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  • Venerdì 8 ottobre 2010

Assumere i talebani per combattere i talebani

Il Senato americano lamenta un circolo vizioso nella distribuzione del denaro verso l'Afghanistan, che a volte finisce nelle mani sbagliate

Un rapporto del senato statunitense sta facendo nuovamente discutere dei rapporti tra l’esercito americano e le società di sicurezza privata in Afghanistan, e di come la loro collaborazione possa avere conseguenze paradossali e certamente negative relativamente alla risoluzione del conflitto con Al Qaida e i talebani. Lo scorso giugno a questa conclusione era arrivata la Commissione per la sicurezza nazionale della Camera; stavolta è la Commissione per le forze armate del Senato.

Ggli Stati Uniti hanno la necessità di fare arrivare alle loro truppe in Afghanistan una grande quantità di materiale ogni settimana: medicine, viveri, armi, macchinari – tutto quello che serve a star lì, insomma. E ovviamente il trasporto di questi convogli è un’operazione molto delicata, non solo perché il rischio di attentati è sempre dietro l’angolo ma anche perché le merci trasportate sono molto preziose e quindi i signori della guerra e i talebani hanno ogni interesse di impossessarsene. Allo stesso modo, tutte le rappresentanze diplomatiche in Afghanistan hanno bisogno di protezione e sorveglianza. Fino a un certo punto, durante la guerra, il compito di scortare garantire la sicurezza dei convogli e di queste persone era svolto dagli stessi soldati americani. Poi il Pentagono ha deciso invece di affidare la sicurezza dei convogli ad alcune società private, allo scopo di liberare i soldati da quest’incombenza e permettere loro di concentrarsi sulla lotta ai talebani e ai gruppi islamisti.

Già lo scorso giugno la Camera aveva ipotizzato che questa esternalizzazione avesse avuto degli effetti collaterali indesiderati. Le società private che gli Stati Uniti pagano perché garantiscano la sicurezza dei convogli, infatti, avrebbero girato buona parte di quel denaro – parliamo di milioni di dollari – agli stessi signori della guerra e ai talebani, comprando la loro protezione in perfetto stile mafioso. Quello che dice ora il Senato non è molto diverso, anche se dallo scorso giugno a ora l’esercito statunitense ha applicato una supervisione più severa alle spese delle agenzie di sicurezza privata. Queste agenzie hanno l’abitudine di assumere agenti e personale afghano per svolgere compiti di protezione e sorveglianza che non richiedono complicati addestramenti: è una pratica sensata e che l’esercito gradisce, sostenendo che aiuta gli afghani a sentirsi coinvolti nello sforzo, complica i tentativi dei talebani di portare molti giovani a sposare la guerriglia e – come abbiamo già detto – permette ai soldati americani di concentrarsi esclusivamente sul combattimento.

Il rapporto del Senato afferma però che ci sono stati dei “guasti sistemici” nella gestione dei contratti, specie nella pratica di “addestrare e supervisionare adeguatamente il personale della sicurezza privata”: e nel farlo descrive due casi in cui le agenzie di sicurezza privata hanno assunto persone collegate ai talebani. Una di queste società si chiama ArmorGroup: secondo il Senato americano avrebbe fatto ripetutamente ricorso ai signori della guerra per trovare persone da assumere come guardie locali, tra cui persino lo zio di un noto combattente talebano. Questo zio era soprannominato “Mr. White”, da ArmorGroup. Un altro era “Mr. Pink”. Come nel film Le Iene, infatti, la società non era a conoscenza dei nomi delle persone che assumeva e si arrangiava coi nomignoli. L’esercito ha già sciolto il suo contratto con la società in questione, a causa del comportamento poco professionale delle sue guardie in questi mesi.

Il generale David Petraeus, comandante delle forze armate in Afghanistan, ha detto che col passare del tempo la spesa dedicata alle società di sicurezza privata diminuirà, e che per il momento non si può fare altro che incrementare supervisione, controlli e conformità dei contratti con le leggi in vigore. Il senatore democratico Carl Levin, presidente della Commissione per le forze armate del Senato, non chiede che gli Stati Uniti sciolgano ogni contratto con le società di sicurezza privata ma che migliorino il processo di selezione degli agenti. Levin ha detto di attribuire la responsabilità della mancata supervisione dei contratti alla scarsa attenzione riservata alla guerra dall’amministrazione Bush fin dai suoi primi passi. I repubblicani membri della commissione, ovviamente, si sono dissociati dalle sue affermazioni.