei confronti di Google, che detiene su scala globale buona parte del mercato delle ricerche online. Bing ha anche cercato di differenziarsi da Google definendosi un “motore decisionale”, che aiuta gli utenti a trovare le loro risposte direttamente sul motore di ricerca senza dover andare su altri siti web.