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  • Sabato 21 agosto 2010

La moschea vicino a Ground Zero vista dalla stampa araba

Chi consiglia di prendere gli Stati Uniti come esempio di libertà, chi dice che in realtà i musulmani non la vogliono

Nelle prime settimane i media arabi non avevano seguito la storia, ma quando il dibattito sulla moschea a due isolati da Ground Zero è diventato un caso nazionale negli Stati Uniti anche loro hanno iniziato a esprimere le loro opinioni in merito. L’Economist ha selezionato le più interessanti, da chi consiglia ai promotori di costruirla da un’altra parte a chi chiede di prendere gli Stati Uniti come esempio. Ovviamente, la reazione più diffusa è stata quella di notare la crescente “islamofobia” dell’America, allargando il discorso a tutte le altre minoranze. Scrive Dar al-Hayat:

Qualcuno dei membri di spicco del partito repubblicano, come l’ex candidato vicepresidente Sarah Palin e l’ex speaker della camera New Gingrich, hanno sostenuto quelli che si opponevano alla costruzione della moschea. Il movimento del Tea Party li sostiene perché sostiene il partito repubblicano, che punta alla maggioranza degli americani contribuendo allo sciovinismo religioso, sociale e razzista del movimento. Il gruppo ha iniziato ad attaccare Obama e il suo programma sociale. Ha fatto tutto il possibile per abbattere la sua riforma sanitaria. Ha sostenuto la legge razzista dell’Arizona contro l’immigrazione, pensata per impedire l’immigrazione sudamericana in America. Ora sta facendo campagna contro la costruzione della moschea.

Su Okaz, un quotidiano saudita, Hani Naqshabandi consiglia invece alle nazioni arabe di prendere gli Stati Uniti e la possibilità che vicino a Ground Zero venga costruita una moschea come un esempio.

Nel mondo arabo, la libertà fa strada alla sicurezza. Siamo diventati iperparanoici per tutto. Date un’occhiata alla storia della moschea che dovrebbe essere costruita nella capitale finanziaria d’America. Quando l’America è stata attaccata dagli estremisti islamici si è acceso un fuoco estremista proprio nel cortile di casa loro. L’America è sia lo stato più colpito dall’estremismo religioso sia la nazione che più si oppone all’estremismo. Ma continua a superare le sue paure permettendo ai musulmani di costruire la moschea.

Salama Ahmed Salama, un editorialista di spicco del quotidiano egiziano moderato al-Shorouk, è molto chiaro: bisogna spostare la moschea.

Non credo che l’intervento del presidente Barack Obama a sostegno della moschea e del centro islamico vicino al World Trade Center sia stato né saggio né prudente, per diverse ragioni. Se questo era basato sul principio di libertà di culto in America e del diritto dei musulmani di praticare la loro religione, le reazioni delle campagne che incitano l’odio verso i musulmani diventeranno un simbolo molto più significativo della sua decisione. […] Secondo me, è meglio che i musulmani di New York costruiscano la loro moschea da qualche altra parte, lontano dal lutto e dal dolore degli americani. I gruppi musulmani soffrono già abbastanza dell’ostilità che cresce verso di loro…

Controverso e interessante l’intervento di Abd Al-Rahman Al-Rashed, ex direttore del giornale arabo a Londra Al-Sharq al-Awsat e oggi general manager di Al Arabiya, che nell’articolo Una moschea o un simbolo di distruzione? sostiene che sono pochi i musulmani a volere davvero la moschea.

Quello che gli americani non capiscono è che la battaglia con i terroristi dell’11 settembre non è solo la loro battaglia, ma è una battaglia anche per i musulmani, dal momento che più di venti stati islamici ne soffrono. Qualche musulmano considera la costruzione della moschea vicino a Ground Zero come una commemorazione di quello che i terroristi hanno fatto in nome dell’Islam. Non credo che la maggioranza dei musulmani voglia costruire un simbolo o un edificio di culto che potrebbe diventare un luogo per i terroristi e per i loro sostenitori. O un edificio che potrebbe diventare il santuario dell’odio contro l’Islam, come sembra stia accadendo, con l’opinione pubblica che si lamenta per la moschea, costruita sui cadaveri di tremila americani sepolti vivi da gente che urla “Allahu Akbar”, la stessa frase che sentiranno dalla moschea. È una falsa battaglia, […] non ci sono devoti musulmani che vogliono un luogo di preghiera lì.

Quest’ultimo articolo ha fatto nascere diverse proteste, tra cui quella di Habib al-Sabegh sul quotidiano saudita Al-Khaleej:

Far nascere idee di questo genere è pericoloso e irrazionale. Quello che al-Rashed non coglie è che, con il suo articolo, sta effettivamente collegando la moschea con il terrorismo. Questo collegamento artificioso, basato su preconcetti irrazionali e illogici, aumenta gli stereotipi contro l’Islam e i musulmani nella memoria collettiva degli altri. L’Islam non è “al Qaeda” e i musulmani non sono Osama Bin Laden.